Sulle Alpi c’è di più: alla scoperta della ruvida e signorile Val Formazza

Punta settentrionale del Piemonte incuneata in Svizzera, è un paradiso per gli amanti del fondo. Ma la valle affascina per la sua natura, le sue tradizioni walser, le sue vette, i suoi laghi e le sua cascate

21 febbraio 2022 | 11:09
di Guido Gabaldi

Sfrecciare sulle piste innevate come Sofia Goggia o Federica Brignone? Godibilissimo, ma sulle Alpi si può fare di più. E non perché i due argenti olimpici delle sciatrici azzurre non siano un’immensa soddisfazione, ma perché è la montagna a offrire quel qualcosa in più che non può ridursi a puro e semplice sci alpino. Ce ne accorgiamo mentre visitiamo la Val Formazza, punta settentrionale del Piemonte incuneata in Svizzera (tra Canton Ticino e Canton Vallese), con le sue cime candide oltre i 3mila metri: Blinnenhorn, Basòdino e Punta del Sabbione. Tanto per cominciare, Formazza (Vb) è il comune con quel di più che è non comune, ossia il suo essere diffuso per tutta la valle in un reticolo di 14 frazioni. Se a tutto questo aggiungiamo i pendii, le piste da fondo, le falesie, i sentieri da trekking e ciaspolata, le vette, i torrenti alpini, le cascate, i laghi e le centrali idroelettriche vien fuori il caleidoscopio della Val Formazza, un mondo parcellizzato in tanti sottomondi… tutti collegati fra loro, come vedremo.


L’arrivo dei walser

La storia ci mette lo zampino, di solito, quando si tratta di scolpire in rilievo un luogo o una valle: ci riferiamo alla migrazione del popolo walser (vallese) dalle regioni dell’Alto Vallese, volta a colonizzare le zone più impervie di Val d’Aosta, Canton Grigioni, Ticino, Valsesia, Tirolo e Val Formazza. Ove arrivano nel 13° secolo per motivi ancora misteriosi, dopo 800 anni e oltre: crisi demografica? Mutamenti climatici? Epidemie di peste? Come che sia, queste popolazioni portano con sé la loro cultura, la lingua germanofona, addirittura le consuetudini giuridiche. Gli storici parlano di diritto walser quando si riferiscono allo status tutto particolare di questi “immigrati”, che nelle fredde e inospitali valli di accoglienza ottengono dai feudatari locali alcuni privilegi: la libertà personale, l’autogoverno, l’affitto ereditario della terra. Una vera pacchia, se paragonata alla miseranda condizione dei servi della gleba.


L’era dell’energia elettrica

E ancora di colonizzazione (elettrica) si parla agli inizi del secolo 20°, quando si capisce il ruolo fondamentale dell’energia elettrica per l’industrializzazione del territorio e si avvia la trasformazione dell’intera Val d’Ossola, tesoro di acque e ripidi dislivelli, in una specie di gigantesca dinamo a beneficio di tutto il Nord-Ovest.


La Val Formazza vive a tutti i livelli la metamorfosi, che costella il paesaggio di condotte forzate, laghi artificiali, centrali idroelettriche, così come il conseguente progresso socio-economico: i contadini-allevatori e montanari diventano operai ed impiegati a reddito fisso, non più dipendenti dai capricci delle intemperie, che potevano arrivare ad affamare e uccidere.


Paradiso del fondo

E d’un balzo arriviamo ai giorni nostri e allo sci di fondo, grande protagonista della vita quotidiana in queste valli, oggi come ieri: considerato che un tempo gli sci, prima che un’attività sportiva e ricreativa, rappresentavano un mezzo veloce per spostarsi durante i lunghi e freddi inverni formazzini. Il Centro Fondo Formazza, situato in località San Michele (1265 m.), è il polo del fondo ideale per principianti, atleti e professionisti: 12 km di piste di varia difficoltà, tra boschi di larici e d’abete, pianori e radure, circondati dalle alte vette della Val Formazza. E per chi preferisca l’aria rarefatta, in quota, a 1740 metri sul livello del mare c'è la pista di Riale, di suggestiva bellezza: è inserita in un'ampia conca circondata da cime maestose, come il Corno Brunni. Il tracciato di 12 km costeggia il Lago di Morasco, le cui acque danno origine alla spettacolare Cascata del Toce, il salto d'acqua più alto d'Europa (143m). Attrae così tanto, il panorama, che neanche l’epidemia di Covid-19 è riuscita a fermare una valanga di sportivi di altissimo livello, protagonisti della Coppa Europea di fondo, tenutasi proprio a Riale nel dicembre 2020.


Gianluca Barp: cuoco, casaro, maître…

Ma il panorama vero, comprensivo di vita morte e miracoli della lady Val Formazza, ruvida e signorile, ce lo può dare solo un funambolo delle Alpi: Gianluca Barp, presidente di Formazza Event, gestore di impianti sportivi e dell’albergo-locanda Aalts-Dorf di Riale (Bv), cuoco, casaro, maître, araldo delle tradizioni e me-so’-scordato il resto. «Dura, la vita, qui a 1740 metri sul livello del mare: saper fare un po’ di tutto è vitale» esordisce il bellunese Barp, formazzino adottivo.


Lei certamente ha l’anima del factotum, ma non può fare tutto da solo: e quindi il rapporto di collaborazione-convivenza fra valligiani com’è?
Ottimo. Io provengo da tutt’altre valli, ma quando sono arrivato qui, tanti anni fa, ho capito che i formazzini sanno lavorare come una squadra, legati come sono ai valori genuini delle comunità rurali e di montagna. E ci mancherebbe: in tutta Formazza siamo quattrocento anime o poco più, sparsi su un territorio brullo, scosceso, immenso, con quattordici frazioni. O si fa squadra o non si fa nulla!

Ho controllato sulle carte: il censimento registra 440 abitanti disseminati su un’area grande come metà provincia di Trieste. Densità: 3,4 abitanti per km2. Impressionante.
A parte i rapporti personali a livello istituzionale il nostro partner è il Distretto turistico dei Laghi, di cui sono consigliere d’amministrazione. A livello mediatico abbiamo costruito una fitta rete di relazioni con quotidiani, televisioni, magazine, indispensabile per crescere. Il contributo fornitoci dalla trasmissione “Linea bianca” sarà di fondamentale importanza, immagino, e sarà visibile sabato 26 febbraio su Rai 1 (ore 15:15). Organizzare i servizi filmati ci ha fatto comprendere, ancora una volta, che questo territorio dalle mille risorse è quasi sconosciuto. Ne consegue che i potenziali di crescita sono enormi.

Formazza-Riale: una Cortina pre-speculazione. O no?
Sì e no. I territori sono morfologicamente diversi, anzitutto. E poi noi puntiamo su sci di fondo, sci alpinismo, trekking estivo, mentre la concorrenza è forte sullo sci alpino. Siamo raggiungibili come Cortina (Bl), questo sì: chi parta in auto da Milano impiegherà poco più di due ore ad arrivare. Da queste parti non abbiamo mai lavorato sul turismo di massa, e neanche possiamo immaginarci che impatto potrebbe avere: francamente, ora come ora non saremmo neanche attrezzati ad accogliere le folle. Ma abbiamo tutti i migliori ingredienti per cucinare il nostro menu di successo: montagne oltre i tremila, vallate, natura meravigliosa, la tradizione walser da tener viva, un palcoscenico naturale adatto alla pratica sportiva, anche professionale… manca solo la ciliegina sulla torta, cioè una campagna di marketing all’altezza di queste grandi opportunità.

Entriamo nello specifico: qui lo sci di fondo conta moltissimo. Cosa ha di speciale, che lo distingue dalla concorrenza?
Abbiamo due piste a due quote totalmente diverse: 1.250 per San Michele e 1.750 metri per Riale. E dunque chi ci raggiunge trova, o in un posto o nell’altro, una percorribilità sempre ottimale, a livello di fondo pista e a livello meteo. Se in quota nevica magari in basso è sereno, oppure là c’è vento e qui è tutto fermo, a Riale c’è la temperatura giusta e a San Michele la neve si scioglie, o qui fa troppo freddo e là si sta bene. A Riale, inoltre, abbiamo piste per tutti i livelli di preparazione, verdi, rosse e nere; e poi siamo sede di allenamento per diverse squadre nazionali, il che testimonia del grado di eccellenza del nostro impianto. Terza cosa, siamo in un luogo che rappresenta il futuro dello sci di fondo: a quota media e bassa, i cambiamenti climatici rendono sempre più difficile la pratica sportiva di alto livello. E al di là del fondo, non va dimenticato lo sci-alpinismo: siamo immersi in un comprensorio tra i più belli d’Europa, ottimale per uno sport che in termini di sostenibilità è molto più avanti dello sci alpino, non avendo bisogno di impianti di risalita. Personalmente, io credo sia questo il futuro della pratica sportiva in alta montagna: coniugare divertimento e rispetto della natura.


Quattrocentoquaranta gli abitanti

Bella gente, questi 440 valligiani innamorati dei loro boschi di larici maestosi, dei paesaggi da cartolina, delle tradizioni walser in via d’estinzione; 440 anime ben decise a non mollare, mettendo in atto un piano di sviluppo sui generis, che non si sottomette al mainstream turistico irto di selve di funivie, cabinovie, sciovie, seggiovie, ovovie, bidonvie; perché qualcuno ha saggiamente osservato che si comincia con la bidonvia, e non sai mai se si finisce con la bidonville. È comunque difficile da inquadrare il rapporto uomo-montagna, perché si è sempre alla ricerca di una soluzione che esca dal regno dell’abbandono e dello spopolamento per non rientrare nella fiera del consumo, quella che tramuta il sentiero da trekking nel viale pedonale di un centro commerciale.


Sulla Alpi c’è di più

La Val Formazza si trova proprio là, oggi, al punto in cui si deve uscire e non rientrare: riusciranno i nostri eroi, con Gianluca Barp in avanscoperta, a far capire ai turisti che sulle Alpi, oltre ad imitare Sofia Goggia e Federica Brignone, si può fare di più? Si deve, anzi, fare di più. Ne va della conservazione della nostra natura incontaminata, e della nostra specie.


Per informazioni: www.valformazza.it

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Alberto Lupini


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