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Perla dello Ionio

San Domenico Palace, mecca dell’ospitalità e dell’alta cucina mediterranea

Il nuovo corso dell'hotel a Taormina, circondato da un giardino all'italiana con vista panoramica sul mare, dopo il sapiente restauro accoglie gli ospiti con il tocco Four Seasons e il gusto dello chef Massimo Mantarro

 
05 settembre 2021 | 09:30

San Domenico Palace, mecca dell’ospitalità e dell’alta cucina mediterranea

Il nuovo corso dell'hotel a Taormina, circondato da un giardino all'italiana con vista panoramica sul mare, dopo il sapiente restauro accoglie gli ospiti con il tocco Four Seasons e il gusto dello chef Massimo Mantarro

05 settembre 2021 | 09:30
 

Non è affatto difficile immaginare che da qui, fino a qualche secolo addietro, potessero salire al cielo armoniose preghiere e canti di giubilo, per ringraziare il Signore di averci dato tanta bellezza. Già percorrere i suoi lunghi corridoi, infatti, rimanere avvolti dalla luminosa eleganza delle sue camere e suite, scoprire, angolo dopo angolo, il volto della storia attraverso quello dell’accoglienza più pura e al contempo moderna, è di per sé un’esperienza unica, che solo chi sceglie di soggiornare al San Domenico Palace di Taormina (Me) può provare. Dal 1° luglio scorso, anzi, San Domenico Palace a Four Seasons Hotel, un’aggiunta che è tutt’altro che semplice richiamo “anagrafico”.


Il tocco Four Seasons

Lo stile Four Seasons si percepisce subito, con l’ospite che diventa il centro di un universo tangibile e immaginifico allo stesso tempo, dove il suo benessere è priorità per tutto lo staff, con quella professionalità ed eleganza che contraddistingue il grande gruppo alberghiero a livello internazionale. E quella di Taormina non è una meta casuale, ma l’obiettivo ben preciso di un progetto molto più ampio, che vuole fare dell’altissima qualità nell’hôtellerie targata Four Seasons il vero punto di forza e che vedrà proprio il grande gruppo inaugurare a breve il suo quarto hotel in Italia (in Puglia, per la precisione), aggiungendosi a quelli di Milano, Firenze e Taormina, appunto.

 


La rinascita "della perla della perla"

L’inaugurazione nella “Perla dello Jonio” dello scorso 1° luglio è stata una vera e propria festa, non solo per i clienti del San Domenico Palace e per il personale, ma per tutta la cittadinanza, il territorio e, aggiungeremmo noi, per la Sicilia intera, visto il peso turistico ed economico che Taormina ha in chiave mediterranea per la sua isola. Da diversi anni, infatti, l’hotel era rimasto chiuso per lavori di ripristino e di restauro ed oggi torna, “perla” nella “Perla”, al suo antico splendore.

«Ci siamo presentati con un prodotto ben restaurato, non rinnovato, riportando in auge il vecchio San Domenico, dopo avere rinfrescato opere d’arte, mobili e immobili, quadri, statue, perfino l’antico pozzo, ma mantenuto la sua antica anima e la struttura esterna, rispettando e ammirando il fascino che tanti anni di storia gli hanno dato e gli danno. Insomma, abbiamo riaperto il San Domenico tenendo presente ciò che era e ciò che rappresenta» è il commento del direttore Lorenzo Maraviglia.


Antico convento del 1374

Fondato nel 1374, l’antico convento domenicano è stato allocato in una posizione affascinante e privilegiata, da cui è possibile restare incantati ammirando da un’altura ora il vulcano Etna, ora il Teatro Greco, ora il Mar Jonio con la baia e Giardini Naxos. Sarà alla fine dell’800 che la struttura verrà ampliata per farne un hotel, strizzando l’occhio al nuovo stile Liberty che stava per conquistare l’Europa. Per questo, operare un’ampia azione di restauro non è stata cosa semplice e Four Seasons si è avvalso (e si avvale tutt’oggi!) di una squadra di professionisti, per poterne rispettare tutti gli aspetti storici e artistici. Professioniste, anzi, dato che si tratta di otto donne esperte di restauro e storia dell’arte, come spiega lo stesso Maraviglia: «Sì, le belle arti sono state una parte integrante di questi tre anni di lavori. Queste studiose esperte sono ancora all’interno della struttura e hanno compiuto un lavoro straordinario per riportare fuori tutto il fascino del San Domenico. Il loro lavoro, che prosegue ancora adesso, è motivo di attrazione e di interesse anche per i clienti. Vogliamo che i nostri ospiti sappiano quanta grazia e sensibilità stanno mettendo le nostre esperte per restituirci tanta bellezza».


Il 2022 l’anno del riscatto

E poi, sul fronte dell’alta qualità, Maraviglia aggiunge: «Obiettivo, quando si apre un Four Seasons, in qualsiasi parte del mondo, è diventare sempre una struttura di riferimento. Sono toscano, ho lavorato all’estero tutta la vita e posso confermare che qui a Taormina abbiamo trovato un terreno già molto fertile, pronto ad accogliere un certo tipo di clientela, con l’aeroporto di Catania a pochi passi, tra i più importanti d’Italia e ben connesso col mondo. Quella ancora in corso è stata ed è una stagione abbastanza positiva per noi, anche se non abbiamo dati di riferimento con stagioni estive più recenti, vista la chiusura per lavori. La definirei una stagione soft. L’anno del riscatto, a nostro avviso, sarà il 2022. Ancora manca il mercato inglese, quello statunitense è arrivato, ma senza un flusso continuo. Attualmente quello italiano è il mercato più importante, anche se Taormina vive soprattutto di turismo internazionale».

 

Gioca e Parti


I tre ristoranti sotto la guida di Massimo Mantarro

C’è poi un racconto nel racconto, quando si parla del San Domenico Palace, Taormina, a Four Seasons Hotel, ed è certamente quello sublime dell’offerta enogastronomica. Tre sono i ristoranti che sorgono all’interno dell’ex convento del XIV secolo, tre luoghi dove il gusto trova la sua dimensione più variegata e sfaccettata, il tutto sotto la direzione dell’executive chef Massimo Mantarro. Dalla cucina proposta nella sua accezione più nobile con il Principe Cerami a quella più casual e familiare con Rosso, fino a quella fatta di piatti più leggeri e divertenti, per millennials, tra cocktail bar e sushi in versione siciliana con Anciovi.

Una abile ed ammaliante visione della cultura gastronomica mediterranea, che trova le sue interpretazioni migliori nei piatti di questo superlativo chef siciliano, riconfermato alla guida delle cucine dell’hotel e che del territorio conosce perfettamente lo spirito e il carattere e che è in grado di tradurli in ricette armoniose.


In tavola la promozione e la bellezza della Sicilia

«Oggi - chiarisce Lorenzo Maraviglia - è impossibile scindere l’esperienza di un viaggio e l’offerta del mondo dell’hôtellerie da quelle che sono le emozioni e le esperienze enogastronomiche in un determinato territorio. Quando un ospite sceglie le nostre strutture, soggiorna spesso anche dai 5 ai 7 giorni e dunque può godere di offerte diverse anche a tavola. L’executive chef Massimo Mantarro è per noi una certezza, perché conosce i prodotti del territorio e ne fa un vanto, basando l’offerta culinaria sul km 0 e sfruttando quanto di meglio questa terra ha da offrire, facendo conoscere a clienti internazionali ciò che è la Sicilia a tavola. Il tutto arricchito da una offerta di vini affascinante, soprattutto dell’isola, oltre che nazionali e internazionali, curati dal nostro sommelier, Alessandro Malfitana».


Spazio ai giovani

Alessandro, appena citato, è uno dei volti giovani dello staff del San Domenico Palace e, durante la nostra esperienza in questo Four Seasons Hotel, abbiamo riscontrato la giovane età di gran parte del personale. «Sì - conclude il direttore - in Four Seasons, quando si apre una struttura nuova, si cerca di puntare sulle giovani leve, affiancandole ovviamente a personale più esperto, che possa fare da guida. Oggi circa il 75% del nostro staff è composto da lavoratori siciliani. Un totale di 220 impiegati, in alta stagione, in grado di gestire al meglio le 111 camere e suites del San Domenico Palace e tutte le strutture annesse all’hotel, dalla rilassante Botanica Spa alla piscina che accarezza il profilo della scogliera, fino al moderno e attrezzato centro fitness e benessere».

All’offerta ristorativa si aggiunge quella altrettanto ampia del lounge bar, che consente di degustare i propri cocktail tra l’area interna, ad esso dedicata, ed il Grande Chiostro, tra piante esotiche e le ombre dipinte dal poetico e romantico colonnato.


Al “Principe Cerami”, un’esperienza di gusto

Tra i giornalisti accreditati il giorno dell’inaugurazione, quel famoso 1° luglio che resterà tra i nostri ricordi più emozionanti legati a un’esperienza unica, abbiamo così potuto cenare in quel “tempio del gusto”, che è il Principe Cerami. Un ristorante che abbiamo trovato, attraverso i piatti dell’executive chef Massimo Mantarro, sfrondato di tutti quei dettagli un po’ barocchi, che oggi forse sarebbero potuti apparire più superflui. Lo charme e l’eleganza a marchio Four Seasons sono interpretati alla perfezione nelle ricette proposte, con grande sapienza e maestria.
«Ho adeguato il mio pensiero al nuovo San Domenico, che presenta un ambiente differente, rinnovato, più fresco e dove non potrei più fare la cucina che facevo prima - ha ammesso il maestro Mantarro - è anche, forse, un voler andare all’essenza stessa delle cose. Oggi è un punto di partenza per noi e non un punto di arrivo».


Nel piatto e nel calice un vero e prorio viaggio

Così è iniziato il racconto gastronomico della serata, aperto dall’entrée di Astice, caviale Calvisius, zest di limone e crema di zucchine estive, cui è seguito il Polpo glassato alla soia servito con spuma di mozzarella di bufala e melanzana viola. Ad accompagnarli, dopo il benvenuto con Champagne Bollinger Speciale Cuvée, è giunto uno Chardonnay di Borgogna, Mercurey 2017 Château de Santenay. Curatissima la carta dei vini, un vero e proprio viaggio che il Principe Cerami ha immaginato di compiere nel vecchio continente, tra le aree vitivinicole da lui più amate.

La Tagliatella di calamaro alla carbonara, servita con zabaione all’uovo, guanciale croccante di maiale dei Nebrodi e pecorino siciliano Dop ha proseguito questo sublime racconto, seguito dai Bottoni di pasta fresca ripiena di alici, ricotta di pecora, pangrattato e pomodoro.

Il secondo è stato affidato a un Rombo chiodato servito con nocciole dell’Etna, biete scottate e cialda al nero di seppia, mentre a chiudere la narrazione ci ha pensato il dessert con la maestria dell’executive pastry chef Vincenzo Abagnale, con una reinterpretazione della Pavlova, meringa e lampone, con l’“accensione” della vaniglia Tahiti, con a fianco un sorbetto di fragola, lemon grass, gelatina di fragole e spuma di latte, su cui è giunta la “benedizione” di un Maculan Torcolato 2018.

Uno straordinario ritorno sulla scena gastronomica internazionale, dunque, quella dello chef Massimo Mantarro, grande valore aggiunto di questa perla dell’hôtellerie come il San Domenico Palace. Una tentazione alla quale non si può rinunciare, così come ammaliante risulta il volto della Sicilia attraverso i seducenti angoli dell’antico convento, che ancora sembra ringraziare il cielo per un simile splendore, anche se da tempo ha sostituito la gioia della preghiera con il piacere dell’accoglienza!

 

Una storia... quasi millenaria

Le origini del San Domenico Palace di Taormina risalgono all’anno 1203, con la fondazione dell’ordine religioso dei domenicani da parte di San Domenico da Tolosa, in Francia. L’ordine, che rappresenta una delle più importanti organizzazioni religiose nella storia del cattolicesimo, si diffuse rapidamente dalla Francia in tutta Europa, portando alla fondazione di un convento domenicano nel 1374 a Taormina. Il convento sorse inizialmente in una piccola chiesa e come molte comunità religiose dei tempi, supportate da ricchi mecenati, deve la sua fortuna ad un benefattore, il Barone Damiano Rosso d’Altavilla (in memoria del quale il ristorante ha preso nome “Rosso”). Il suo dono più grande risale al 1430 quando, cinque anni dopo la sua morte, lasciò in eredità la sua residenza privata alla comunità religiosa locale, affinché fosse trasformata in un convento.

Nel 1866, più di 400 anni dopo la scomparsa di Damiano Rosso, fu approvata una nuova legge statale, volta a sopprimere gli ordini religiosi, confiscandone i beni. I rappresentanti del nuovo Stato italiano non esitarono ad arrivare e prendere possesso del convento. Solo un monaco rimase, Vincenzo Bottari Cacciola si oppose per non abbandonare la sua cella secolare, tanto che i funzionari del governo dovettero usare la forza per prenderne le chiavi. Offeso da questa azione e convinto della propria rettitudine, il monaco decise di agire ritrovando un antico documento che era stato segretamente conservato dai suoi fratelli: era il testamento originale di Damiano Rosso. E questo testamento dichiarava che la proprietà dell’immobile era stata prestata all’ordine e non era di proprietà, quindi non poteva essere requisita dallo Stato.

Foto d'epoca San Domenico Palace, mecca dell’ospitalità e dell’alta cucina mediterranea

Foto d'epoca

Il Principe Cerami (da cui il nome ancora oggi del ristorante al suo interno) divenne il nuovo proprietario del convento e la sua visione era chiara: trasformare questo edificio in un hotel. Nel 1896 aggiunse infatti all’edificio principale una nuova ampia ala in stile liberty, dando vita a uno dei primi grand hotel d’Europa. Allo stesso tempo, alla fine del 1800, Taormina divenne una destinazione alla moda per i turisti europei, attratti dallo splendido scenario naturale e dalla sua reputazione, sempre più famosa per le grandi feste e l’atmosfera libertina. La famiglia Cerami decise, in seguito, di affittare l’hotel ad una società di gestione alberghiera, chiamata Sgas (Società Grandi Alberghi Siciliani) che all’epoca gestiva molti degli hotel più prestigiosi in Sicilia, fino a quando, diversi anni dopo, ne vendette anche la proprietà.

All’inizio del 1900, la notorietà dell’hotel era cresciuta a tal punto da attrarre famosi scrittori, artisti, personaggi e nobili dell’epoca come il Re Edoardo VII d’Inghilterra, il secondo Barone Rothschild, Oscar Wild e D.H. Lawrence. Questo glorioso momento fu interrotto durante la seconda guerra mondiale, quando il Palazzo San Domenico divenne il quartier generale dell’esercito tedesco e, di conseguenza, fu preso d’assalto e bombardato dagli Alleati nel 1943. La chiesa del convento fu quasi totalmente distrutta – tanto da dover in seguito essere riscostruita, utilizzando però gli originari elementi architettonici e diventando la nuova sala da ballo dell’hotel.

Dal 1950 in poi, il San Domenico torna a splendere e diventa una vera icona, accogliendo le più illustri celebrità del mondo del teatro e del grande schermo, tra cui Greta Garbo, Ingrid Bergman, Audrey Hepburn, Elizabeth Taylor e Sophia Loren. Divenuto un hotel internazionale, il San Domenico ha ospitato i leader politici del mondo, durante il vertice del G7 nel 2017. Ora questo iconico indirizzo apre un nuovo capitolo della sua storia, diventando il nuovo Four Seasons Hotel in Italia, con la promessa di continuare a celebrare la sua reputazione e anima leggendaria.

Per informazioni: www.fourseasons.com/it/taormina

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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