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Cassa integrazione in mano all'Inps Stop alle Regioni, tempi più stretti?

Governo e Regioni hanno scelto di unificare la gestione. Via libera anche a quella in deroga. Si spera che i tempi così si accorcino. Il rinnovo di 9 settimane sarà diviso in due parti per non lasciare fondi bloccati.

 
14 maggio 2020 | 13:02

Cassa integrazione in mano all'Inps Stop alle Regioni, tempi più stretti?

Governo e Regioni hanno scelto di unificare la gestione. Via libera anche a quella in deroga. Si spera che i tempi così si accorcino. Il rinnovo di 9 settimane sarà diviso in due parti per non lasciare fondi bloccati.

14 maggio 2020 | 13:02
 

Altre 9 settimane di cassa integrazione legata all’emergenza covid dopo le 9 già introdotte ad inizio epidemia. Operazione da 15 miliardi di euro prevista nel Dl Rilancio che, sulla carta, fa tirare un sospiro di sollievo ad aziende e lavoratori. Tuttavia, a oggi, le parole e le promesse non possono più bastare considerando che pochissimi hanno visto accreditarsi la somma che spettava. E ciò vale in particolare per i dipendenti di bar e ristoranti che sono in Cig id deroga e, causa il doppio passaggio Regioni/Inps non hanno ancora visto un euro. 
Un passaggio che però sbloccherà (almeno si spera) la situazione è stato fatto: Governo e Regioni hanno convenuto sull’opportunità di "modifiche che evitino passaggi ridondanti, incaricando al contempo un unico soggetto responsabile ad espletare pochi e veloci passaggi. Per questo, concordano nell'individuare nell'Inps il soggetto autorizzatore ed erogatore di tutti gli ammortizzatori sociali per l'emergenza Covid, cassa in deroga compresa, ferme restando le specificità delle Province autonome di Trento e Bolzano”.

Operazione da 15 miliardi per altre 9 settimane di cassa integrazione - Cassa integrazione in mano all'Inps Stop alle Regioni, tempi più stretti?

Operazione da 15 miliardi per altre 9 settimane di cassa integrazione

Detto questo è di particolare rilievo il fatto che l’Inps anticiperà il 40% dell’ammontare richiesto prima che l’iter burocratico sia completato. Le imprese che non anticipano la cassa avranno tempi contingentati per fare domanda, e lo stesso varrà per l’Inps stessa.

Un’altra novità è quella legata ai tempi. Le 9 settimane complessive previste dalla manovra saranno “spezzate” in due parti: una prima da 5 settimane, un’altra da 4. Il motivo risiede nel fatto che gran parte delle aziende tendono a richiedere la cassa integrazione per l’intero periodo anche se non appena tornano a regime ci rinunciano lasciando dei fondi bloccati che, al contrario, potrebbero andare ad altri imprenditori e lavoratori. La seconda parte di richieste dunque sarà destinata a chi davvero necessiterà di cassa, ancora.

Le Regioni insomma, che inizialmente avevano fatto la voce grossa prendendosi con orgoglio e altre promesse l’incarico di versare presto e bene le casse integrazioni, ora si sono chiamate fuori. Utile anche il fatto che ora sia tutto nelle mani di un solo ente, un modo in più per capire a chi rivolgersi e, in caso, dare responsabilità di ulteriori ritardi. Visti i precedenti (legati alle domande per i bonus autonomi) c’è da farsi il segno della croce.

Da un punto di vista più tecnico sulle modalità di richiesta e ricezione della cassa integrazione va ricordato che è partita dal 17 marzo e lo strumento sarà utilizzabile fino a metà agosto con l’aggiornamento del Dl Rilancio.

L’ammortizzatore è previsto per chi la cassa integrazione ce l’aveva già (ordinaria o straordinaria) perché aziende e lavoratori versavano per finanziarla una quota del monte salari (0,6% le aziende e 0,3% il lavoratore). Ma anche i settori che sulla cassa integrazione non potevano contare (in particolare le aziende sotto i 5 dipendenti). Per loro infatti è stata ripristinata la cosiddetta “cassa in deroga”.

A proposito di questo va ricordato che, in una normale situazione di mercato, la Cassa integrazione ordinaria (Cigo) si rivolge ai dipendenti (operai, impiegati e quadri) delle imprese appartenenti ai settori dell’industria e dell’edilizia che siano sospesi dal lavoro o effettuino prestazioni di lavoro ad orario ridotto.

Per l’emergenza Covid le novità rispetto alla consuetudine sono:

• l'estensione dell’integrazione a tutti i dipendenti in forza all'azienda che ne faccia richiesta al 23 febbraio, a prescindere dall’anzianità e tipologia contrattuale (con l’eccezione dei lavoratori in somministrazione cui spetta un trattamento ad hoc);
•    la Cigo con causale “Covid-19 nazionale” viene concessa per un periodo massimo di 9 settimane che, in caso di successive richieste, non saranno computate ai fini del limite massimo di Cigo ottenibile;
•    l'abbreviazione della procedura di consultazione sindacale, che può essere conclusa anche in via telematica in tre giorni (anziché 25) citando l’apposita causale;
•    lo snellimento della procedura di domanda, per la quale l’impresa non dovrà fornire alcuna prova in ordine alla transitorietà dell’evento e alla ripresa dell’attività` lavorativa né, tantomeno, dimostrare la sussistenza del requisito di non imputabilità` dell’evento all’imprenditore o ai lavoratori;
•    nessun contributo aggiuntivo è dovuto dall'azienda;
•    le aziende possono farne richiesta anche se hanno già presentato una domanda o hanno in corso un’autorizzazione con un’altra causale. Il periodo concesso con la causale per l’emergenza prevarrà infatti sulla precedente autorizzazione o domanda. Dunque, anche le imprese in regime di Cassa integrazione straordinaria possono richiedere fino a 9 settimane di Cigo con la causale Covid-2019: l’erogazione della Cigo sarà effettuata direttamente dall'INPS ai lavoratori e sospende il decorso della Cigs, che riprende ad esaurimento del periodo di Cigo.

Per quanto concerne invece la Cassa integrazione in deroga (Cid) può essere applicata a tutte le altre categorie di lavoratori escluse dalla Cigo. Le disposizioni in questo periodo di Covid sono le medesime della Cigo con un’aggiunta: per i datori di lavoro con più di 5 dipendenti è necessario l’accordo sindacale, anche in via telematica, con le organizzazioni sindacali più rappresentative a livello territoriali sulla durata della sospensione del rapporto di lavoro; per i datori che occupano fino a 5 dipendenti non è richiesto alcun accordo.

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