Ma davvero i no vax, con tanto di terrapiattisti e fascistelli al seguito, pensano di poter spacciare la loro scelta di non vaccinarsi come la difesa di chissà quali libertà costituzionali violate? Al di là della disinformazione, stupisce che ci sia chi, per pura demagogia, cerca di trascinare in questo tritacarne della verità proprio quei lavoratori che più di altri hanno pagato finora il prezzo della crisi scatenata dalla pandemia.
Green pass per uscire dalla crisi
Il contestare o incitare alla rivolta proprio il mondo dei pubblici esercizi o dell’accoglienza sul tema green pass francamente suona irrispettoso di chi, nella stragrande maggioranza dei casi, ha applicato protocolli di sicurezza e ha dovuto sacrificarsi restando chiuso per mesi. E questo è inaccettabile quando a gridare stupidaggini sono dei politici. Baristi, ristoratori o albergatori hanno oggi il sacrosanto diritto di poter lavorare in modo ancora più sicuro per non rischiare di chiudere di nuovo. E l’unico strumento è proprio quel green pass che fa imbestialire tanti no vax che in maniera indecente insultano molti gestori sul web. Quasi che fossero baristi o ristoratori a fare le regole.
Al ristorante solo i vaccinati
Bene il Green pass, ma non basta
Da oltre un anno come Italia a Tavola sosteniamo la necessità di garantire spazi covid free per uscire il più in fretta possibile dalla crisi causata dalla pandemia. Per primi abbiamo proposto di utilizzare in fretta i vaccini e poi istituire dei “lascia passare” grazie ai quali avere la garanzia di poter andare al cinema, al ristorante, ad un evento o a una festa limitando al minimo il rischio di essere infettati. E oggi, con amarezza, diciamo che il green pass sarebbe stato da adottare almeno ad aprile, non oggi, quando rischiamo di essere con l’acqua alla gola per il riesplodere dei contagi e dei ricoveri (che riguardano quasi soltanto i non vaccinati). Siamo molto in ritardo e se nelle prossime ore non si prenderanno decisioni anche drastiche potremmo rischiare che il green pass non sia efficace come avrebbe dovuto essere.
Anche perché a spingere il Governo e le Regioni ad adottare finalmente questo strumento non è stata una scelta chiara, ma è stato solo l’esplodere della quarta fase causata dalla variante Delta (e meno male che siamo in piena estate) a cui abbiamo da contrappore come scudo solo un green pass ancora da costruire. Perché i green pass funzionino davvero occorrono in effetti un po’ di cose che al momento non ci sono. Forse servirebbe un altro generale Figliuolo a dare una mano…
Il paradosso del personale non vaccinato
Non si può non partire dal fatto che il decreto prevede che il personale che si occupa di accoglienza sia vaccinato. Anche perchè sarebbe contraddittorio che un non vaccinato controlli le vaccinazioni dei clienti. E inoltre verrebbe meno la logica di avere locali “sicuri”. Ma qui casca l’asino. A suo tempo era stata respinta quasi con irritazione la proposta avanzata da Fipe e Confesercenti di vaccinare per tempo il personale dei pubblici esercizi.
Il dilemma dei dipendenti non vaccinati
E lo stesso avevano chiesto gli albergatori per offrire un turismo garantito. Ora, secondo alcune stime, negli hotel l’80% dei dipendenti sarebbe vaccinato (ma forse è un dato esagerato) e fra il 60 e il 70% per quanto riguarda bar e ristoranti. In meno di 10 giorni come si può pensare di avere un personale “sicuro” con cui accogliere persone “sicure”? Qualche cervellone del Cts ci ha pensato? Anche perché mancano già camerieri e se quelli non ancora vaccinati, magari perché giovani, non dovrebbero avere contatti coi clienti, come si fa?
Nei locali, chi controlla? Perché non usare una foto nel green pass?
E ancora. Adesso si parla di un’app con cui nei locali o al cinema, grazie ad un semplice cellulare, si dovrebbe controllare il green pass. Ma davvero sarà disponibile per il 6 agosto? E se nel green pass non è presente almeno una foto dell’utente, come possiamo pensare che non ci possano essere imbrogli? Il controllo sistematico di tutti i documenti sembra un po’ difficile da realizzare…
Del resto, la questione del controllo dei documenti è assolutamente centrale. In hotel è obbligatorio per avere le chiavi di una camera. Lì vale però una norma sull’antiterrorismo che lo impone. Per bar e ristoranti serve almeno un decreto che ne regolamenti le modalità, altrimenti si aprirebbe la fiera delle contestazioni e delle polemiche. Che è poi quello su cui puntano i no vax. È vero che già oggi si chiedono a volte i documenti per controllare le carte di credito, ma pensare che sui green pass i gestori dei locali siano lasciati soli sarebbe folle. E inoltre chi saranno i pubblici ufficiali incaricati di fare i controlli sul rispetto di queste nuove regole?
La logica delle 'bolle'
Ciò che dovrebbe importare a tutti, anche ai no vax, è che la stragrande maggioranza dei malati di covid (e la quasi totalità di quelli in forma grave) è dovuta oggi alla variante Delta (e altre potrebbero giungere dal sud America o dall’Africa). E i malati oggi sono quasi tutti non vaccinati. Dobbiamo assolutamente ridurre la possibilità che il virus continui a circolare ora che diventa molto più contagioso perché trova meno soggetti da infettare. E per fare questo, garantendo la possibilità di recuperare quelle relazioni sociali che i lockdown avevano quasi cancellato, non si può che applicare la logica delle bolle di sicurezza: ci si può incontrare di preferenza fra persone “sane” o che hanno poche probabilità di infettarne altre. La logica delle 'bolle' potrebbe valere anche sl contrario: se ci sono locali che non vogliono controllare i green pass e non vogliono seguire i protocolli di sicurezza, lo indichino chiaramente all'esterno e i clienti sono avvertiti. Li c'è più rischio di incontrare il Covid. Ma poi non so pretenda di essere curati gratuitamente ...
Solo vaccinati negli spazi chiusi
Nel frattempo dobbiamo accettare che negli spazi chiusi (compresi i mezzi di trasporto) ci stiano solo persone vaccinate, guarite o con tampone negativo. È la strada che abbiamo indicato per primi e che oggi sosteniamo con forza ricordando che avere locali covid free è anche l’unico modo per tutelare almeno 6 milioni di italiani che per ragioni mediche non hanno ancora potuto vaccinarsi. Pensiamo al milione e mezzo di italiani affetti da una malattia autoimmune o autoinfiammatoria. O ai 5 milioni che invece hanno un sistema immunitario più fragile. Fragilità acuita ancor di più dal fatto che molte tra queste persone non hanno potuto sottoporsi alla vaccinazione, vista la necessità di non sovrapporsi al trattamento farmacologico e alle terapie in atto per tenere sotto controllo la loro patologia. Per loro ci sono solo i tamponi come lasciapassare, ma basta non incontrare non vaccinati.
Dobbiamo pensare anche a queste persone e spingere a vaccinarsi quanti lo possono invece fare e lasciare nel loro limbo i no vax con le loro svastiche che segnano davvero il peggio che la storia ci poteva consegnare oggi. Un ribaltamento delle coscienze che si basa sulla contrapposizione fra esoterismo e scienza. E del resto ricorrere alle svastiche, alle stelle gialle dei campi di concentramento nazisti o più semplicemente a denunciare chissà quali attentanti alle libertà costituzionali, è forse il più pericoloso effetto del Covid.