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Vestire “a norma di legge”: l'abbigliamento da cucina sotto la lente delle normative

L'abbigliamento nel settore alimentare non è solo estetica, ma essenziale per la sicurezza alimentare, con normative che regolano tessuti e design per ridurre il rischio di contaminazione. Il personale deve essere formato sulla corretta gestione e manutenzione delle divise, compresi lavaggio e stoccaggio

di Gabriele Pasca
18 settembre 2024 | 18:16
Vestire “a norma di legge”: l'abbigliamento da cucina sotto la lente delle normative
Vestire “a norma di legge”: l'abbigliamento da cucina sotto la lente delle normative

Vestire “a norma di legge”: l'abbigliamento da cucina sotto la lente delle normative

L'abbigliamento nel settore alimentare non è solo estetica, ma essenziale per la sicurezza alimentare, con normative che regolano tessuti e design per ridurre il rischio di contaminazione. Il personale deve essere formato sulla corretta gestione e manutenzione delle divise, compresi lavaggio e stoccaggio

di Gabriele Pasca
18 settembre 2024 | 18:16
 

L'abbigliamento nel settore alimentare non è solo una questione di presentazione estetica, ma un elemento chiave nella catena di sicurezza alimentare. Le normative riguardano aspetti diversi: dalla tipologia di tessuti ammessi fino al design delle uniformi, progettate per ridurre al minimo il rischio di contaminazione incrociata. Elementi come tasche aperte o tessuti che rilasciano pelucchi sono spesso vietati in ambienti di produzione alimentare per evitare la caduta accidentale di materiali estranei nei cibi.

Formazione e manutenzione: i segreti dell'abbigliamento professionale

In questo contesto, il personale operante nel settore alimentare deve essere adeguatamente formato non solo sull'uso ma anche sulla manutenzione dell'abbigliamento professionale. Ciò include la corretta modalità di lavaggio, asciugatura e stoccaggio delle divise per garantire che queste rimangano in uno stato ottimale di igiene e sicurezza.

Vestire “a norma di legge”: l'abbigliamento da cucina sotto la lente delle normative

Abbigliamento professionale nell''industria alimentare

Secondo le direttive sanitarie, ogni stabilimento di produzione alimentare deve fornire armadietti adeguati al personale, in modo da separare gli abiti da lavoro da quelli personali. Questo aspetto è essenziale per prevenire la contaminazione incrociata tra l'ambiente domestico e quello lavorativo.

Armadietti e spazi di stoccaggio: non solo un dettaglio

Le norme specificano che gli armadietti devono essere costruiti con materiali resistenti e facili da pulire, come l'acciaio inossidabile o materiali plastici non porosi. È importante che siano dotati di una ventilazione adeguata a evitare l'accumulo di umidità e la formazione di muffe, particolarmente nocive in ambienti alimentari. Inoltre, devono essere posizionati in aree designate, separate dalle zone di lavorazione alimentare, per minimizzare il rischio di contaminazione.

Vestire “a norma di legge”: l'abbigliamento da cucina sotto la lente delle normative

Gli armadietti devono essere resistenti e puliti

La regolamentazione impone anche che questi spazi siano sufficientemente ampi per permettere al personale di conservare in modo ordinato e sicuro sia l'abbigliamento da lavoro che quello personale. In questo modo, si riduce il rischio che abiti contaminati entrino in contatto con gli indumenti utilizzati durante la lavorazione degli alimenti.

Abbigliamento in cucina: tra regolamenti e responsabilità

La conformità a queste normative non è solo una responsabilità dei datori di lavoro, ma un requisito cruciale per il mantenimento degli standard igienici. L'osservanza di tali regolamentazioni è soggetta a controlli periodici e la loro inosservanza può portare a sanzioni, a dimostrazione di quanto sia prioritaria la salvaguardia della salute pubblica nel settore alimentare.

Vestire “a norma di legge”: l'abbigliamento da cucina sotto la lente delle normative

La toque, fondamentale per l‘igiene in cucina

Secondo le direttive, l'abbigliamento deve coprire completamente braccia e corpo, evitando qualsiasi contatto diretto tra la pelle del personale e gli alimenti. Le giacche da chef devono avere maniche lunghe e essere realizzate in materiali resistenti al calore e facili da lavare. Inoltre, è richiesto che siano di colore chiaro, preferibilmente bianco, per evidenziare facilmente eventuali macchie o contaminazioni.

I pantaloni devono essere comodi ma non troppo larghi, per evitare che si impiglino in attrezzature o utensili da cucina. Anche il copricapo è obbligatorio, con lo scopo di impedire la caduta di capelli negli alimenti. Queste norme si estendono anche agli accessori come guanti e grembiuli, che devono essere cambiati regolarmente e quando si passa dalla lavorazione di un tipo di alimento all'altro.

Normative e ispezioni: il quadro legale dell'abbigliamento nel settore alimentare

La legislazione relativa all'igiene e sicurezza alimentare, inclusa quella sull'abbigliamento in cucina, si basa su una serie di regolamenti e direttive sia a livello nazionale che europeo. In Italia, ad esempio, la normativa è influenzata dall'Unione Europea attraverso il Regolamento (CE) n. 852/2004 sull'igiene dei prodotti alimentari, che stabilisce le linee guida generali per tutte le pratiche igieniche nel settore alimentare, compreso l'abbigliamento.

Questo regolamento specifica che ogni persona che lavora in una zona in cui si manipolano alimenti deve mantenere un livello elevato di igiene personale e indossare abiti adatti. Viene inoltre richiesto che gli abiti siano cambiati regolarmente e mantenuti in condizioni igieniche.

Vestire “a norma di legge”: l'abbigliamento da cucina sotto la lente delle normative

Abbigliamento nel settore alimentare

A livello nazionale, queste direttive vengono poi integrate con leggi e normative specifiche, come il Decreto Legislativo 81/2008, noto come Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro. Questo decreto stabilisce obblighi specifici per i datori di lavoro in termini di fornitura e manutenzione dell'abbigliamento di lavoro.

Inoltre, le Regioni e i Comuni possono adottare ulteriori regolamenti per affrontare questioni specifiche legate al contesto locale. Questi regolamenti possono includere dettagli sui tipi di materiali accettabili per l'abbigliamento da cucina, sui requisiti di lavaggio e sulla frequenza di sostituzione degli indumenti.

Controlli e conseguenze: le ispezioni sull'abbigliamento nel settore alimentare

Le ispezioni per verificare la conformità a queste norme sono condotte regolarmente dalle autorità sanitarie locali e, in alcuni casi, dai NAS (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità) dell'Arma dei Carabinieri. Le violazioni possono comportare sanzioni amministrative, chiusure temporanee e, in casi gravi, procedimenti penali.

Vestire “a norma di legge”: l'abbigliamento da cucina sotto la lente delle normative

Abbigliamento non conforme nel settore alimentare

Un esempio comune di violazione riguarda l'uso di abbigliamento non conforme agli standard igienici, come indumenti sporchi o inadeguati. In questo caso, le autorità sanitarie possono imporre sanzioni amministrative, che generalmente si traducono in multe pecuniarie. La grandezza della multa può variare, ma spesso raggiunge migliaia di euro, a seconda delle normative regionali o locali.

In situazioni più gravi, come la reiterata non conformità o il riscontro di gravi carenze igieniche legate all'abbigliamento, può essere emessa una sospensione temporanea dell'attività. Questo intervento è più serio e comporta la chiusura dell'esercizio fino a quando non vengono apportate le correzioni necessarie.

Rischi e responsabilità: le gravi conseguenze della non conformità nelle cucine

Un caso particolarmente grave si verifica quando la mancata osservanza delle norme porta a un focolaio di malattie trasmesse da alimenti. In questa situazione, oltre alle sanzioni amministrative e alla possibile chiusura temporanea del locale, si può arrivare a procedimenti penali per il responsabile dell'esercizio. Le accuse possono variare da negligenza a violazione delle norme sanitarie, con possibili condanne che includono multe maggiori e, nei casi più estremi, la reclusione.

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Le conseguenze della non conformità nelle cucine

Ad esempio, nel caso di un focolaio di salmonella causato da abbigliamento contaminato e non correttamente igienizzato, il titolare del ristorante potrebbe affrontare accuse penali. La pena, in questo caso, può includere una condanna alla reclusione, specialmente se si dimostra che c'era consapevolezza del rischio e mancanza di azioni correttive.

Oltre la norma: strategie per l'eccellenza nell'igiene dell'abbigliamento in cucina

Per garantire la conformità alle normative sull'abbigliamento nel settore alimentare, è fondamentale adottare best practices che vanno oltre il semplice rispetto delle regole. I datori di lavoro dovrebbero fornire una formazione approfondita al personale su come mantenere l'abbigliamento in condizioni igieniche ottimali. Questo include l'istruzione sul lavaggio regolare delle divise a temperature che garantiscano l'eliminazione dei batteri, e sull'uso di prodotti disinfettanti adeguati.

Vestire “a norma di legge”: l'abbigliamento da cucina sotto la lente delle normative

Igiene controllato dell'abbigliamento in cucina

È altresì importante che i datori di lavoro effettuino controlli periodici sull'abbigliamento del personale per assicurarsi che sia mantenuto secondo gli standard richiesti. La fornitura di abbigliamento di riserva è una pratica consigliata per garantire che il personale possa cambiarsi in caso di contaminazione durante il turno di lavoro.

Materiali, spazi e collaborazioni: pilastri per un ambiente di lavoro sicuro e igienico

Inoltre, la selezione di materiali adatti per l'abbigliamento da cucina è essenziale. Questi dovrebbero essere non solo facili da pulire e resistenti, ma anche confortevoli per il personale, considerando che divise scomode possono distrarre e ridurre l'efficienza sul lavoro.

Vestire “a norma di legge”: l'abbigliamento da cucina sotto la lente delle normative

La pulizia dell'ambiente di lavoro

Un'altra pratica raccomandata è la separazione degli armadietti per l'abbigliamento da lavoro e quello personale, evitando così la contaminazione incrociata tra l'ambiente di lavoro e quello esterno.

In ultimo, la collaborazione con le autorità sanitarie locali per regolari audit e controlli può aiutare a identificare aree di miglioramento e assicurare che le pratiche adottate siano sempre all'avanguardia rispetto alle normative vigenti. Questa collaborazione proattiva non solo migliora la conformità ma contribuisce anche a costruire una cultura di sicurezza e igiene all'interno dell'organizzazione.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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