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Roberto Vitali, amico fraterno Esempio umano e professionale

Ci eravamo conosciuti per ragioni di lavoro e siamo diventati amici. Era una persona “di famiglia”. Insieme abbiamo fondato quella che oggi è diventata la testata di riferimento per il settore. Tanti i messaggi di cordoglio e vicinanza che stiamo ricevendo in queste ore, a dimostrazione di quanto fosse stimato da tutti.

di Alberto Lupini
direttore
 
19 novembre 2020 | 18:37

Roberto Vitali, amico fraterno Esempio umano e professionale

Ci eravamo conosciuti per ragioni di lavoro e siamo diventati amici. Era una persona “di famiglia”. Insieme abbiamo fondato quella che oggi è diventata la testata di riferimento per il settore. Tanti i messaggi di cordoglio e vicinanza che stiamo ricevendo in queste ore, a dimostrazione di quanto fosse stimato da tutti.

di Alberto Lupini
direttore
19 novembre 2020 | 18:37
 

Le grandi imprese nascono a volte in luoghi di rimedio, come i sottoscala o i garage. Poi magari diventano la Apple. Oppure restano piccole. Ma è in quel periodo creativo che, se scatta la scintilla, poi si genera quella mission autentica a cui restare fedeli e da cui attingere forza anche nei momenti difficili.

Non posso non partire da questa immagine per ricordare Roberto Vitali, l’amico, quasi un fratello, con tutti gli alti e bassi che può comportare essere “parenti”, con cui ho condiviso tante esperienze di vita e fin dal primo momento l’intera avventura di Italia a Tavola. Alti e bassi, successi e discussioni comprese.

Alberto Lupini, Baldassare Agnelli, Roberto Vitali, Silvia Tropea Montagnosi e Mariuccia Passera alla consegna del premio alla carriera “La cultura del cibo” da parte di Italia a Tavola

Alberto Lupini, Baldassare Agnelli, Roberto Vitali, Silvia Tropea Montagnosi e Mariuccia Passera alla consegna del premio alla carriera “La cultura del cibo” da parte di Italia a Tavola

Ci eravamo conosciuti quasi forzatamente per ragioni di lavoro: per mancanza di scrivanie nei primi anni Ottanta ci avevano confinato nella biblioteca della redazione. Lui, il professore, neo baby-pensionato, che aveva lasciato l’insegnamento (dopo la laurea in Lettere alla Cattolica) per scrivere e lavorare come collaboratore fisso a L’Eco di Bergamo (dove è stato poi per oltre 50 anni fino ad oggi, occupandosi di cronaca bianca ed enogastronomia), e io neo professionista che mi inventavo ogni giorno come fare informazione economica, una novità per quei tempi e che cercavo di imporre al giornale contro tutti.

Il condividere questo spazio “nobile” ci aveva fatto diventare amici, nonostante i dieci anni quasi esatti di differenza di età, e avevamo scoperto di avere entrambi la passione per il cibo e il buon vino, di cui eravamo apprendisti conoscitori anche grazie alla comune amicizia con cuochi, sommelier e produttori. In quegli anni scrivere di un ristorante era però quasi un peccato mortale per i moralisti che pensavano si trattasse di marchette (secondo l’abuso poi fatto negli anni).

Roberto ed io volevamo invece dare dignità e visibilità ad esperienze e professionalità che ritenevamo fondamentali per l’economia e per il benessere. Un obiettivo a cui lui ha assolto con rigore ed onestà intellettuale secondo le scelte iniziali. Un fardello che ora più che mai porterò cercando di onorare la sua memoria, anche se mi sembra impossibile pensare a Roberto al passato. Se rileggo i suoi messaggi dei giorni scorsi non mi sembra vero che non sentirò più i suoi incoraggiamenti, i suoi misurati consigli o l’orgoglio per quanto oggi la nostra squadra sta facendo in un momento così terribile.

Ma i pensieri tornano ancora alle origini. Dopo che tante porte restavano chiuse nel quotidiano dove lavoravamo, decidemmo di tentare un’avventura editoriale autonoma. Di fatto nessuno si occupava a quel tempo di informazione professionale per il comparto dell’Horeca in Italia, e noi rischiavamo di perdere i pochi soldi che potevamo investire nel progetto.

Ma grazie al convinto sostegno delle nostre rispettive mogli, Angelica e Mariuccia, anch’esse giornaliste (che scesero in campo con noi nel ruolo di socie ed editrici), nel 1986 lanciammo il mensile Bergamo a Tavola. Roberto ne fu subito il direttore responsabile e adottò la testata come il figlio che non ha mai avuto, da fare crescere con amore e attenzione. Io ero lo zio che un po’ distaccato seguiva inizialmente il tutto come un hobby, salvo tenere in mano i conti.

La presentazione del primo numero il 16 aprile fu un evento per Bergamo (il quotidiano per cui lavoravamo ci dedicò un ampio articolo) e da quel giorno cambiarono davvero molte cose. Senza escludere l’inevitabile invidia di alcuni colleghi.

Roberto Vitali, amico fraterno Esempio umano e professionale
L'articolo apparso su L'Eco di Bergamo e ripreso sul 2° numero di Bergamo a Tavola

Era un vero azzardo. Era un lavoro “in famiglia”, fatto nel tempo libero: eravamo 4 giornalisti, ma non sapevamo nulla di editoria vera. La prima copertina decidemmo di farla fotografando noi, in modo assolutamente artigianale, delle bottiglie di una famiglia di produttori amici (i Plebani de Il Calepino) sul tavolo di casa di Roberto. Ma avevamo grinta, progetti ed entusiasmo. E fu subito un successo.

Roberto ci metteva una passione che ne ha fatto uno dei precursori del giornalismo enogastronomico italiano, lontano anni luce dai presuntuosi, saccenti e tuttologi dei giorni nostri. Il suo modo di scrivere chiaro e semplice, la modalità garbata e rigorosa con cui affrontava i vari temi, le scelte intelligenti di collaboratori professionisti dei vari settori, fecero subito di "Bergamo a Tavola" un’esperienza unica in Italia per l’incontro fra produttori, pubblici esercizi e mondo del turismo.

E noi due, intanto, ci sforzavamo con umiltà di studiare e di seguire corsi per saperne sempre di più sull’enogastronomia. Intanto proseguivamo nei nostri rispettivi lavori, lui da cronista di bianca, dirigendo anche una televisione locale, e io da giornalista economico. E così facevano le nostre mogli.

Alla scelta professionale del rigore siamo rimasti sempre fedeli, anche man mano che la nostra creatura ci esplodeva in mano. L’importante era dare valore al territorio e alla professionalità. Era una scelta di civiltà, come scriveva Roberto, quasi profeticamente, nel primo numero di "Bergamo a Tavola" (vedi il testo più sotto).

La crescita importante ci aveva portato a coprire prima tutta la Lombardia e poi, vero salto di qualità, tutta l’Italia. Il web poi ha moltiplicato tutto e ci ha fatto salire nettamente fra i primi player nazionali, unici con un assetto ancora famigliare e indipendente.

Il modello nato in quella biblioteca nei primi anni Ottanta aveva saputo superare tutte le sfide e i problemi. Anche i più duri, come quando Roberto aveva perso la moglie Angelica o quando in uno scambio di ruoli, io nel 2002 avevo assunto la direzione per dedicarmi a tempo pieno a Italia a Tavola e lui era uscito dalla società pur restando nella squadra come editorialista, scrivendo e dispensando preziosi consigli a tutti i giovani che passavano per la nostra redazione. Un padre nobile che non ha mai abbandonato il figlio ormai adulto. Al punto che era sempre il primo fan e tifoso dei nostri successi. Nonché il primo promotore della rivista visto che ne attendeva sempre con l'ansia dei primi numeri la stampa, per poi portarne delle copie con se e lasciarle ovunque andasse per lavoro.

Italia a Tavola è in lutto È mancato il nostro Roberto Vitali
Roberto Vitali

Ma ovviamente Roberto non era per me solo un socio e un collega. Era l’amico che mi aveva accompagnato la prima volta all’Oktberfest e che io avevo aiutato ad entrare nel letto perché aveva magari alzato un po’ il gomito. Era il freddoloso che non si coricava senza le babucce, ma poi sfidava il gelo per andare in ristorante. Era lo zio che seguiva con amore i figli dei fratelli e che con uguale dedizione faceva appassionare a questo nostro lavoro mio figlio Andrea. Era il compagnone che nelle feste di capodanno abbandonava la grisaglia e sfoggiava calze o mutande rosse. Insomma era un uomo serio, ma mai serioso.

Sempre compassato e riservato, era arguto e ironico. E sapeva dare sostegno e carica umana a chi era in difficoltà. Anche negli ultimi anni, quando attraversava un calvario che lo portava dentro e fuori dall’ospedale per un problema ai bronchi. Aveva bisogno di cure importanti di antibiotici ed era diventato dipendente dall’apparecchio portatile per l’ossigeno, da cui non si separava ormai più, ma che era il suo “bastone della vecchiaia” che utilizzava per andare comunque in giro quando poteva. Insomma, la malattia non aveva fermato la sua curiosità e la voglia di raccontare.

E forse proprio per questa sua malattia, l’unica vera preoccupazione degli ultimi mesi era quella di evitare di prendersi il covid-19. Non voleva rischiare di essere intubato o di morire soffocato.

Nel dolore di avere appreso della sua scomparsa stamattina all’alba, mi ha almeno confortato sapere che se ne è andato un po’ più serenamente senza questo ultimo insulto. E se ne è andato in silenzio, da gran signore, senza metterci in allarme. Anche se a oggi possiamo dire che si sentiva prossimo all’ultimo passo. Aveva infatti già organizzato di nascosto le sue esequie, segnalandoci quasi casualmente un suo brevissimo curriculum che non conteneva che una parte delle tante cose che ha fatto.

***

Ciao Roby, mi mancherai davvero. Tu eri la parte più dolce e io quella magari un po’ più aspra. Ma siamo stati una bella squadra e abbiamo giocato bene e correttamente. Lo dimostrano i tanti che in queste ore mi segnalano il dispiacere e il dolore per la tua scomparsa. Conto che ci riabbracceremo. Non so dove, come e quando. Ma sono certo che se ci sarà l’occasione, tu sarai lì ad aspettarmi col tuo caloroso sorriso per progettare qualche altra cosa insieme.

***

Roberto Vitali, amico fraterno Esempio umano e professionale
La copertina e l'editoriale del primo numero di Bergamo a Tavola

Editoriale del 1° numero di Bergamo a Tavola, aprile 1986:

ANCHE QUESTA È CIVILTÀ
Brindiamo tutti insieme (con spumante italiano, raccomando, magari anche bergamasco, visto che i produttori “buoni” non mancano nemmeno da noi, come scrive Aldo Quinzani più avanti) alla nascita di “Bergamo a tavola”. Su queste pagine, è nostra intenzione, vogliamo si polarizzi l’interesse professionale di tutti gli addetti bergamaschi al vasto mondo della enogastronomia.
Sì, una rivista professionale per chi lavora nei pubblici esercizi, per contribuire alla “crescita” dell’intera categoria e quindi per costruire una “civiltà” del mangiare e bere bene a Bergamo.
L’idea l’avevamo da parecchio tempo. Alcune categorie professionali (in primis l’Associazione Cuochi Bergamo) hanno sollecitato quella che già in noi era una precisa aspirazione: dare uno strumento di informazione e di aggiornamento (come lo è una rivista, se ben fatta) agli operatori bergamaschi che sono interessati, ai vari livelli, ai temi collegati con il vino, la ristorazione, il bere bene, i locali di intrattenimento, i bar, le pasticcerie, le gelaterie, gli alberghi e tutti gli altri pubblici esercizi, di stampo tradizionale o innovativo.
Un mondo vastissimo, che coinvolge in modo diretto e continuo tutta la società, chi da una parte chi dall’altra del bancone. E, direttamente collegati con l’enogastronomia, sono i temi del turismo, del costume, del lavoro.
“Bergamo a tavola” nasce umilmente, ma sente di poter crescere sempre più, per arrivare a una sua precisa collocazione nel panorama editoriale bergamasco.
Per ora, un “grazie” va agli inserzionisti che, con il loro contributo pubblicitario, hanno reso possibile la nascita della rivista, inviata ai titolari di tutti i pubblici esercizi, oltre che agli iscritti alle Associazioni che si occupano di enogastronomia.
Un grazie anche ai collaboratori e a tutti coloro che, con i loro scritti, interverranno su queste pagine per portare un contributo di idee e di proposte.
Cin cin, ancora, e buon lavoro a tutti.

Roberto Vitali

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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21/11/2020 20:48:17
13)
La notizia che non ti aspetti ma che prima o poi arriva. Per tutti. Ho perso anch'io, come molti, un grande amico, un compagno di viaggi e di simposi. Non ci vedevamo spesso (io abito a Roma, lui a Bergamo) ma ci sentivamo. Un grande professionista che mi ha insegnato cos'é la cultura enogastronomica. Se oggi scrivo anche di queste cose, lo debbo a lui. Buon viaggio Roberto.
Antonio Castello

21/11/2020 18:14:53
12) condoglianze
E' stato un fulmine a ciel sereno??diciamo di si anche se qualcosa si sapeva ma il rispetto e la riservatezza mi hanno sempre fatto rinviare quel qualcosa che non volevi sapere, Stamani quel qualcosa è arrivato in modo dirompente e lacerante. Addio Roberto, ti ricorderò sempre come un amico schietto e sincero profondamente amante del suo lavoro fatto con coscienza e rispetto,. Mi/ci mancherai.....
Nicola Masiello

20/11/2020 17:02:00
11) Ricordo di Roberto Vitali
Mi associo al vostro dolore nel ricordo di Roberto Vitali.
Guido Ricciarelli

20/11/2020 12:41:03
10) Una triste notizia
Spettabile Direttore, carissimi tutti di "Italia A Tavola",
la famiglia Nera e i collaboratori della Casa Vinicola Pietro Nera, dopo aver appreso la notizia della triste scomparsa di Roberto Vitali, si uniscono al Vostro dolore in questo momento di tristezza.
Un cordiale saluto.
Francesco di Bernardo

CASA VINICOLA PIETRO NERA - CAVEN
20/11/2020 09:59:56
9) Sentite condoglianze
Gentilissimi, ho appreso la triste notizie della scomparsa del caro Roberto Vitali, mi stringo a voi e vi invio Sentite Condoglianze.
Raffaele D'Angelo

19/11/2020 23:46:03
8) Ciao Roby
Grazie Alberto . Hai reso onore e merito a un amico generoso impareggiabile unico. Emanuele
emanuele

L'ECO DI BERGAMO
19/11/2020 23:45:37
7) Un caro saluto
Carissimo Roberto, la tua presenza ai nostri incontri in Franciacorta era per noi motivo di grande orgoglio. Ti ricorderemo sempre con stima ed amicizia. Vice Presidente Roberto Bellotti, Consiglieri e Soci del Circolo enogastronomico lombardo La Franciacorta
Roberto Bellotti

19/11/2020 18:35:53
6) Ciao Roberto
Carissimo Roberto è stato un grandissimo privilegio averti conosciuto e aver collaborato con Te. Mi manchera' molto la tua professionalità ed amicizia. La Terra ti sia lieve. Ti ricorderò sempre con il calice in alto. Ciao Margherita
Margherita Peta

19/11/2020 17:49:29
5) pardiamo un grande amico e un grande professionista
Carissimo Alberto oggi abbiamo perso un grande amico e grande professionista.
claudio zeni

19/11/2020 15:10:18
4) CIAO ROBERTO VITALI, BUON VIAGGIO LASSU'
Maledetto 2020. Poc'anzi da Bergamo ho appreso la notizia che ci ha lasciati il collega giornalista Roberto Vitali, raffinato enogastronomo, fondatore con Alberto Lupini negli anni Ottanta della rivista Bergamo a tavola diventata poi Lombardia a tavola ed oggi Italia a tavola. Rimarrà nel mio cuore (quante trasferte ci hanno visto girovagare per cantine, ristoranti, aziende del gusto in Italia e nel mondo) per la sua signorilità, rigore professionale, bontà d'animo. Ciao Roberto. Buon viaggio lassù nel firmamento stellato dove incontrerai altri colleghi, amici ristoratori e vignaioli che questo infausto 2020 ha prematuramente strappato agli affetti nostri e dei loro cari.
Giuseppe Casagrande

19/11/2020 15:08:31
3) Cordoglio
Buongiorno Alberto.
Ho appreso con molta tristezza della scomparsa di Roberto Vitali, un collega con cui ho condiviso molti momenti professionali e di cui ho sempre apprezzato la grande competenza e la semplicità, dote che ormai scarseggia nella nostra professione. Esprimo a te il mio cordoglio, perché so che hai perso un collaboratore di fiducia. Se vorrai estendere le mie condoglianze alla famiglia te ne sarò grata.
Un abbraccio.
José Pellegrini

19/11/2020 14:11:21
2) Grazie Roberto
Ciao Roberto,
sarebbe troppo facile per me ricordarti solo dal punto di vista professionale, tu che insieme a papà mi avete cresciuto a "vino" e giornalismo fin da piccolo, facendomi appassionare ad un mondo che ho sempre creduto inavvicinabile ai vostri livelli ma che oggi tocco con mano e di cui percepisco con consapevolezza quanti sacrifici ma anche quante gioie può dare.

Ricordo le sarate passate con te a vedere le diapositive dei tuoi innumerevoli viaggi, di come ti soffermavi su ciascuna spiegando e raccontando con passione il tuo punto di vista dietro ogni scatto. Ricordo le volte in cui mi aiutavi con la scuola, cercando di far capire un ragazzetto nel pieno dell'adolescenza quanto fosse importante e utile avere una buona preparazione... "vedrai che ti aiuterà ad aprire tante porte" dicevi, e così è stato.

E gli anni passavano... la tecnologia evolveva... e tu mi chiamavi per tenerti al passo con i tempi, per aiutarti a risolvere i "misteri della tecnologia"... fino alle settimane passate fianco a fianco con te e papà durante la nascita del primo sito internet della rivista. Da quel momento è sempre stato un crescendo per me sia professionalmente che umanamente.

La cose che più mi mancheranno di questi ultimi anni sono il confronto lavorativo e i tuoi elogi e ringraziamenti nei miei confronti per aver preso e fatto mio un sogno tuo e di papà concretizzandolo e portandolo ad essere una realtà nazionale. Le tue parole rimarrano sempre scolpite nel mio cuore e nella mia mente come un monito a fare sempre meglio e a dare sempre di più.

Voglio ricordarti così, sorridente e sempre pronto ad aiutare chi ne avesse bisogno. Un amico e un uomo dal cuore d'oro.

Grazie Roby! Spero di poterti riabbracciare un giorno ovunque tu sia.
Andrea Lupini

19/11/2020 12:51:17
1) Un caro amico se ne è andato
Il decano dei giornalisti enogastronomi di Bergamo si è spento nella notte all’ospedale Papa Giovanni XXII. Ci eravamo scambiati un messaggio vocale la scorsa settimana, poche parole, esaustive, come era nel suo stile. Il professore, come spesso lo chiamavo perché quando lo conobbi a metà degli anni Settanta insegnava lettere ed iniziava la sua collaborazione all’Eco di Bergamo, lascia un grande vuoto in chi lo ha conosciuto.
Me lo presentò l’indimenticabile giornalista Renato Possenti, che lo incaricò di seguire la allora nascente associazione Ristoranti Regionali che, in collaborazione con l’ASCOM e con l’Eco di Bergamo, iniziava l’organizzazione di rassegne gastronomiche nelle Valli bergamasche, per promuovere il turismo attraverso la buona tavola e non perdere la memoria della tradizione. Capì subito la valenza del progetto e la potenzialità del settore; di lì a poco fondò con Alberto Lupini il periodico Bergamo a Tavola.
Il giornalismo è stato la sua vita, tanto più da quando l’amata moglie Angelica è prematuramente mancata. Ha sempre dato voce, attraverso le sue numerose collaborazioni, all’attività di Ristoranti Regionali che si è estesa negli anni sul territorio nazionale; tutti i ristoratori del gruppo, oggi, si sono uniti nel cordoglio.
Sono tanti i bei ricordi condivisi con i comuni amici, negli anni, ma non voglio dilungarmi, so per certo che mi appellerebbe “chiacchierona”. Ciao Roberto, sarai sempre con noi.
Marinella Argentieri



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