Apriamo il balcone e così ci godiamo la brezza marina. Sembra proprio il vano di una spaziosa e ariosa balconata il Vico Satriano a Napoli, nel cuore del quartiere Chiaia. A monte l'elegante Via Poerio, a valle la Riviera di Chiaia. Verso il mare la Villa Comunale e poi il lungomare e…il mare di Napoli. Aria frizzantina dal mare proveniente: la brezza, appunto. E qui in Vico Satriano, accorto ed opportuno, ancorché di certo vincente il restyling, si ripropone accattivante la Taverna La Riggiola. In dialetto napoletano, la riggiola è la mattonella da pavimento.

Taverna La Riggiola: la sala
Taverna La Riggiola, la squadra
Smart l'intuizione del patron Pietro Micillo: cucina tradizionale senza che ciò costituisca gabbia all'estro, all'inventiva, al talento e alla robusta tecnica dello chef napoletano Marco Montella, poco più che trentenne con pregresse esperienze vissute in Sardegna. Quanta garbata efficacia nelle due piccole brigate. Ad affiancare lo chef Montella in cucina c'è Marcello Cenere.

Taverna La Riggiola: la squadra
Al governo della sala c'è il valente maître e sommelier Fabio Di Costanza, dalla giovane e brava Wendy Nieva coadiuvato. Locale piccino, tavoli ben distanziati tra loro: atmosfera che trasuda schietta ospitalità. All'esterno pochi tavoli, fruibili nelle lunghe estati di qua!
Taverna La Riggiola, come si mangia
Alla memoria ricorrendo, ancor prima che agli appunti, raccontiamo di pranzo in una giornata primaverile di quelle che stimolano tempestivo cambio di guardaroba. Quel tepore primaverile che fa dire…l'estate è già qui! Ben costruito, lieve e delicata la mano dello chef Montella, il carciofo imbottito con pecorino, pane, prezzemolo, aglio e olive itrane. Mare in tavola, con sapori veri ma senza eccessiva invadenza, il polpo cotto a bassa temperatura brasato all'aglianico e zenzero con vellutata di sedano rapa. Dei vini diremo tra poco. Di stagione, esecuzione impeccabile, il primo piatto: fettuccine fatte a mano con asparagi e pancetta croccante, mantecate con burro salato e Caciocavallo Silano Dop stagionato in grotta: spiccato contrappunto di sapori.
Taverna La Riggiola: il carciofo
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Taverna La Riggiola: il polpo
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Taverna La Riggiola: fettuccine fatte a mano con asparagi e pancetta croccante
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Taverna La Riggiola: il carciofo
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A seguire, un trittico di arduo amalgama: mazzancolle al brandy, pesce azzurro affumicato a freddo con salsa teriyaki, seppia marinata. Risultato di sorprendente eccellenza. La salsa teriyaki, di concezione giapponese si ottiene con zucchero, salsa di soia, mirin e sakè. Il mirin è una sorta di sakè dolce. A compimento di sì delizioso pranzo, una squisita caprese fatta in casa. Di rigore, imperdibile a fine pasto, il nocillo preparato dal patron Micillo (rima involontaria!) cogliendo le noci nell'esoterica notte di San Giovanni, il 24 giugno.
Taverna La Riggiola, come si beve
Carta dei vini non sterminata, enfasi trasparente e voluta su alcuni vini, affettuosamente definiti “vini della casa” in quanto fatti nella tenuta che il nipote del patron possiede a Melizzano, nel Sannio. Un bianco, la Falanghina del Sannio, e un rosso, l'Aglianico Beneventano.

Taverna La Riggiola: carta dei vini non sterminata, ma curata
E perché consigliati? Per due motivi: sono molto buoni ed è ottimo il loro rapporto prezzo/qualità. Come è ciò possibile? Il patron ha attuato quanto dovrebbe essere il comportamento saggio dei ristoratori: al suo costo ha addizionato un ragionevole quanto legittimo margine. Tutto qui! Insomma, al prezzo di dieci euro a bottiglia, si riempiono lietamente i calici.
Taverna La Riggiola, le serate a tema
Altra intuizione di successo del patron sono le serate a tema, ogni settimana ostriche e bollicine, e ogni mese una cena speciale. Si comincia mercoledì 16 aprile con il fritto napoletano, si prosegue giovedì 15 maggio con la serata borbonica, e ancora, giovedì 12 giugno la cena a tema “gran crudo”. Già in programma, ma non ancora a data certa, la cena a tema “quinto quarto”. Conto di commovente onestà.
Vico Satriano 12 80121 Napoli (Na)