Dunque il 26 aprile si inaugura la fase delle riaperture. Ma
siamo sicuri che stavolta si faccia sul serio? E, soprattutto, siamo sicuri che le scelte siano più meditate e meno demagogiche di quelle del precedente Governo? Solo i prossimi mesi ce lo potranno confermare, ma già da oggi, per non venire meno al nostro dovere di raccontare i fatti, cerchiamo di elencare
alcuni dubbi che nascono da evidenti contraddizioni rispetto a quanto ci è stato detto finora o a quanto il buon senso dovrebbe suggerire. La verità è che non si capisce se si vuole "solo" dare l'impressione di aprire, ma facendolo con il freno a mano tirato, o non si abbia idea di cosa vuol dire aprire, progressivamente, ma sul serio
senza creare nuovi problemi a cascata. Tre semplici esempi dei 10 che abbiamo evidenziato:
al cinema un “single” potrà stare senza mascherina a 2 metri di distanza da altri spettatori dal 26 aprile, ma non potrà sedersi, a quella distanza, all’interno di un bar o di un ristorante. Si potrà giocare a carte, ma non si potrà maneggiare un menu cartaceo. Si potrà giocare a calcetto fino alle 22, ma non si potrà prendere un aperitivo al bancone (a 2 metri di distanza da un amico) dopo le 14 anche se all'aperto...
Basta risolverne alcuni e tutto diventerebbe più semplice. Ovviamente non abbiamo citato il tema centrale del
coprifuoco (che resta al momento fissato pare per le 22), anche perché vogliamo fidarci delle parole del sottosegretario alla Salute
Pierpaolo Sileri, secondo cui quel "limite" è l'
arma di sicurezza con cui il Governo vuole gestire questo passaggio graduale, con l'impegno a sbloccarlo una volta che i contagi non destino problemi, così da
garantire di non dovere più richiudere.
Dimenticanze? Superficialità della burocrazia? O, peggio ancora, assurdi
compromessi politici fra gli aperturisti a tutti i costi (guidati da Salvini) e i rigoristi a oltranza guidati da Speranza? Francamente non sappiamo cosa rispondere, ma di certo, almeno finché non vedremo nero su bianco le precise regole contenute nel nuovo decreto, non possiamo che sospendere il giudizio sulle scelte del Governo, pur confermando il pieno appoggio a
Mario Draghi per come sta progressivamente ridando fiducia ad un Paese stremato che nella riapertura dei locali e delle attività del tempo libero non vede solo una spinta economica importante, ma anche un modo per aprire uno spiraglio verso una vita un po' più normale dopo mesi di divieti e privazioni.
Ma vediamo alcune delle questioni che poniamo al Governo, sperando che trovino una risposta nel
decreto che non c’è ancora, anche se Rai e grande stampa lo danno già per fatto creando non pochi dubbi e nervosismo fra gli operatori...
1) Tempi di apertura diversi fra locali con spazi all’aperto e senza. Perché?
Il primo punto che lascia perplessi è, ovviamente, quello in base al quale il 26 aprile, in zona gialla, potranno aprire a pranzo e cena
solo i locali con tavoli all’aperto (distanziati di un metro), ma non si potrà lavorare, pare fino al 1° giugno, all’interno (pur con tavoli distanziati di 2 metri e solo a pranzo). Scontato che all’aperto si sia più al sicuro da contagi eventuali, ma perché in zona gialla
fino a un mese fa si poteva almeno pranzare all’interno con tavoli a 1 metro di distanza (o anche meno con pareti divisorie)?
Qual è la ratio e quali sono le ragioni per cui gli scienziati smentirebbero se stessi?
2) Quali sono gli spazi "all’aperto"?
Se è scontato che un giardino o una terrazza sono di per sé spazi "all'aperto" senza bisogno di spiegazioni, ci sono però molti ambienti, anche su strada, che creano perplessità. Una locale con
vetrate che d’estate si aprono può essere considerato spazio aperto? Una
veranda con ampie finestre è spazio all’aperto? Una
tensostruttura con pareti è spazio all’aperto? Un
dehors tutto di vetro è spazio all’aperto? Attenzione, se non si chiariscono tutti questi dubbi (che poi coinvolgono moltissimi locali) si scateneranno polemiche e proteste infinite, e crescerà la rabbia degli operatori che si sentiranno, giustamente, discriminati...
3) Sei poi fa brutto tempo cosa succede?
Il presupposto per poter gestire spazi all’aperto è di avere sempre un "piano B" di riserva (tavoli liberi all’interno) in caso di
maltempo. A parte il fatto che la stagione attualmente è ancora fredda in gran parte d’Italia, da qui a giugno è possibile che ci siano giornate di maltempo. Se un locale ha prenotazioni ed ha organizzato pranzo e cena cosa potrà fare?
Se non può ospitare i clienti all’interno cosa succede? Si aggiungono nuove perdite ad una gestione già disastrata? Qualcuno ha pensato che un ristorante ha un’organizzazione e costi più complessi di un bar? O qualche genio si è immaginato anche
ristori per il maltempo? E nessuno ha pensato che col freddo c’è gente che potrebbe ammalarsi a cenare al freddo?
4) E ora che succede per i ristoranti degli hotel?
Nessuno ne parla ma c’è un aspetto che rischia di gettare benzina sul fuoco alimentando la rabbia di migliaia di ristoratori. I ristoranti degli hotel (con distanziamenti finora di un metro fra i tavoli) sono rimasti aperti anche in zona rossa per offrire un servizio agli ospiti-viaggiatori. Al di là delle polemiche suscitate nei mesi scorsi da chi prenotava una camera (o simulava di averlo fatto) per cenare, ora si apre uno scenario davvero complicato:
in zona gialla un ristorante con spazi “al chiuso” dovrebbe aspettare il 1° giugno (pare) per lavorare con tavoli a 2 metri, ma in un hotel da subito, al chiuso, si potrà pranzare e cenare con tavoli a 1 metro.
Perché?
5) Al cinema anche senza mascherina seduti a 2 metri. Perché?
Dal 26 aprile si potrà andare a teatro o al cinema stando distanziati di un metro con la mascherina (e chi controllerà se per tutto lo spettacolo sarà indossata?), ma
anche senza mascherina distanziati di 2 metri. Ora, al cinema un “single” potrà stare senza mascherina a 2 metri di distanza da altri spettatori (e magari mangiare pop-corn o caramelle e bere una bibita…), ma non potrà sedersi, a quella distanza, all’interno di un bar o di un ristorante fino al 1° giugno. Perché?
È il contentino al Ministro Franceschini perché aveva perso la faccia promettendo aperture dei teatri già dal 27 marzo?
6) Si potrà giocare a calcetto, ma non prendere un aperitivo “vicini”
Prendendo sempre il caso del nostro “single” che può andare al cinema senza mascherina, sempre dal 26 aprile potrà anche tornare a giocare a calcetto all’aperto (e a tutti gli
sport di contatto, ovviamente senza mascherina) scambiandosi con gli amici abbracci, pacche sulle spalle, sudore e quant’altro, ma per un aperitivo dovrà stare al massimo ad un tavolo in 4 all’aperto e non potrà prenderlo al bancone, all'aperto, nemmeno a 2 metri di distanza fino al 1° giugno…
Perché?
7) Si potrà giocare a carte, ma non toccare un menu di carta. Perché?
La vera perla di tutto questo gioco di incoerenze è forse la possibilità di poter tornare a
giocare a carte al bar e leggere quotidiani e riviste. Sarà perché è un passatempo per lo più di anziani (che si spera siano tutti vaccinati), ma non si capisce perché minimo 40 carte debbano poter essere maneggiate per ore da almeno 4 persone (e che nessuno ci dica che i mazzi verranno igienizzate ad ogni partita…), mentre devono essere
messi al bando i menu cartacei che verrebbero toccati per davvero poco tempo.
Perché?
8) Si andrà allo stadio, ma i matrimoni?
Si riapre anche la possibilità di andare ad
eventi sportivi o ai concerti live, con il limite di 1000 persone all’aperto e di 500 al chiuso. Ma a parte il fatto che più che il numero assoluto è la percentuale di posti occupati e il distanziamento che interessa (un conto è al Flaminio o San Siro ed un altro al campetto dell’oratorio…), non si capisce perché non si possano fare da subito
matrimoni ed eventi (con numeri contingentati) con le stesse regole valide per i ristoranti all’aperto visto lo stato di crisi del comparto …
Perché ancora discriminazioni verso il mondo del catering?
9) Dove le regole per le spiagge?
Dal 15 maggio si potrà tornare
in piscina e in spiaggia. Sono state fissate delle regole sui metri d’acqua a disposizione di chi nuota in vasca, e distanze fra gli ombrelloni e i lettini nei centri sportivi. Per logica dovrebbe essere così anche in spiaggia, ma perché non essere chiari anche con queste misure? L’anno scorso erano state fissate con appositi protocolli, e i gestori dei bagni hanno bisogno di programmare i lavori.
Perché non confermare i protocolli già sperimentati o aggiornarli per tempo?
10) Si andrà ai concerti, ma a ballare no. Perché?
È prevista, sempre con numeri contingentati, anche la possibilità di
andare ai concerti, ma non c‘è una sola data (fosse anche il 1° di agosto) per la possibilità di
tornare a ballare. Si potrebbe anche capire la volontà di bypassare l’estate per quanto riguarda le discoteche o le balere al chiuso.
Ma d’estate, di piste da ballo all’aperto ce ne sono tante. E ancora di più ce ne sono nei villaggi turistici o negli hotel, dove i numeri sono controllabili con facilità.
Perché non fissare una data di apertura anche per queste attività?