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Il turismo chiede liquidità: «Piano strategico o moriremo»

Un’indagine di Fipe mirata sul settore turistico mette in luce tutta l’insoddisfazione degli imprenditori che ora chiedono al Governo una strategia per far fronte alla grave crisi. Quasi la totalità degli intervistati dalla Federazione (il 96%) chiede aiuti in termini di denaro che siano spendibili nel breve periodo.

04 aprile 2020 | 18:08
Il turismo chiede liquidità: 
«Piano strategico o moriremo»
Il turismo chiede liquidità: 
«Piano strategico o moriremo»

Il turismo chiede liquidità: «Piano strategico o moriremo»

Un’indagine di Fipe mirata sul settore turistico mette in luce tutta l’insoddisfazione degli imprenditori che ora chiedono al Governo una strategia per far fronte alla grave crisi. Quasi la totalità degli intervistati dalla Federazione (il 96%) chiede aiuti in termini di denaro che siano spendibili nel breve periodo.

04 aprile 2020 | 18:08
 

Fipe e i suoi associati non sono ancora convinti che le misure prese dal Governo siano sufficienti. Per il 96% degli imprenditori intervistati per un’indagine serve liquidità immediata per coprire i mancati incassi, l’annullamento dei tributi e prestiti a lungo termine, a tasso zero.

Turismo in crisi e in allarme - Il turismo chiede liquidità: «Piano strategico o moriremo

Turismo in crisi e in allarme

La principale preoccupazione in questa fase è avere risorse per il pagamento degli stipendi, dei fornitori, degli affitti e delle imposte, mentre si aggrava rapidamente la situazione finanziaria e, dunque, la sfiducia per il futuro.
Quattro locali su cinque di quelli in affitto, non riescono a pagare regolarmente il canone di locazione, il 23,1% ha chiesto una sospensione o cerca di rinegoziarlo; si chiede con forza una moratoria sugli affitti.

Preoccupa la mancanza di certezze sulle riaperture: per il 42,7% non si potrà tornare al lavoro per altri 2 mesi. Il 31,7% pensa a una riapertura a inizio maggio. E il 30% degli imprenditori già prevede di dover ridurre il proprio personale una volta ripresa l’attività. La richiesta è quella di avere la possibilità appena possibile di lavorare con l’asporto, rispettando tutti i parametri di sicurezza, come già avviene per gli esercizi di vendita di generi alimentari.
«Le imprese del turismo stanno morendo giorno dopo giorno: senza un’iniezione immediata di liquidità, un aiuto economico significativo e una prospettiva circa il rientro al lavoro, perderemo una componente fondamentale e qualificante dell’offerta turistica del Paese, nonché della filiera agroalimentare e della nostra tradizione enogastronomica, oltre che della nostra storia. Un’Italia senza i suoi ristoranti e i suoi locali, che costituiscono una rete diffusa, qualificata ed apprezzata, emblema della cucina e dello stile di vita italiano, l’Italia rischia di rimanere senza un’anima, molto più triste e certamente anche meno attrattiva».

Lino Stoppani - Il turismo chiede liquidità: «Piano strategico o moriremo»
Lino Stoppani

Il presidente di Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, Lino Enrico Stoppani, riassume così il pensiero di 300mila imprenditori di un settore che dà lavoro a 1 milione e duecentomila persone, che sviluppa un volume d’affari superiore agli 86 miliardi, con un valore aggiunto di 46 miliardi di euro. Una preoccupazione crescente, che corre di pari passo con la destabilizzazione dei bilanci, la crescente incertezza circa i tempi di riapertura dei pubblici esercizi, bar, ristoranti, pubblici esercizi e discoteche, il ritardo nell’emanazione e nell’attivazione di strumenti appropriati alla gravità del momento.

«È evidente - sottolinea Stoppani - che la salute degli italiani e la loro sicurezza debba continuare ad essere la priorità assoluta, ma deve partire un confronto immediato tra Governo e rappresentanti delle categorie imprenditoriali e dei lavoratori per pensare a come e quando ripartire. L’unica strada è quella di una ripresa progressiva delle attività, con tutte le cautele sanitarie che servissero, a cominciare da quelle che offrono un servizio utile per i cittadini, rispettando le misure di distanziamento tra i cittadini e di protezione dei lavoratori.

Comprendiamo pienamente la situazione, ma non possiamo restare chiusi ad oltranza o moriremo tutti per crisi economica. Così come accade per tutti gli altri attori della filiera agroalimentare, deve essere garantita almeno la possibilità di vendita con modalità di asporto. Non la somministrazione sul posto ma, assieme al delivery, la vendita take away dei nostri prodotti. È solo un esempio, ma è indispensabile cominciare a ridare speranza, dignità e futuro a migliaia di imprenditori».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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