Il cibo è identità culturale di un Paese e la cultura attiene a una visione della vita e dei sentimenti di ogni persona. Essa è veicolo di pace tra i popoli e uno straordinario strumento per promuovere e condividere valori e solidarietà.
Il cibo è identità culturale di un Paese
L'accoglienza e l'ospitalità sono i cardini della cultura italiana. Da questi cardini nascono l'arte della ristorazione, la grandezza dell'agricoltura, la bellezza dei luoghi di comunità, dove viviamo e cresciamo insieme agli altri. Questi valori devono fungere da guida per il mondo della ristorazione e del pubblico esercizio. Fanno parte del nostro essere italiani: nei nostri luoghi si coltiva umanità. Nei nostri luoghi creiamo valore e redistribuiamo valori. È un nostro tratto distintivo che affascina e sbalordisce il mondo. È la radice dello stile italiano, dove la persona è al centro. L'emozione nel raccontare, nell'accogliere, crea un valore unico che fa parte del nostro stile di vita e che nessuno può mettere in discussione.
Il cibo è per noi un atto d'amore e il ristorante è una casa fuori casa. Un luogo in cui cadono le barriere e ci si scopre comunità. Un luogo in cui vengono accolti gli stranieri, che cercano esperienze, non oggetti. Cercano spazi in cui non trovare soltanto la bellezza, ma anche poter vivere come noi. Per ridare slancio al nostro mondo serve partire dalla certezza che il turismo è relazione e qualità del rapporto umano. Serve rimettere questa consapevolezza al centro. Perché i valori che promuoviamo rendono felici le persone e rendo straordinario il nostro lavoro, che diventa così una missione: quella di far stare bene gli altri.
Salvaguardare questo patrimonio, però, non può essere soltanto interesse di chi opera nel nostro mondo, ma deve essere un patrimonio assoluto, un elemento di unicità che in un contesto competitivo fa la differenza. Il nostro è un modello in difficoltà, ma non dobbiamo commettere l'errore di inseguire altri modelli, diversi dal nostro e che non ci appartengono.
Oggi più che mai è necessario fare delle scelte per ricostruire una visione condivisa, che parta anche da nuovi modelli di sviluppo urbano che considerino centrali educazione, cultura e sostenibilità. Devono tornare a essere centrali le reti sociali e umane: nello spazio pubblico, nei negozi, nei servizi, devono essere prese decisioni che vadano nella direzione di un vantaggio per la collettività e di un miglioramento della qualità della vita. Al centro di tutto deve esserci un modello esperienziale ed emozionale: i sentimenti, la passione, il bello.
Questa è la strada che dobbiamo seguire se vogliamo tornare ad essere il Paese del vivere bene. Il Paese in cui oltre al corpo, si nutre bene anche l'anima.