Oschiri, alla scoperta dell'altra Sardegna e dell'altra Gallura
Non è propriamente Gallura, ma nemmeno troppo Logudoro. È un po' Barbagia, ma forse anche Goceano. Oschiri è terra di confine, o di tanti confini: perdiamoci tra la sua storia antica, tre le sue tradizioni e la sua cucina tipica
È un'isola fatta di mille diversità la Sardegna. Il suo ambiente naturale si esprime in verdi distese collinari che si arrampicano su in alto, fino a toccare alte vette, qui e là bagnate da bacini artificiali, laghi che sono opere dell'uomo a raccontare che l'acqua, qui come ovunque, è un bene primario. Per capire la Sardegna e poter beneficiare di quanto sa offrire, bisogna andare oltre ai propri occhi, bisogna conoscerla. Questa terra è come una tela, un'opera d'arte di grande pregio, come un dipinto che per capirne il valore devi conoscere la sua storia, il suo tratto, le sue pennellate, i suoi colori. Devi sapere cosa vuole raccontare, cosa c'è dentro ad ogni sfumatura, ad ogni tocco. E come un quadro è la Sardegna. Una terra capace di entrare nell'anima, di cambiarci, di renderci migliori. La Sardegna è un'isola, un luogo, vero... ma se vai oltre a ciò che vedono i tuoi occhi, è molto di più... La Sardegna può essere un'amica, una confidente, una luce...
Oltre il mare estivo c’è di più…
Può esserlo per alcuni, non per tutti. Per tanti è una meta turistica fantastica, la tappa preferita per le proprie vacanze, dove vivere l'estate tra bagni nel mare cristallino e distese al sole su spiagge sconfinate per efficaci cure elioterapiche. Tutto meraviglioso, è vero. Ma è solo la piccola, sottile superficie di un tutto che pochi, pochissimi conoscono. Al di sotto di quella superficie c'è un altro mondo, più sconosciuto, ancor più straordinario, più emozionante. La Sardegna, più di altri luoghi al mondo, non basta vederla, serve guardarla. E quando hai imparato a guardarla, non solo con gli occhi, ma con la mente, con l'anima, con il cuore, cominci a sentirla.
Ed è da quell'istante che inizia ad essere quell'amica che non vorrai mai più perdere. Ti fermi con lei, in riva al mare o su un altopiano, tra le ombre di un bosco o in cima ad una vetta, sotto una quercia o dentro un tafone, ai bordi di un lago o poggiato a un nuraghe. E ascolti. Senti la sua voce che è vento, foglie, onde, ma anche campanacci e richiami di uccelli, sassi che rotolano e acqua che scorre. Senti la vita. E scopri che è fatta di tante cose, tante vite. La Sardegna non deve essere visitata, deve essere vissuta. Altrimenti è spreco.
L'Altra Gallura: Oschiri, un'entroterra sconfinato
Non è propriamente Gallura, ma nemmeno troppo Logudoro. È un pò Barbagia, ma forse anche Goceano. Oschiri (OT) è terra di confine, o di tanti confini.... Una volta atterrati o sbarcati ad Olbia, qui ci arrivate in poco più di mezz'ora. Ad accogliervi un paese semplice al primo impatto, ma si sa... bisogna andare oltre l'apparenza. E dietro a ciò che vediamo c'è un mondo da scoprire. E da vivere. E da gustare!
Patria delle panadas
Oschiri è la patria delle panadas e la Bottega dei Sapori è la loro casa. Nel laboratorio che sorge a pochi metri dalla bella chiesa della Beata Vergine Immacolata (che merita una visita), Lella Fenu con le giovani figlie conducono uno staff al femminile, capace di sfornare quotidianamente oltre mille panadas ogni giorno, preparate, impastate, imbottite e “cucite” rigorosamente a mano! Non ci sono macchine che sostituiscono le mani di queste donne e lo capisci dalla “spizzicata” che orna ogni panada, una specie di ricamo che è la chiusura di questo “piccolo panetto” che può essere riempito con carne di maiale o con verdure o ancora, se torniamo alle origini, con l'anguilla.
L'anguilla perché Oschiri è bagnato dal lago Coghinas, un bacino artificiale, come tutti i laghi della Sardegna (non ci sono laghi naturali sull'isola), che è popolato di tanti pesci, soprattutto anguille e pescegatto. Lella e Sapori di Oschiri, però, non è solo panadas. In questo laboratorio di bontà si producono dolci tipici e pasta fresca che, abbinati ad una attenta e accurata selezione di prodotti sardi, sono un richiamo per l'ampia clientela che viene qui anche dai comuni limitrofi.
Ma non è tutto. Lella tra le sue passioni vanta anche quella del vino e, dopo aver conseguito il diploma sommelier Onav (Organizzazione nazionale assaggiatori vino), ha voluto creare un luogo adatto alla degustazione dei vini. Bottega dei Sapori è diventato così anche enoteca, con una cantina molto suggestiva che apre le porte ai visitatori proprio nella parte inferiore del laboratorio: sopra si producono le bontà tipiche galluresi e sarde, sotto le si degustano accompagnate dai vini del territorio (tel. +39 079.732069).
Decidiamo di fermarci qualche giorno qui, ad Oschiri? Ottima pensata! Scegliamo se rimanere in paese? Non ci sono tante alternative, solo due B&b, uno dei quali, Olaspri, è sulla via principale, proprio sopra ad un bar della stessa gestione (tel. +39 345.5840890).
Agriturismo il Nuraghe, ai piedi del lago
Se vogliamo però non solo soggiornare, ma vivere un'esperienza, la scelta giusta è Agriturismo il Nuraghe del lago Coghinas. La famiglia Massini che ci accoglie è quanto di più variegato e completo in un ipotetico menu dell'accoglienza! Primo piatto: Margherita, la figlia che coordina l'intero funzionamento di questa meravigliosa e curiosa macchina. Secondo piatto: Caterina, la mamma che in cucina prepara piatti che uniscono tradizione e ricerca. Contorno: Francesco, il marito che lo trovi nell'orto, tra i colori e i sapori di quelle verdure che vengono servite ai tavoli, ad impreziosire le gustose portate. Dessert: Carlo, il papà che è un cantastorie, un creativo, un artista, un po' l'essenza di questo locale, colui che ha avuto l'idea e l'ingegno di costruire un nuraghe a due passi dal lago per ospitare al suo interno gli ospiti, in un contesto tra storia e fascino, disponendo di tutti i maggiori comfort. All'Agriturismo il Nuraghe del lago Coghinas si mangiano ottimi antipasti tra cui salumi e formaggi, oltre a gustose creazioni a base di verdure, a seguire i tipici malloreddus, la fregola o le orecchiette con melanzane e pulpedda, ma anche il tradizionalissimo pan'e fittas o l'immancabile porcetto. Si termina con i dolci locali come la seadas e torte fatte in casa. Ma se qualcuno volesse azzardare qualcosa di più particolare, il consiglio è di chiamare, prenotare e chiedere di poter terminare la cena con “sa tumbada” (o sa timballa), una specie di budino tipico sardo con un retrogusto di caffè. Ad accompagnare il buon cibo i vini locali, o meglio, con il vino domestico.
Città del vino… domestico
È curioso l'aspetto che riguarda il vino di Oschiri. All'ingresso del paese il cartello ci informa che Oschiri è Città del vino. Giriamo, guardiamo, chiediamo, ma di aziende che lo producono non c'è nemmeno l'ombra! Allora perché Città del vino se non c'è nemmeno una cantina? Semplice. Perché ogni famiglia ha una sua piccola produzione e spesso, anche un piccolo vigneto di proprietà. Ogni casa, in latino “domus”, ha il suo vino, il vino “domestico”. Questo lo troveremo anche nei locali, portato al tavolo, sfuso, presentato appunto come il vino domestico, il vino della casa.
Trattoria Pes, tipica osteria di paese
Un luogo dove questo vino non manca mai e dove ti possono raccontare questa curiosa storia... “domestica”, è la Trattoria Pes. Bisogna tornare in centro paese, avvicinarsi nella zona del municipio, lasciare l'auto nei paraggi e salire i due o tre gradini di questo locale, una specie di tzilleri, se si trovasse un po' più in là, in zona Barbagia. È una tipica osteria di paese, tanto originale quanto suggestiva e rara da trovare, soppiantate dai locali un po' alla moda, un po' da turista, che nulla hanno a che fare con la tradizione della Sardegna, con le sue origini, le sue radici. Qui dentro, invece, c'è tutto questo, compreso le sedute semplici e spartane, l'arredo essenziale e, diciamo così, minimalista. E soprattutto c'è la storia della cucina, che unisce la trippa alla cordula, i ravioli alle seppioline in umido, il formaggio arrosto alla salsiccia in un menu semplice che parla la limba sarda in tutti i suoi sapori. Qui, seduto a uno dei 4 o 5 tavoli di questa trattoria, i fratelli Antonello, Gianmario e Peppe ti accompagnano in un percorso di gusto, mentre servono, nello stesso momento, birrette e campari ai clienti del bar che siedono lì vicini, a due metri da te, con i quali puoi intrattenere una chiacchierata con facilità, tra una portata e l'altra. È racchiuso in queste sdrucite mura tutto lo spirito sardo, cordiale e pieno di amistade, l'amicizia in stile isolano, diretta e pura.
Esci da Trattoria Pes e ti incammini all'auto, consapevole che Oschiri è proprio quella Sardegna che non conoscevi, attratto e abituato a quei luoghi splendidi, a quella costa che lascia a bocca aperta per la sua naturale bellezza, ma che ha barattato la sua vera identità a favore del turismo mare-spiaggia-abbronzatura.
Saper viaggiare è capire il perché della Gallura “dal mare all'entroterra”, dove uno è il perfetto complemento dell'altro, dove insieme diventano davvero insuperabili, per un'offerta turistica strutturata che tarda ad arrivare, che rimane solo di pochi fortunati, di chi ha chiaro che il bello che fa la differenza non è in ciò che vedi, ma soprattutto sta in ciò che scopri esserci dietro.
Alle radici della storia millenaria
Allora andiamo alla scoperta dell'Altare di Santo Stefano, un monolite il cui fascino è dato anche dalla sua incerta origine, sicuramente ultramillenaria, e dalla sua funzione, del perché delle sue profonde incisioni così perfette e geometriche. Si stende per circa 10 metri e mantiene in sé tutti i segreti e i misteri di antiche civiltà, un unicum in tutta l'isola, ma anche in tutta l'Italia non si hanno esempi simili. Lì attorno sono sparse diverse Domus de janas e altre rocce anch'esse scavate con gli stessi simboli geometrici dell'altare. La sacralità del luogo è resa ancor più forte dalla piccola graziosa chiesetta campestre di santo Stefano che sorge proprio di fronte al monolite.
Si lascia questo sito dopo aver respirato la storia di antiche culture di popoli ed epoche lontane, per avvicinarsi ad un'altra tappa immancabile nella visita ad Oschiri. Si tratta di un piccolo edificio colorato che svetta al centro di una distesa rurale, la chiesa di nostra Signora di Otti. Se la vuoi vivere in tutta la sua magia, il rito è sempre quello, lo stesso di sempre: il silenzio e l'ascolto. La scopri così, piccola e grandiosa, semplice e suggestiva. Scopri che l'ingresso non è sul frontale come è normale che sia, ma su un lato, mentre attorno i suoni sono quelli del vento, delle piante, del bestiame al pascolo.
In ascolto con formaggio, pane carasau e vino
Puoi sederti lì, ore e ore per un tempo che passa lieve, che accarezza il viso, che rasserena l'animo. E possiamo anche darci al godereccio, se vogliamo. Saremo passati prima dal caseificio Fogu, nei pressi del paese, e ci saremo portati via una peretta, qui detta “panedda”, dallo zaino sfiliamo quel po' di pane carasau, quella mezza bottiglia di vino domestico che ci siamo fatti dare dai fratelli Pes, un paio di panadas che Lella ci ha incartato e quei pomodori dal sapore inconfondibile che Francesco ci ha messo tra le mani nella nostra visita all'orto dell'agriturismo di Margherita. E il pensiero è “cosa c'è di più?”... Pace, natura con i suoi suoni, sapori veri, rustici e autentici, com'è questa terra, com'è questa gente. Semplicemente straordinario, unico, indimenticabile!
Tutt’intorno silenzio, natura e storia
Dovremmo andare in visita anche alla bella chiesa di Nostra Signora di Castro, per la verità la principale tappa di Oschiri, per valore e significato. Dovremmo andare anche a fare una visita alla chiesetta di san Leonardo, E perché no? Anche alla Foresta demaniale di Su Filigosu dove l'Ente Forestas ha avviato un'ottima produzione di miele. E dovremmo rientrare in paese perchè c'è il Museo archeologico ed etnografico che vale davvero la pena non perdere... Quante cose, quanta bellezza, quanta storia...
Ora però sono qui e mi sono tagliato una fetta di panedda con il mio pattadino, il coltello artigianale tipico di Pattada, piccolo borgo a pochi minuti da qui, dove Salvatore Fogarizzu, noto Boiteddu, li produce uno ad uno e ne fa piccoli gioielli da usare per rendere unici certi momenti, come questo, seduto qui, al centro del mondo, tra i colori di Otti, sotto questo cielo blu.
Rimango qui, fino al tramonto, a domani per tutto il resto. Ho il tempo dalla mia parte, quello che qui scorre lento, che mi fa vedere cosa c'è oltre, dietro a queste immagini di puro splendore. Quello che non vedi con gli occhi, quello che riempie il cuore di gioia, di pace, di voglia di vita.
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Alberto Lupini