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Al Velier Live non solo degustazioni: parola ai protagonisti

Distillati di gran classe, champagne, liquori, cocktail, vini naturali “Triple A” presentati attraverso esperienze emozionali, immersive e a numero chiuso. Parlano Angelo Canessa e Gianni Vittorio Capovilla

 
23 febbraio 2024 | 09:10

Al Velier Live non solo degustazioni: parola ai protagonisti

Distillati di gran classe, champagne, liquori, cocktail, vini naturali “Triple A” presentati attraverso esperienze emozionali, immersive e a numero chiuso. Parlano Angelo Canessa e Gianni Vittorio Capovilla

23 febbraio 2024 | 09:10
 

A Milano il “Velier Live” si ripresenta:  cinque anni sono passati, e ancora ci si ritrova a degustare distillati di gran classe, champagne, liquori, cocktail, vini naturali “Triple A”, questa volta all’interno dei 9mila metri del Superstudio Maxi di via Moncucco, trasformati per l’occasione in vera e propria città, animata da strade e “case” che hanno ospitato più di 50 experience. Un evento articolato secondo il canone “meno marketing, più contatto”, tipico di Luca Gargano, presidente della Velier, grande azienda genovese di importazione/distribuzione di premium spirits:  e difatti “Velier Live” ha saputo offrire non solo le classiche degustazioni di prodotti ma vere e proprie esperienze emozionali, immersive, a numero chiuso e accessibili solo accreditandosi in loco.

Al Velier Live non solo degustazioni: parola ai protagonisti

"Velier Live” ha saputo offrire non solo le classiche degustazioni di prodotti ma vere e proprie esperienze emozionali

Degustazioni in un mondo in evoluzione

Una pacchia per appassionati e curiosi, talmente numerosi che se si dovesse giudicare solo da questo dato il successo di una manifestazione bisognerebbe fare subito un applauso a Gargano e a tutta la squadra di collaboratori, venditori, brand ambassador, miscelatori e produttori che hanno dato vita alla due giorni alcolica. “Velier Live” si inserisce nella scia di appuntamenti e festival (Rum Day, Gin Day, Whisky Festival, Mixology Experience, Cocktail Week ed altri ancora) che da più di dieci anni aiuta gli italiani a sentirsi più internazionali e meno provinciali, in quanto affascinati da tutto un mondo in evoluzione, che non si esaurisce nel trangugiare un bicchiere di vino prima-durante-dopo i pasti.  E li aiuta, inoltre, a prendere le distanze dal consumo immaturo, che punta allo sballo o all’acquisto del primo prodotto a vista d’occhio, a buon mercato e nel supermercato sotto casa.

Al Velier Live non solo degustazioni: parola ai protagonisti

Un evento articolato secondo il canone “meno marketing, più contatto”, tipico di Luca Gargano, presidente della Velier

Ma anche la sostenibilità, declinata e predicata ormai in qualsiasi ambito, trova i suoi spazi al “Velier Live”, grazie alle proposte dei circa 70 produttori “Triple A”, il movimento dei vignaioli Agricoltori, Artigiani e Artisti. Un movimento lanciato proprio da Gargano, che dal 2001 ha prepotentemente portato alla ribalta il magnifico lavoro di alcuni dei vignaioli italiani ed esteri che da sempre si oppongono alla standardizzazione del gusto. L’eccessivo utilizzo di prodotti chimici nei vigneti, l’impiego di lieviti selezionati in laboratorio e in generale un’esagerata “industrializzazione” di tutti i processi produttivi ha come conseguenza vini sempre più simili tra di loro, in ogni angolo del pianeta. Il principio fondativo è che i vini più emozionanti  sono invece il frutto di un percorso agricolo che sta scomparendo, e di una vinificazione che ha nella tradizione e nel rispetto della natura la sua unica ragion d’essere.

Canessa: «Prodotti premium? Indispensabile contributo del personale di sala e dei sommelier»

Tornando ora al divertente macrocosmo che mette insieme liquori, distillati e cocktail, facciamo a uno dei luogotenenti di Gargano, Angelo Canessa, una domanda di scenario: il mercato dei distillati e dei liquori premium, in Italia, è in salute?
«Non sempre ciò che produttori e rivenditori classificano come premium ha poi un contenuto qualitativamente superiore, questo è il problema, che non credo riguardi solo liquori e distillati.  La materia prima conta, in altre parole. E quindi nel momento in cui il personale Velier va in giro per il mondo alla ricerca dei migliori prodotti, il bollino o l’etichetta non è un criterio decisivo».

Il che non toglie che esistano brand ultrafamosi impegnati da anni a distribuire prodotti di qualità eccelsa, concorda?
«Direi proprio di sì, e Macallan è uno di questi marchi storici, parte della memoria collettiva, che non si è piegato alla logica dei consumi di massa; il prezzo elevato, tipico di un prodotto premium, rispecchia quello che c’è nella bottiglia».

Al Velier Live non solo degustazioni: parola ai protagonisti

Canessa: «Prodotti premium? Indispensabile contributo del personale di sala e dei sommelier»

Rimaniamo nel campo dei liquori e distillati premium e parliamo dei rapporti con la ristorazione: è più facile oggi, in Italia, farsi servire un prodotto di alto livello a fine pasto, o siamo sempre agli albori?
«I rapporti sono complicati e si fa fatica a far apprezzare bottiglie di grande valore. La  Velier ha deciso di continuare a investire in questo settore e di mandare un messaggio preciso ai ristoratori: cerchiamo di interpretare in modo diverso il distillato/liquore di alta qualità. Insieme, collaborando, impariamo a presentarlo come si fa con un grande vino, a descrivere le differenze tra un prodotto e un altro.  In questo senso il contributo del personale di sala e dei sommelier è indispensabile,  una volta che siano in grado di spiegare che un rum o whisky super premium, raro e prezioso, può essere degustato in quantità minime, abbattendo i costi: una mezza dose è sufficiente per regalare un’esperienza unica».

Capovilla: «Si può distillare di tutto: anche la birra»

Il punto di vista dei distributori è importante, ma  quello dei produttori è addirittura imprescindibile: senza di loro non ci sarebbero degustazioni, eventi, trance mistico-alcoliche.  È per questo che ci rivolgiamo ad un grande personaggio,  un signore non giovanissimo che è già stato soprannominato “il Maestro”, in italiano, perché l’inglese “master blender” non era abbastanza serio ed austero, come appellativo. È Gianni Vittorio Capovilla,  che ha quarant'anni di padronanza assoluta nel suo campo specifico (produzione di distillati di frutta e rum) e lavora ai piedi della prealpi venete in quel di Rosà, in vista del Monte Grappa. Oggi, al Velier Live di Milano, è fra gli ospiti d’onore.

Capovilla, parliamo del futuro e della trasmissione del sapere, o della sapienza: quali sono i suoi eredi?
«In distilleria c’è Alvise Ennas, mio nipote, a cui si aggiunge una nuova generazione di distillatori a cui sto insegnando quel poco o tanto che ho imparato in quarant’anni di mestiere. Per il momento ne ho individuati dodici. Per fare al meglio quello che  mi ha appassionato per tutta una vita: distillare la frutta, soprattutto quella che non trovi tutti  i giorni al mercato, come la mela Gravensteiner, o la mela Decio di Belfiore, o la pera Moscatello. Ma si può distillare di tutto: io ad esempio lo faccio anche con la birra, e poi uno dei prodotti più riusciti dell’azienda Capovilla è il rum agricolo da puro succo di canna da zucchero, che produco nell’isola di Marie Galante, nelle Piccole Antille».

Al Velier Live non solo degustazioni: parola ai protagonisti

Capovilla: «Si può distillare di tutto: anche la birra»

Il grande distillato artigianale di frutta, che non ha nulla a che vedere con la grappaccia di vinaccia con cui si autodistruggevano i nostri padri e nonni, in Italia è ancora uno sconosciuto?
«La nostra cultura gastronomica, a parte qualche eccezione (come l’Alto Adige), ha poco a che fare con la frutta distillata: abbiamo bevuto la “sgnappa” per secoli, e pure di infima qualità.  Quando decenni fa ho cominciato a vendere i miei distillati, dovevo spiegare che la mia non era grappa con la frutta lasciata in infusione, ma una roba totalmente diversa.  Dopo tanto tempo qualcosa è cambiato, e meno male: c’è un po’ più di attenzione alla qualità delle materie prime, ai procedimenti di estrazione, anche se indubbiamente predomina l’industriale, con tutto quel corredo di additivi, coloranti e aromatizzanti che serve a standardizzare i sapori. E a  uccidere la curiosità di sperimentare qualcosa di insolito, autentico, artigianale».

Parliamo di fenomeni di mercato: il calo drastico dei consumi della classica grappa bianca, una specie di mito italiano dei tempi andati, è irrecuperabile?
«Direi di sì: la gente la beveva non avendo altro da fare, e in generale si sono diffusi prodotti concorrenti più complessi, e magari più genuini. La grappa è un sottoprodotto della vitivinicoltura, il cui costo industriale è bassissimo,  legato all’obbligo di legge di conferire le vinacce alle distillerie.  Acquistata  da tempo immemore da chi aveva poco o niente da spendere,  ha evidentemente stancato i consumatori. Migliorare il prodotto è difficile, perché bisognerebbe anzitutto cambiare la tecnica di produzione e distillare a bagnomaria, ad esempio,  affrontando costi enormemente superiori a quelli industriali.  Qualcuno cerca di farlo, ma si tratta proprio di rarità».

Velier Live: tappa obbligata per degustare e capire

E quindi la decadenza è l’ipotesi più probabile, verrebbe da aggiungere.  Si può dire, allora, che il Velier Live è una tappa obbligata non solo per dedicarsi al whisky introvabile, al rum di gran pregio e al cocktail fuori dal comune, ma anche per capire lo stato dell’arte:  cosa c’è di diverso ed intrigante da degustare, cosa ci arriva da terre lontane di insolito e stuzzicante, quali siano i trend sulla rampa di lancio.  Gli operatori professionali sono nel loro regno, ovviamente, ma anche i bevitori sofisticati, i mix-addicted e tutti coloro che non si siano già bruciati il palato con la miriade di prodotti  senz’anima che il mercato promuove in continuazione.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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