Se c’era un’occasione per parlare agli italiani a reti unificate era forse questa. 15 regioni rosse od arancioni da domenica attestano del fallimento delle misure di contenimento di una pandemia che, anzi, rialza la testa in modo ancor più pericoloso. Ma cosa fa il capo del Governo? Invece di spiegare al Paese che la situazione è gravissima (come un po’ in tutta Europa), stavolta rinuncia al suo comizietto televisivo, aggiunge Renzi ai ristoranti, ai teatri e alle palestre fra i soggetti da “chiudere”, e si dedica al mercato delle vacche per trovare qualche senatore disponibile a dargli un voto, costi quello che costi.
Il premier Conte naviga a vista e va in cerca dei voti del Parlamento
Con una disinvoltura da equilibrista circense,
Giuseppe Conte rinuncia ancora una volta a dire la verità agli italiani (quasi non fossero in grado di capire cosa stiamo rischiando),
si chiude in quel Parlamento che i 5 stelle volevano aprire come una scatoletta di tonno, e si dedica al peggior esercizio di
trasformismo politico che ci fa rimpiangere la prima Repubblica. E peccato che anche la grande stampa, sempre pronta a drammatizzare per ogni frazione di indice di contagio in più, dimentichi
morti e imprese che chiudono per dedicarsi allo
squallido balletto della caccia ai senatori pronti a saltare sul carro.
Un conto è avere il senso del dovere e sentire la responsabilità in questa fase drammatica, un altro è invece
fare la questua dei voti (da pagare a carissimo prezzo), solo per tenere in piedi un governo ed una maggioranza che sono
d’accordo su pochissime cose, che litigano su tutto e che non sono nemmeno riusciti a trovare un'intesa su come investire i miliardi del
Recovery plan per assicurare una ripresa dell’economia nei prossimi mesi.
Nonostante tutto ciò, Conte, pur di restare aggrappato alla scrivania di Palazzo Chigi, cerca
responsabili-costruttori (il nuovo eufemismo con cui nobilitare gli eredi ideali di Scilipoti, Razzi e Mastella…), incurante di imbarcarsi in una
navigazione ancora più pericolosa di quelle a cui ci ha abituato. Il premier ha dimostrato di essere abile a
barcamenarsi, restando sulla stessa sedia prima in alleanza con la
Lega e poi con il
Pd. Ma ora i rischi per lui e i suoi alleati rischiano di essere altissimi. Davvero si può ad esempio pensare che qualche senatore centrista lo possa votare se nel suo programma non metterà il ricorso ai soldi del
Mes per la Sanità? Giusto ciò che chiedeva Renzi ma che i
5 stelle hanno rifiutato fino a ieri…
Di un
patto più largo per un governo di emergenza che unisca tutti i partiti in uno sforzo unitario per salvare il Paese, invece, nessuno ne vuole parlare. Quasi non avessimo un’Italia che è spaccata politicamente quasi a metà e che è stanca di scontri fra sovranisti e populisti, o fra Governo e Regioni, in una
logica sempre più anarchica ed arlecchina, con
divieti che variano ogni giorno in base ai colori. Al punto che non sai nemmeno più quando i figli potranno andare a
scuola. Oppure ti chiedi perché devi stare in
fascia rossa anche se abiti in una provincia, come Bergamo, che ha forse il più basso indice di contagio in Italia, solo perché il resto della Lombardia è oggi più segnata dal virus.
Matteo Renzi (Italia Viva) ha innescato la crisi di governo
E intanto c’è tutto il
mondo del turismo, dell’accoglienza, dell’intrattenimento e del tempo libero che è in agonia e che giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, vede allontanarsi l’uscita dal tunnel e avvicinarsi invece il
rischio del fallimento. A tutti questi imprenditori e lavoratori interessa francamente ben poco di giudicare
chi è più irresponsabile fra Renzi e Conte. Né possono sentirsi rassicurati dal fatto che a sostenere il Governo possano ora essere parlamentari già espulsi per “indegnità” dai 5 stelle o banderuole pronte a passare da destra a sinistra (ma anche viceversa…) solo per qualche strapuntino in più.
Parliamo di
gestori, baristi, cuochi o camerieri che magari si possono pure
indignare pensando che, giusto poche ore dopo la crisi aperta da Renzi, il Governo tira fuori dal cappello una decina di miliardi di euro di presunti aiuti in più, portando
da 22 a 32 miliardi (il valore di una Manovra) lo
scostamento di bilancio con cui varare un
nuovo piano di Ristori. Ma perché non aderire subito a questa che era una richiesta di Italia Viva ed evitare la follia di una
crisi di governo? Solo per andare a vedere se il pokerista Renzi bluffava?
E se poi dovesse capitare che ancora una volta i soldi a disposizione saranno
insufficienti, se non briciole, Conte dovrà stare attento perché stavolta non sarà più uno
scontro fra politici, fra galli magari un po’ troppo nervosi e presuntuosi, ma
fra l’Italia vera e il Palazzo.
E se poi lunedì Conte non trovasse i voti necessari in Parlamento per continuare la sua navigazione a vista, non perdiamo la bussola: di Magellano, Colombo o Nobile ne abbiamo tanti e si può
governare la nave Italia anche con un altro comandante.