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Il Governo proroga lo smart working È la morte annunciata dei ristoranti

Dura presa di posizione della Fipe. Lino Stoppani chiede ai ministri del Lavoro e della Funzione Pubblica di allentare il lavoro da casa: i pubblici esercizi non reggono senza clienti. Finite le settimane di cassa integrazione serve con urgenza una proroga degli ammortizzatori sociali fino alla fine dell'anno.

 
11 luglio 2020 | 18:16

Il Governo proroga lo smart working È la morte annunciata dei ristoranti

Dura presa di posizione della Fipe. Lino Stoppani chiede ai ministri del Lavoro e della Funzione Pubblica di allentare il lavoro da casa: i pubblici esercizi non reggono senza clienti. Finite le settimane di cassa integrazione serve con urgenza una proroga degli ammortizzatori sociali fino alla fine dell'anno.

11 luglio 2020 | 18:16
 

Dopo la chiusura da Covid-19 anche per il troppo smart working rischiano di morire tante imprese della ristorazione. La chiusura di studi professionali, banche, assicurazioni  e uffici della Pubblica amministrazione i cui dipendenti, secondo le intenzioni del Governo, potrebbero continuare a lavorare da casa ancora fino alla fine dell’anno, si sta rivelando un’altra mazzata sul comparto della ristorazione, che già fatica a ritrovare i suoi clienti dopo la riapertura del 18 maggio. Per questo Lino Stoppani, presidente di Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, ha scritto ai ministri della Funzione Pubblica e del Lavoro, Fabiana Dadone e Nunzia Catalfo, per chiedere un allenamento del lavoro agile.

Si lavora e si cucina a casa. Così i ristoranti soffrono ancora di più - Meno smart working e più cassa per evitare il tracollo dei ristoranti

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«Il nostro Paese, i cittadini, i lavoratori, le imprese stanno dando prova di grande responsabilità -personale e collettiva - in questi mesi di emergenza, dimostrando di essere pronti ad affrontare la fase post-emergenziale in maniera corretta e capace di recuperare la necessaria normalità, che passa anche dal rientro delle persone nei posti di lavoro - scrive Lino Stoppani - Non possiamo accettare, oltre i danni economici che l’emergenza Covid-19 ha indotto sul sistema delle imprese della ristorazione, dell’intrattenimento e del turismo in generale, anche il rischio di un mortale indebolimento del già fragile tessuto imprenditoriale di un settore determinante all’interno delle filiere agro-alimentare e turistica del Paese, nelle quali valorizza le qualità, l’identità e l’attrattività della nostra straordinaria offerta».


Al centro della questione, la possibilità di estendere lo Stato d’Emergenza oltre il 31 luglio, presumibilmente per altri 6 mesi, come annunciato nelle scorse ore dal Premier Giuseppe Conte, e sulla quale si esprimerà la prossima settimana il Parlamento. Un'eventualità che ha già provocato la dura reazione da parte delle opposizioni al governo giallorosso, tanto da costringere il Presidente del Consiglio a una parziale retromarcia, nella giornata di ieri, dopo che la proroga dello Stato d'emergenza era stata annunciata "quasi" in via ufficiale.

«La desertificazione dei centri storici e dei quartieri direzionali, causata anche dall’assenza dei lavoratori - scrive Stoppani - rischia di generare una diffusa chiusura di numerosi pubblici esercizi ed attività commerciali ubicati nel centro delle città, già duramente provati dalla totale mancanza di turismo nazionale ed estero. Come certificato dall’ultima nota mensile dell’Istat sull’andamento dell’economia italiana, ricordiamo come oggi il 65,2% delle attività di ristorazione e alloggio rischiano la chiusura, con danni incalcolabili in termini economici e sociali».

Lino Stoppani - Meno smart working e più cassa per evitare il tracollo dei ristoranti
Lino Stoppani

Parallelamente la Federazione chiede il rifinanziamento degli strumenti di protezione sociale. «Proprio per far fronte al drammatico calo dei consumi, si impone l’esigenza di prorogare gli ammortizzatori sociali straordinari, già usufruiti da parte delle imprese del settore. La quasi totalità delle aziende del comparto ha, infatti, già utilizzato interamente le diciotto settimane di ammortizzatori a disposizione, trovandosi ora senza alcuna copertura in una situazione di crollo dei fatturati. La cassa integrazione rappresenta una necessità in questa fase post-emergenziale, indispensabile per preservare le professionalità presenti nel settore, faticosamente costruite nel corso degli anni, necessarie per agganciare l’auspicata ripresa».

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