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Sì all’etichetta per il Made in Italy Un alleato per il mercato di casa nostra

Il Governo sta pensando di apporre un’etichetta sui prodotti italiani venduti fuori dall’Ue a garanzia di qualità e trasparenza. Sarebbe un toccasana per i produttori nostrani e un’arma contro le falsificazioni

di Enrico Derflingher
presidente Euro-Toques
 
12 maggio 2017 | 09:57

Sì all’etichetta per il Made in Italy Un alleato per il mercato di casa nostra

Il Governo sta pensando di apporre un’etichetta sui prodotti italiani venduti fuori dall’Ue a garanzia di qualità e trasparenza. Sarebbe un toccasana per i produttori nostrani e un’arma contro le falsificazioni

di Enrico Derflingher
presidente Euro-Toques
12 maggio 2017 | 09:57
 

Il Governo, con la collaborazione di Confindustria, sta pensando ad un’etichetta che renda riconoscibili i prodotti Made in Italy in vendita fuori dall’Unione Europea. Finalmente! Sarebbe un passo importante per la tutela dei prodotti italiani, sempre più oggetto di falsificazioni, imitazioni e “truffe”.

Sì all’etichetta per il Made in Italy Un alleato per il mercato di casa nostra

Come Euro-Toques ci stiamo battendo da tempo anche a livello europeo per ottenere una disposizione di questo tipo. Il marchio andrebbe a valorizzare e a rendere nota la tracciabilità dei prodotti alimentari chiarendo subito al consumatore come è stato realizzato quel prodotto e da dove arrivano le materie prime.

Questo è un aspetto che, di questi tempi sempre di più, distingue un prodotto buono da uno non di qualità certa. Il consumatore, di fronte ad un prodotto “marchiato” made in Italy e di fronte ad un’etichetta informativa chiara e rassicurante, sa che non può sbagliare né in termini di mera bontà di quell’alimento né in materia di sicurezza alimentare, ancor prima di assaggiare un piatto.

Dico così anche perché lo vedo tutti i giorni coi miei occhi sia nel mio ristorante che quando vado a fare la spesa al supermercato: il consumatore è diventato attento alle etichette, si informa, sa distinguere un prodotto sicuro da uno che può non esserlo. Lo dico con soddisfazione questo perché ciò vuol dire che anche in Italia si sta diffondendo una sana cultura dell’alimentazione “certificata”, aspetto che negli altri paesi è già in atto da tempo.

Questa cultura che sta maturando può sicuramente fare da traino ai produttori di cibo italiano che siano le grandi aziende o i piccoli produttori ed ecco perché bisogna spingere per l’etichetta identificativa ora che il terreno è fertile e anche le istituzioni si sono messe in marcia. Lecito chiedersi tuttavia quanto siamo distanti dal concretizzare l’idea di una legge. Io spero vivamente che il percorso sia breve, mi auguro che questa ambizione diventi realtà il prima possibile. Per il bene del mercato italiano, dell’Italia e degli italiani.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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