Gli Azzurri perdevano in finale gli Europei di calcio e Barack Obama diventava per la seconda volta presidente degli Stati Uniti e apriva ai matrimoni gay per la prima volta nella storia americana. Era il 2012 e in Italia tra gli altri avvenimenti, oltre 107mila persone esprimevano il loro voto per decretare il Personaggio dell'anno di Italia a Tavola (sono aperte le votazioni all'edizione 2016, CLICCA QUI PER VOTARE) Nella sezione “Cuochi” vinse Davide Oldani con appena 27 voti di margine su Ilario Vinciguerra che chiuse al secondo posto. Per gli “Opinion leader” vera superstar fu Sonia Peronaci che distaccò tutti gli altri candidati, mentre per “Maître e sommelier” vinse Adua Villa.
Sonia Peronaci
Questo il risultato del sondaggio sul Personaggio dell’anno dell’enogastronomia e la ristorazione chiusosi alla mezzanotte del 13 gennaio del 2012 con un record assoluto di votanti (107.308), a dimostrazione di come questo comparto fosse e sia nel cuore degli italiani, oggi come allora, capace di suscitare interesse e partecipazione. Da sottolineare la vittoria di due donne, anche se in totale le quote rosa erano in minoranza in tutte e tre le categorie. Sonia Peronaci aveva anche fatto anche schizzare in alto il numero dei votanti per la categoria, saliti a 74.888 contro i 52.777 del 2011. Anche questo un record, almeno come quello del numero di consensi espliciti dichiarati nei commenti.
Sonia, cosa ricordi di quel momento del 2012?Mi sono sempre trovata a concorrere come leader ma inconsapevolmente. Oggi si direbbe sono stata indicata “Opinion leader” a mia insaputa. Ricordo che mi chiamarono per dirmi "stai vincendo tu". Un momento molto bello, un riconoscimento del tuo lavoro che ti rende felice. Senti l'apprezzamento del tuo fare qualcosa per le persone, e vedertelo restituito con la preferenza, è una bellissima emozione. Il premio mi ha anche dato modo di conoscere tante persone interessanti e lo splendido team di Italia a Tavola, persone vere e appassionate che mi hanno poi sostenuto e chiamato anche nei momenti in cui le cose erano più difficili.
Tu hai dato un contributo forte, quasi pionieristico, alla diffusione della gastronomia sul web attraverso il digitale…È vero, ho portato la cucina in formato digitale quando nessuno ci credeva. Ho reinterpretato il sito dell'americana Martha Stewart e ho reinterpretato la cucina per il web inserendo prima solo immagini e successivamente anche video. Nel 2006 il web era tutto molto testuale, non c'erano gli smartphone di oggi. Se volevi accompagnare il pezzo con una foto ti dovevi comprare una reflex. Il mio investimento è stato in immagini e video appena fu possibile e poi grande spinta nel 2009 con l'avvento anche dei social network.
Fu difficile?Ripeto, allora nessuno credeva nel web e tantomeno le aziende, pertanto il mio fu un investimento di fiducia personale, io ci credevo. Quando anche in Italia è stato palese che non fosse una moda temporanea, si è potuto andare avanti e crescere.
Oggi sei più cuoca o più editore?Continuo a fare ciò che facevo ma molto di più. Quando ero a Giallo Zafferano, ero relegata nelle quattro mura dell'edificio. Oggi il mio sito è la vetrina di un lavoro che svolgo di più all'esterno. Il sito è importante ma sono più libera di lavorare con le aziende sul campo. Oggi mi interessa meno attirare pubblico sul sito, mi interessa invece operare in ambiti diversi. Due programmi televisivi, libri, un nuovo sito e agli inizi di marzo una nuova redazione con una scuola di cucina. Per ricevere fare eventi e lavorare con le aziende. Ecco intendo questo.
Il web e il luogo giusto dove essere e dove comunicare?Per una parte importante di sicuro. Sul web c'è tutto. L'e-commerce, ad esempio, è fondamentale, ci sono servizi che il web arricchisce e moltiplica. Anche per la parte più personale delle relazioni il web è importante.
Per questo vuoi aprire una scuola di cucina e organizzare eventi? Passare dal virtuale al reale?Si è sempre detto che il web allontana, io lo utilizzerò per creare incontri, proprio per far passare l'interesse dal virtuale al reale. In ogni caso, web o meno, i rapporti umani restano molto molto importanti. Il web è un mezzo per far sì che una cosa accada. Se lo usi bene è un grande mezzo per obiettivi professionali quanto personali.
Dove sta andando la cucina italiana?La mia personale opinione è che debba sempre avere una connotazione di cucina regionale. Anche in Francia si andò sulla nouvelle cuisine per poi rilanciare i bistrot. Da noi in alcune regioni trovi ancora la cucina tipica del territorio, italiana, di casa, fatta bene. Alcune città hanno questa ricchezza, altre meno. Ad esempio Bologna meglio di Milano. Certo ci vogliono i ristoranti di livello, gli stellati, ma dovrebbe essere più ampia l'offerta tradizionale.
I dati economici registrano l'aumento dei consumi fuori casa e il crollo per quelli in casa? Che succede secondo te?Il tempo è qualcosa che nelle grandi città non c'è più, tanti poi non cucinano perché in casa non hanno visto cucinare nessuno. Chi non ha avuto insegnamento e modelli, scappa dalla cucina. Non si informano e preferiscono uscire. Inoltre lo street food ha ampliato la scelta e l'offerta in alternativa ai fornelli. Tante persone mi dicono che non cucinavano, fino a quando non hanno dovuto farlo per necessità. La crisi ha spinto molti a cucinare in casa. Nel 2009 2010, primi anni di crisi, le visualizzazioni di Giallo Zafferano salivano, c'era più traffico per imparare a cucinare in casa e risparmiare.
Cucina in televisione, favorevole o contraria?Favorevole, la cucina in televisione rende il pubblico più interessato e curioso, gli istituti alberghieri vedono il boom di iscrizioni. La televisione aiuta a dare una spinta al sistema. Anni fa il grande pasticcere Iginio Massari (candidato all'edizione 2016 del
Sondaggio) era sconosciuto, oggi ha finalmente la fama che merita. Solo un manipolo di gourmand conosceva Carlo Cracco (anche lui candidato al Sondaggio 2016) prima della sua medianicità, oggi è una star e spinge il settore. I francesi avrebbero aperto pasticcerie Massari in tutta Italia e se Iginio fosse andato in TV molti anni fa forse oggi ci sarebbero davvero. Il boom mediatico quindi è un bene. Parlare di gastronomia, di cucina e incentivare è sempre un bene. Ora recuperiamo qualcosa che è nel nostro dna, le tradizioni di una cucina tipica e apriamo più ristoranti di questo tipo. Inoltre manca la formazione, la cucina è evoluzione e quindi c'è bisogno di corsi di aggiornamento per seguire le nuove tendenze. Oggi si mangia anche con gli occhi, bisogna comprenderlo.
Intervistata nel 2013 citavi tra gli chef preferiti Gualtiero Marchesi e Bruno Barbieri e oggi?Marchesi è stato importantissimo, il papà della cucina italiana, rimane nel mio cuore. Adoro Barbieri (candidato al Premio IaT 2016) per la simpatia, è un cuoco verace e grande professionista. Aggiungo Cannavacciuolo (tra i candidati del
Premio IaT), anche lui verace, capace di lavorare al meglio i grandi ingredienti della sua terra e presentarli in modo spettacolare. Oggi è lo chef che mi piace di più.
Hai già votato per il sondaggio di Italia a Tavola 2017?La verità? No, ma appena metto giù il telefono lo vado a fare.