Sono 47 soci fra ristoranti e hotel e con le cantine e i produttori aggregati si arriva a quasi un'ottantina di realtà. Sono la più importante rete territoriale "privata" in Italia per la promozione turistica basata sull'enogastronomia. Un network che da 21 anni è uno dei motori, insieme al consorzio del vino (Sicilia Doc), che anno dopo anno ha fatto crescere l'interesse per un viaggio in Sicilia (oggi la meta più desiderata dagli italiani). Parliamo dell'associazione de Le Soste di Ulisse che in questi giorni celebra a Siracusa, nell'hotel Minareto (5 stelle L) il suo congresso annuale su un tema stimolante, quanto impegnativo, "Di che Sicilia siamo fatti?"
La Sicilia frutto di culture diverse e di inclusione, anche a tavola
Chiedersi di che Sicilia siamo fatti è un po' come porsi la domanda di quali Sicilie parliamo? Di quella greca o di quella punica o romana, di quella araba o normanna, bizantina invece che spagnola... Già perchè non c'è terra nel Mediterreneo che non abbia risentito così fortemente di culture e storie che si sono intrecciate fra loro ed hanno lasciato segni profondissimi dall'arte alla lingua, fino ovviamente alla tavola. È in questa capacità di amalgamare e valorizzare tutte queste tradizioni che sta la ricchezza dell'ambiente siciliano e che proprio nella cucina trova la sua espressione massima, col risultato di presentarsi come una sintesi di tutto quello che c'è di buono e di valore nel Mediterraneo. I siciliani nei secoli hanno saputo fare proprio tutto il meglio delle culture che hanno incontrato, e ancora oggi sono certamente la regione più inclusiva fra Europa, nord Africa e vicino oriente. E in questo la ristorazione dell'isola, a tutti i livelli, gioca un ruolo fondamentale e Le Soste di Ulisse ne sono una dimostrazione concreta.
Occasione di street food al Minareto di Siracusa durante il congresso de Le Soste di UIlisse
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Grande interesse per le proposte culinarie di street food al congresso de Le Soste al Minareto di Siracusa
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Tanto pubblico al congresso de Le Soste di Ulisse al Minareto a Siracusa
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Pino Cuttaia: ciò che conta é l'autenticitá anche in cucina
«Nel nostro congresso - dice Pino Cuttaia, il cuoco bistellato che coi vicepresidenti Tony Lo Coco e Luciano Pennisi condivide la gestione del Le Siste di Ulisse - abbiamo parlato di una visione, di che Sicilia siamo fatti, coinvolgendo anche giornalisti e cuochi "stranieri" che ci hanno dato la loro interpretazioni per come ci vedono. Ciò che è emerso come fondamentale è la parola "autenticità" che secondo me deve essere un valore da rispettare sempre perchè quando uno straniero arriva in Sicilia deve mangiare il "paesaggio" e deve portarsi a casa un'esperienza unica, quasi nostalgica e, perché no, acquistare magari anche una casa, visti i tanti luoghi belli e diversi che abbiamo nell'isola».
Le Soste di Ulisse lavorano per cambiare in meglio la Sicilia
Un'autenticità che non significa però restare immobili. «Noi dobbiamo lavorare per una qualità che non può preciscendere dal fatto che ciò che siamo dipende alle contaminazioni che fanno parte del nostro Dna. La qualità è fatta dalle persone che ogni giorno possono migliorare sul piano culturale e ciò produce i cambiamenti che fra 20 anni ci garantiranno una Sicilia diversa da oggi, ma che sarà sempre Sicilia.»
Un momento di festa al congresso de Le Soste di Ulisse al resort Minareto di Siracusa
Le Soste di Ulisse puntano sulle filiere dei piccoli produttori e sulla tutela della tradizione
Proviamo a fermare il tempo e a fare un bilancio della presenza de Le Soste di Ulisse nella nella regione. E qui Pino Cuttaia insiste sul tema del fare squadra con tutti.
«Credo che oggi dopo, dopo vent'anni, l'associazione si è un po più strutturata e ha più rapporti con le istituzioni, con le quali dobbiamo relazionarci anche perchè la Sicilia ha bisogno di grandi progetti, infrastrutture e servizi, e quelli non li possiamo fare da soli. Come associazione poniamo attenzione alle tematiche legate al Mediterraneo e alla filiera dei piccoli produttori, alla tradizione enogastronomica e dell'ospitalità. E non possiamo certo agire da soli. Abbiamo bisogno anche di una grande mano a livello istituzionale e non a caso al nostro Congresso è venuto anche l'assessore al Turismo della Sicilia, Elvira Amata. Si tratta di un rapporto importante e che ci vedrà partecipi, ad esempio, ad avvenimenti importanti come "Agrigento capitale della cultura". Un'associazione come Soste di Ulisse può raccontare quella parte della Sicilia bella, culturale ed enogastronomica».
Siracusa vista dal resort Minareto
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Le spiagge del Minareto di Siracusa, sede del congresso de Le Soste di Ulisse
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Una delle spiagge del Minareto a Siracusa, sede del congresso de Le Soste di Ulisse
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Pino Cuttaia: serve una cucina ben fatta
E oltre al rapporto con le istituzioni (Regione in primis) fondamentale è anche il "gemellaggio" con la Doc Sicilia «il vino è cultura, è terroir - conclude Cuttaia - e il cuoco alla fine ne è l'ambasciatore». Un rapporto che si è concretizzato durante il congresso con una masterclass del consorzio Sicilia Doc, guidata da Antonio Rallo, con un tasting delle due varietà autoctone più riconosciute e rappresentative del Continente Sicilia che maggiormente hanno dato notorietà alla seconda produzione enologica italiana negli ultimi anni, il Grillo e il Nero d'Avola.
Per concludere una precisazione sulla realtà delle Soste di Ulisse. Cos'è che vi unisce? C'è una comune scelta di cucina?
«Cio che ci unisce è la filosofia. Noi non non siamo guidaioli: la cucina deve essere buona, legata al territorio. C'è una cucina fine dining, di esperienza, ma c'è anche quella cucina di una trattoria ben fatta. Ci vuole l'una e ci vuole anche l'altra per raccontare la nostra tradizione gastronomica».