Lo ritroveremo nelle nuove puntate di “Alessandro Borghese Celebrity Chef”, il format in onda, in prima tv assoluta, su TV8, dal 2 ottobre (dal lunedì al venerdì, alle ore 19.10), sempre nei panni di giudice assieme a Angela Frenda, Food editor del Corriere della Sera. Riccardo Monco, chef tristellato di Enoteca Pinchiorri di Firenze continuerà a commentare i piatti per Alessandro Borghese, padrone di casa del programma, prodotto da Banijay Italia, i cui episodi inediti sono stati girati negli spazi dei ristoranti di Venezia e Milano “AB – Il lusso della semplicità”.
Alessandro Borghese, Angela Frenda e Riccardo Monco
Riccardo Monco, un cuoco che sta sul set come in cucina
Il format rimane invariato. In questa nuova stagione, due celebrità provenienti dal mondo della musica, dello sport e dello spettacolo si sfideranno ai fornelli, assumendo il ruolo di chef, al fine di conquistare il titolo di puntata. Durante la competizione, dovranno preparare il loro miglior menù degustazione, composto da tre portate. Nella prima settimana, le coppie di personaggi che si sfideranno sono: Vera Gemma e Asia Argento, Enzo Iacchetti e Laura Freddi, Susy Laude e Dino Abbrescia, Alvise Rigo e Barù, Paolo Ruffini ed Elena Di Cioccio. Il vincitore sarà determinato dai voti dei due giudici e dai commensali, che assegneranno stelle bianche o nere in base al colore della casacca da chef indossata dalle celebrità. La celebrity che riceverà il maggior numero di stelle alla fine della cena conquisterà il titolo di Celebrity Chef della serata. Abbiamo incontrato Chef Riccardo Monco che cio ha parlato della sua esperienza Tv e, soprattutto, del suo approccio alla Cucina..
Lei è alla sua seconda esperienza come giudice di un programma Tv. Ci sta prendendo gusto…
Il gusto l’ho preso dalla prima puntata perché fin da subito mi è piaciuto il feeling che si è instaurato con Alessandro e Angela e con tutta la squadra di lavoro. Non vivo il mio ruolo di giudice come un secondo lavoro, ma piuttosto come la naturale continuazione del mio lavoro da chef. Mi sono sempre sentito uno chef all’interno di un programma in cui la cucina la fa da padrona. Tutti i vip che sono venuti a cucinare per noi si sono sempre impegnati a dare il meglio che potevano.
Riccardo Monco nella cucina del ristorante tristellato Enoteca Pinchiorri a Firenze
I tempi tecnici della televisione e quelli tra i fornelli: le differenze sostanziali...
In effetti sono molto simili: prima c’è una lunga fase di preparazione per poi arrivare a registrare i contenuti del programma. Ognuno ha il suo ruolo, ognuno sa quel che deve fare. A volte ci possono essere degli intoppi, che poi però vengono puntualmente risolti dai professionisti in studio. Nel servizio di un ristorante e nella registrazione di un programma alla fine quello che viene fuori è qualcosa di molto interessante.
Parlando del suo ruolo in "Alessandro Borghese Celebrity Chef", cosa l'ha spinta a continuare a collaborare con questo format televisivo e quali sono le sfide che ha affrontato durante la sua seconda edizione?
A parte la fatica di prendere il treno tutti i giorni (ride; ndr), lo stimolo a continuare nasce dal bellissimo ambiente di lavoro. Alessandro è un fenomeno per quello che riguarda l’ambito della ristorazione e della televisione, Angela non ha bisogno di presentazioni, ed io nel campo della ristorazione posso dire la mia. Questa chimica, che si è creata naturalmente, ha fatto sì che tutto funzionasse da subito perfettamente. Questo nostro feeling penso sia evidente nelle puntate che sono già andate in onda e in quelle in tv prossimamente.
Riccardo Monco nella cantina dell'Enoteca Pinchiorri a Firenze
Riccardo Monco spiega come lo stile della cucina di Enoteca Pinchiorri si basa sulla riconoscibilità dei piatti
Quali sono le influenze culinarie e le esperienze che hanno contribuito a definire lo stile unico della cucina dell'Enoteca Pinchiorri?
In tutti i mestieri non bisogna mai fermarsi. Bisogna essere in grado di capire quali sono le proprie voglie, quali sono le mode del momento e quello che poi realmente le persone che vengono a mangiare al ristorante vogliono assaggiare. Se io penso che a Firenze arrivano turisti da tutto il mondo, la mia capacità di fare i piatti per loro deve essere anche qualcosa che loro si aspettano. Pensa se arrivassero a Firenze, in Piazza Santa Croce, e trovassero un piatto di sushi. Non sarebbe bellissimo anche se a me piace la cucina giapponese. Le influenze servono, ma poi bisogna rimanere con i piedi ben piantati per terra e fare cucina italiana.
Come riesce a mantenere un equilibrio tra l'avanguardia culinaria e la tradizione italiana nella sua cucina? Quali sono i principi fondamentali che guida nella creazione dei suoi piatti?
La cucina tradizionale ce l’abbiamo radicata nella nostra mente. Tutto quello che facciamo ha sempre una base. L’evoluzione poi sta nel cercare di accostare i nostri piatti e la nostra voglia di cambiare a cose che già sappiamo. Se poi però una cosa funziona in un determinato modo bisogna avere l’intelligenza di non stravolgerla. La volontà di cambiare non è sempre vincente, la risposta ce la danno comunque poi sempre i clienti. Se i piatti piacciono non bisogna stravolgerli. La ricerca di nuovi piatti e sapori deve partire sempre da una base sicura. Poi si può sviluppare nel tempo, modificando quello che si conosce. Quando, invece, si parte da zero ci deve essere un lavoro di laboratorio, che nessuno conosce e che nessuno sa. Solo dopo che il piatto e la ricetta sono messi a punto possono essere presentati al pubblico.
Per Riccardo Monco c'è troppa confusione nella Cucina italiana
L'Enoteca Pinchiorri è uno dei ristoranti italiani più noti al mondo. Come gestisce la pressione e le aspettative che derivano da questa fama internazionale?
Non bisogna pensarci troppo secondo me. Bisogna lavorare tutti i giorni con serietà, cercando di fare il meglio. Quando poi si lavora con tranquillità e serietà e si è se stessi se uno è bravo rimane bravo. La pressione non aiuta. Bisogna solo cercare di mantenere costante il livello che uno dà tutti i giorni senza voler strafare.
La cucina è un'arte in continua evoluzione. Quali tendenze culinarie ritiene che saranno più rilevanti nei prossimi anni?
Nei prossimi anni non lo so perché non riesco a prevedere il futuro. Lavorare sul presente e capire dove si sta andando è fondamentale. Siamo in un periodo storico in cui abbiamo acquisito tutto quello che era tecnologico ed emozionale. Oggi lottiamo sempre di più per avere una identità. C’è troppa confusione nella cucina. Tutti vorrebbero fare di tutto. Oggi, invece, è fondamentale capire che un ristorante deve avere una identità territoriale. Mi ripeto, se vado in Giappone o in Francia voglio trovare delle radici nel posto in cui sono andato. Non devo ritrovare la stessa cucina in tutti i ristoranti.
Infine, cosa consiglierebbe a un giovane chef che aspira a raggiungere il successo nel mondo della ristorazione di alta classe?
Consiglio di iniziare poco alla volta. Dopo aver frequentato la scuola alberghiera, l’ideale sarebbe iniziare a lavorare nella trattoria sotto casa e capire se ci sono le potenzialità per andare avanti. Se queste potenzialità ci sono poi magicamente si aprono sempre nuove porte.