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Dl Liquidità, Fipe: Non basta Serve velocità e meno burocrazia

La Federazione italiana pubblici esercizi riconosce lo sforzo, ma non ci sta: tempi troppo lunghi per prestiti sopra i 25mila euro e, con proroga delle tasse solo a maggio, il rischio è usare il credito per pagare quelle.

 
07 aprile 2020 | 19:01

Dl Liquidità, Fipe: Non basta Serve velocità e meno burocrazia

La Federazione italiana pubblici esercizi riconosce lo sforzo, ma non ci sta: tempi troppo lunghi per prestiti sopra i 25mila euro e, con proroga delle tasse solo a maggio, il rischio è usare il credito per pagare quelle.

07 aprile 2020 | 19:01
 

Ha parlato di una «manovra poderosa» ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in diretta Facebook. Una manovra che dà liquidità per 400 miliardi di euro alle nostre imprese, «che siano piccole, medie o grandi». Ma quali sono le modalità con cui questi soldi verranno distribuiti alle aziende?

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri - Dl Liquidità, Fipe: Non basta Imprese rischiano l'indebitamento

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri

Ad entrare nello specifico del Dl Liquidità è la Fipe - Federazione italiana pubblici esercizi, che rappresenta 300mila imprese della ristorazione, dell’intrattenimento, del turismo balneare e del catering. La Fipe individua essenzialmente due problemi nelle disposizioni previste dal Governo. Il primo sta nel fatto che prestiti superiori ai 25mila euro non saranno immediati come quelli inferiori, ma avranno comunque bisogno del tempo da parte delle banche di svolgere tutte le loro istruttorie. Il secondo problema riguarda invece la proroga delle tasse solo fino a maggio e il conseguente rischio di dover utilizzare il credito al pagamento di queste.

Riportiamo di seguito il pensiero della Fipe, integralmente, che pur non sottovalutando lo sforzo del Governo, chiede di fare di più.


Dalla lettura delle bozze del decreto, purtroppo ancora non ci siamo. Le misure del Governo si rivelano utili per una piccola platea di imprenditori, quelli decisi a chiedere prestiti sotto i 25mila euro, ma per tutti gli altri permangono i problemi. Il decreto, infatti, non sembra rilasciare risorse immediate alle imprese italiane. Chi chiederà cifre superiori ai 25mila euro deve fare diversi passaggi e rischia di dover aspettare ancora.

Anche se venisse confermata la semplificazione della valutazione del credito da parte del Fondo centrale di garanzia, bisognerà comunque dare il tempo alle banche di svolgere le loro istruttorie. Il che significa ulteriore tempo, visto che anche gli istituti di credito in questo momento hanno problemi di organici. Una situazione che rischia di penalizzare chi ha maggiori problemi di liquidità e un tempo di sopravvivenza residua breve, come le imprese dei pubblici esercizi che hanno già perso oltre 22 miliardi di euro nel 2020. Il limite dei 25mila euro con garanzia automatica al 100% deve essere aumentato.

Oltre al danno, però, ecco la beffa: chi riuscirà ad accedere ai prestiti, rischia di dover utilizzare buona parte del credito per pagare le tasse, la cui scadenza è stata prorogata solo fino a maggio. Stiamo assistendo al fallimento di decine di migliaia di imprese.

Non sottovalutiamo lo sforzo fatto dal governo, ma serve velocità, zero burocrazia e certezza dei tempi e soprattutto servono risorse vere, contributi a fondo perduto per compensare anche solo parzialmente la perdita del fatturato. Indebitandosi si sposta il problema, non lo si risolve.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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