Menu Apri login

Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
lunedì 08 dicembre 2025  | aggiornato alle 11:39 | 116192 articoli pubblicati

Dentro il mondo di Roberto Bandini: cucina viva, istintiva e narrante

Fra ricordi d’infanzia, intuizioni di viaggio e una sensibilità rara per ingredienti e stagioni, il percorso dello chef del locale di Castel San Pietro Terme (Bo) si traduce in piatti che cambiano come un racconto vivo

 
07 dicembre 2025 | 21:30

Dentro il mondo di Roberto Bandini: cucina viva, istintiva e narrante

Fra ricordi d’infanzia, intuizioni di viaggio e una sensibilità rara per ingredienti e stagioni, il percorso dello chef del locale di Castel San Pietro Terme (Bo) si traduce in piatti che cambiano come un racconto vivo

07 dicembre 2025 | 21:30
 

Un’esperienza davvero fuori dall’ordinario quella che si vive nell’atmosfera intima e accogliente del Ristorante Bandini di Castel San Pietro Terme (Bo), la nota cittadina termale lungo la via Emilia, fra Bologna e Imola. Perfetta proiezione del connubio formato dalla tracimante creatività dello chef Roberto Bandini ai fornelli e dalla empatica e discreta gestione della sala della compagna Laura De Santis, il locale sotto i portici castellani rappresenta una meta raffinata per chi cerca un fine dining di carattere che affonda le radici nella memoria romagnola per muoversi con naturalezza verso molteplici orizzonti.

Dentro il mondo di Roberto Bandini: cucina viva, istintiva e narrante

La sala del Ristorante Bandini di Castel San Pietro Terme (Bo)

La visione culinaria di Roberto Bandini

Uno stile culinario contemporaneo, quello di Roberto, con continui riferimenti alla tradizione e un approccio istintivo e personale, in cui materia prima, sostenibilità e stagionalità restano sempre al centro, arricchite da un tocco - che sia di consapevolezza tecnica o di pura ispirazione dell’attimo fuggente - capace comunque di stupire. «Definisco la mia cucinasimbioticaperché seguo un approccio che unisce cibo, corpo e natura, fondato su sostenibilità, equilibrio e rispetto del ritmo stagionale» spiega Roberto Bandini.

Dentro il mondo di Roberto Bandini: cucina viva, istintiva e narrante

Lo chef Roberto Bandini

«Ogni piatto è la rielaborazione di una suggestione: un bosco, un fiume, un luogo o un ricordo dell’infanzia, un dettaglio colto durante un viaggio. Nulla è rigido, nulla è replicato meccanicamente, e infatti i miei menu cambiano di frequente. Sono d’accordo con Pellegrino Artusi che scriveva come la cucina sia “bricconcella”, nel senso che è imprevedibile e sensibile a tutto ciò che la circonda». Roberto Bandini, romagnolo di nascita e cuoco viaggiatore per vocazione, a due anni dall’apertura continua a implementare di particolari di gusto il suo locale sia nell’arredamento che nella mise en place. Giusto per dare un’idea della sua instancabileenergia circolare”, produce con le sue mani anche il porta-grissini in ceramica che accoglie l’ospite al suo arrivo a tavola.

L’esperienza al Ristorante Bandini: atmosfera, aperitivo e menu

Prima della cena, o per un drink in compagnia, la formulaL’aperitivo Randagiopropone un pit-stop al bancone con cocktail classici e contemporanei, accompagnati daiGeneri di confortofirmati dallo chef, fra gli sgabelli e il bel divano arancione che campeggia all’ingresso, perfetto per un momento di relax attendendo che si faccia l’ora di sedersi dall’altra parte della sala. Fra i quattro menu degustazione, per il periodo delle festività è stato ideato il Menu Dicembre, un percorso in sei portate che richiama colori, profumi e sapori dell’inverno. Materie prime di terra e mare, di bosco e fiume ispirano l’intuizione dello chef che costruisce piatti espressivi e appaganti.

Dentro il mondo di Roberto Bandini: cucina viva, istintiva e narrante

Particolare della zona bar del Ristorante Bandini

Tenendo come base il nuovo menu dicembrino mascarrocciandoanche negli altri in carta, abbiamo avuto modo di degustare alcune sue creazioni che sinteticamente enunciamo insieme a qualche breve nota a margine. Non senza che Roberto abbia fatto arrivare in tavola prima una fragrante pagnottina in stile pugliese, schiacciatine friabilissime e altre carbo-diavolerie frutto della sua pregressa esperienza di panificatore, che da sole giustificano la sosta.

Il percorso gastronomico: piatti, ricordi e suggestioni

Dopo una amuse bouche - che da Roberto e Laura diventano “coccole” - materializzatasi in un soffice micropanino al cacao accompagnato da speck d’anatra e pera volpina, al tavolo si palesa il primo della lista dicembrina, ovvero Calamaro, puntarelle, pompelmo e limone nero (persiano), un piatto davvero sorprendente con il calamaro scottato alla perfezione, con un lieve retrogusto fumé, le puntarelle vitalizzate dalla freschezza acidula del pompelmo e l’aglio nero a completare la perfetta scena aromatica. A seguire un equilibrato e croccante Carciofo alla brace, topinambur e ristretto di canocchie, capace di creare un ideale gemellaggio fra il carciofo alla giudia romano e il ristretto di canocchia romagnolo, in un connubio di sapori inaspettato e di grande piacevolezza, che ancora una volta testimonia la predilezione (e la maestria) di Roberto per le cotture brevi e per l’uso del forno Kamado per affumicature e rifiniture. La carrellata prosegue con Anguilla glassata, saba, bietola, dove la glassatura dell’anguilla è ottenuta con la saba combinata con una salsa di soia giapponese invecchiata, per un effetto finale che da Comacchio ci proietta verso un gusto orientaleggiante.

I ricordi si fanno sentire nel Passatello tostato, verza e cremoso di castagne, retaggio della singolare tecnica della nonna che usava passare i passatelli in padella per farli tostare leggermente. Qui i sapori sembrano riportare al Casentino della sua infanzia a Galeata, dove Roberto è cresciuto, pur essendo nato a Forlimpopoli (guarda caso la stessa cittadina di Pellegrino Artusi). Con la quinta portata si approda in Riviera con il Pesce San Pietro, crema di cozze, cavolo riccio e spuma allo zafferano, ma sempre con una gamma di rimandi dove si leggono al chiaroscuro le diverse esperienze internazionali dello chef. Infine chiusura di pasto affidata alla Bavarese allo squacquerone, radicchio tardivo caramellato e piadine caramellate. Un “piatto del ricordo” dove lo squacquerone si fa inaspettata e golosa crema, il radicchio tardivo caramellato con la saba guarnizione speciale e, a delimitarne i confini, due cerchi di piadina caramellati e leggermente tostati, sorta di sintesi di appartenenza geografica.

Selezione delle materie prime, cantina e filosofia del territorio

La carta dei vini, a cui si dedicano sia Laura che Roberto, valorizza la straordinaria ricchezza del patrimonio vitivinicolo italiano, condita da mirate incursioni d’Oltralpe. Le etichette sono selezionate di volta in volta in armonia con la proposta gastronomica, privilegiando produzioni identitarie e di qualità. La filiera delle materie prime è selezionata con estremo rigore: i formaggi provengono da piccoli caseifici della Vallata del Bidente, le carni da allevatori locali e nazionali, il pesce dal Mercato Ittico di Rimini. Accanto ai prodotti del territorio, Bandini sceglie anche ingredienti e vini da un mercato europeo di nicchia, con attenzione alla qualità, alla sostenibilità e all’etica. Proposte culinarie che si pongono come racconti di luoghi, incontri e stagioni, avvolti nel calore della tradizionale accoglienza romagnola, per un indirizzo da segnarsi in rubrica e, di tanto in tanto, andare di soppiatto a scoprire, al di là di ciò che si legge nel menu, cosa frulla nell’“ispirazione del giorno” del funambolico Roberto Bandini.

Che cosa sapere su Roberto Bandini

Puntellato dai ricordi gastronomici dell’infanzia, a cui accede spesso nell’ispirazione dei suoi piatti, il percorso nella ristorazione di Roberto Bandini inizia molto precocemente, già a tredici anni fra le cucine dell’Agriturismo Poderone, nel Parco nazionale delle Foreste casentinesi, Monte Falterona e Campigna, al fianco di Lorenzina Benilli. Qui, e negli stage successivi, impara che un piatto nasce prima dalla terra e poi dalle mani. Successivamente esperienze in Italia, Europa e Stati Uniti - inclusi i sette mesi nel ristorante californiano dello chef Nicola Mastronardi - consolidano tecnica, disciplina e una particolare sensibilità nel leggere gli ingredienti, accostarli con equilibrio e valorizzarli senza stravolgimenti.

Dopo anni di nomadismo culinario, Bandini sceglie di tornare nella sua Romagna portando con sé uno sguardo più ampio e un’idea di cucina fuori dagli stereotipi, caratterizzata da eleganza, naturalezza e cura del dettaglio. Forte di uno spirito imprenditoriale solido e di una visione chiara, avvia prima un panificio artigianale e poi un food truck di qualità, fino a trovare la suacasasotto gli antichi portici castellani. Il viaggio, tuttavia, resta una componente fondamentale della sua creatività. Nei suoi spostamenti osserva, raccoglie e si lascia suggestionare dai paesaggi che attraversa: boschi, coste, mercati, colori e atmosfere che diventano materia viva per nuovi piatti. Ogni esperienza è un seme che, nella quiete della cucina, trova forma e linguaggio, trasformandosi in una peculiare impronta culinaria e gustativa.

Via Camillo Benso Conte di Cavour 37 40024 Castel San Pietro Terme (Bo)
Tel +39 051 0232700

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Foddlab
Fontina DOP
Hospitality
CostaGroup

Foddlab
Fontina DOP
Hospitality

CostaGroup
Molino Pasini
Robo