Il Sannio ha sua storia che comincia ben prima di Roma e che culmina con la dominazione longobarda (VII-X secolo). Valli e contrafforti montuosi, dolci i declivi collinari dove il paesaggio è alternanza, ma talvolta anche abbracci, tra uliveti e vigneti. Siamo ai piedi del Massiccio del Taburno, sui contrafforti dell'ubertosa Valle Telesina, alla periferia del grazioso borgo di Melizzano (Bn). In lontananza placidamente scorre il fiume Calore. E qui, luogo tranquillo e ameno, troviamo Locanda Radici.
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L'esterno di Locanda Radici a Melizzano (Bn)
Locanda Radici: come è la filosofia dei fratelli D'Amico
Locale elegante, sapientemente arredato, tavoli ben distanziati tra loro, il colore bianco a infondere a mo' di sottofondo cromatico, l'atmosfera placida e serena di chi è qui per vivere quella deliziosa esperienza cognitiva ed emozionale resa gioiosamente possibile dai fratelli D'Amico: Angelo ai fornelli ad interpretare la sua cucina, fatta di utilizzi propri e mai avventati delle rigogliose materie prime che il Sannio sa donare, Giuseppe in sala e cantina, fine narratore di quanto si avvicenda in tavola. Circa 40 i coperti all'interno dell'articolata struttura, circa altrettanti all'aperto, allorquando la propizia stagione consente di avere per tetto il cielo stellato.
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Locanda Radici: Giuseppe e Angelo D'Amico
Due i punti focali dei fratelli D'Amico: le radici e l'ecosostenibilità. Le radici, proprio per enfatizzare quanto esse siano il valore fondante l'attività, sono nel nome del locale: Locanda Radici. Le radici intese come la memoria dell'infanzia dalla quale attingere spunti per innesco delle proposte da inserire a menu. Essere sanniti comporta forte valenza identitaria. L'ecosostenibilità in quanto la scelta di ogni ingrediente per realizzare ogni portata tiene conto dell'impatto ambientale, del risparmio energetico e del fattore economico. Un'apposita simbologia (un trifoglio che assume tre colori diversi) presente sul menu, rende consapevole il cliente di quanto il piatto in procinto di essere scelto sia ecosostenibile.
L'esperienza enogastronomica alla Locanda Radici di Melizzano
Ad ogni modo, coerentemente, l'intera proposta ristorativa non deroga da una soglia minima di ecosostenibilità. Quanto segue è narrazione di un pranzo di fine gennaio, una giornata di sole, di quelle che farebbero dire... la primavera è già qui. Ad imbandire la tavola immacolata, impeccabilmente elegante quanto sobria la mise en place, arrivano i pani fatti in casa utilizzando grani antichi del Sannio. Squisita la focaccia di grano tenero all'origano e i grissini al finocchietto. In tavola i due condimenti canonici: il burro proveniente dai pascoli del Matese e l'olio da uliveti sanniti.
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La sala di Locanda Radici
La carta dei vini è doviziosa e compilata a mo' di cerchi concentrici: dapprima i vini “oltre l'Italia”, poi quelli “oltre la Campania” ed infine i vini campani elencati per aree vitivinicole con opportuno riguardo al Sannio. Ci si affida saggiamente al sommelier Giuseppe per la successione dei vini a calice. E così accade. Pertanto, nell'appropriato calice un sorprendente Inganno 572 Brut VSQ Riesling Metodo Classico fatto da Calatroni nell'Oltrepò pavese, ottenuto da uve riesling italico affinato 10 mesi sui lieviti. Potenza magica del vino: lo si sorseggia con grande piacere e nello scorgere in lontananza il fiume Calore, volentieri vogliamo immaginare che a scorrere soavemente sia il Ticino.
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Locanda Radici: Coniglio alla cacciatora in olio cottura
Che bontà il duplice benvenuto di Angelo: Alice ripiena di mentuccia, provola e rapa; Cannolino di pane con ricotta agli agrumi. Golosa successione di prelibati assaggi, a partire da una delicata Civet di Verza, nocciole, piedino di maiale, su di essa delicata caduta di petali del tartufo nero pregiato del Taburno. Angelo è ben consapevole che la territorialità non deve divenire gabbia. Che senso avrebbe? E pertanto, sapendo intercettare in filiera corta i fornitori giusti, se pesce arriva nella sua cucina, possiamo esserne certi è pesce fresco del Tirreno, raramente di altri mari ma comunque sempre del Mediterraneo.
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Locanda Radici: Cappellacci allo scarpariello 2.0
A testimonianza di ciò un piatto che palesa la grande maestria dello chef: calamaro arrosto, cardoncelli, ceci, cipolla, lardo di maiale nero, rape. Scorgiamo in questo piatto una piacevole nota connotante la cucina di Angelo: saper lavorare in “separatezza dei sapori”. Componenti di questo piatto, al netto del calamaro protagonista, ben altri sei ingredienti. Orbene, nessuna sovrapposizione, bensì una deliziosa contiguità. A seguire, squisito omaggio alla carne bianca con Coniglio in olio cottura alla cacciatora. Nel calice, adesso, uno tra i migliori sauvignon blanc che ci sia mai capitato di assaggiare: il Sauvignon Blanc 2023 fatto da Mount Riley nell'area del Marlborough, in Nuova Zelanda. E davvero il Sauvignon di Marlborough ha inserito la Nuova Zelanda nella mappa mondiale del vino eccellente.
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Locanda Radici: Lingotto di stinco di maiale
Angelo ci anticipa che adesso arriveranno in successione due primi piatti. E sia. Il primo dei due è Cappellacci allo scarpariello 2.0: davvero un piccolo capolavoro, per sapienza di farcia e per armonia del giaciglio; anche qui, provare per credere, sfoggio di “separatezza dei sapori”. Connotazione che parimenti ritroviamo nella portata successiva: Gnocchi di cicerchie con genovese di ortaggi e capperi di Pantelleria. Audace quanto ben riuscito il guizzo creativo che abilita un sorprendente secondo piatto: Lingotto di stinco di maiale con gambero, papaccele napoletane, aglio fermentato, melagrana e mostarda. Chapeau. Sannita il rosato proposto: Vita Nuova fatto da Cautiero, ottenuto da uve aglianico. Un sontuoso, quasi sempre introvabile, Moscato di Baselice ci accompagna nella squisita parte finale di sì sontuoso pranzo. A mo' di pre-dessert, Bon bon ai ricordi d'infanzia. Il dessert è Cioccolato castagne arance e rum, favoloso. Piccola pasticceria: tartufo carote e zenzero, madeleine all'olio di oliva, tartelletta al tiramisù.
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Locanda Radici: Tartelletta al tiramisù
Da notare che Locanda Radici ha ben quattro menu degustazione, ognuno di essi con l'opzione dei vini in abbinamento, e inoltre ha il menu feriale Pausa Pranzo e, vera chicca molto piacevole, il menu Zoomer dedicato agli under 35. L'esperienza vissuta a Locanda Radici è memorabile. I fratelli D'Amico hanno competenza vieppiù crescente, difatti nell'evoluzione dei piatti e nell'articolazione dei menu si palesa appieno la loro meritoria tensione al miglioramento continuo. Ci aggiungiamo la passione che sanno trasmettere anche allo loro squadra, ci aggiungiamo un innato talento e allora come potrebbe non essere ogni volta l'esperienza a Locanda Radici sempre piacevolmente sorprendente.
Contrada San Vincenzo 82030 Melizzano (Bn)