Viaggio a Pantelleria, l’isola del sole e del vento. In un momento, l’inizio di dicembre, dove mostra il suo volto meno evidente, meno da cartolina. Quando i suoi abitanti sono 8mila e non quattro volte di più. Più vicina alla costa tunisina che a quella siciliana, è caratterizzata da un territorio vulcanico e terrazzato, molto fertile. Qui, nel cuore del Canale di Sicilia, l’agricoltura ha un peso rilevante; la pesca è marginale.
Uva Zibibbo: dalla terra al calice
La filiera agroalimentare
E proprio per valorizzare la sua anima terrestre il Consorzio volontario per la tutela e la valorizzazione dei Vini a Doc dell’isola di Pantelleria ha organizzato un tour di conoscenza e approfondimento, storico, culturale, enogastronomico. «Un'occasione – ha ricordato il presidente Benedetto Renda - per scoprire non solo la viticoltura eroica in un periodo dell'anno insolito, ma di fondamentale importanza per la preparazione della prossima vendemmia, ma anche per mettere in luce una virtuosa filiera agroalimentare. Punti di forza dell’economia locale». L'agroalimentare è anche una potente leva di marketing per il turismo. Uno snodo che però rischia il cortocircuito, indebolito, se così si può dire, dal fuoco amico. «Il duro lavoro manuale in vigna - ha annotato il presidente - negli ultimi decenni ha spinto però i giovani verso il mondo delle ristorazione e degli alberghi ed è venuta meno la manodopera. La nostra terra è un patrimonio che va valorizzato e il Consorzio sta portando avanti una importante campagna di comunicazione e sensibilizzazione nei confronti delle nuove generazioni».
La Vite ad Alberello
La vigna a Pantelleria può infatti contare solo sulle braccia dell’uomo, non ci sono macchine che possano sostituire il contadino. Sui terrazzamenti, quasi ovunque con pendenze estreme, la vite viene allevata al di sotto del livello del suolo, in una larga conca che ripara dai venti. Questa pratica è utile anche a equilibrare lo sviluppo della parte aerea rispetto a quella radicale, in modo tale che la mano dell’uomo possa facilmente intervenire sulle vite, durante tutto il suo sviluppo vegeto-produttivo. Proprio per questo a Pantelleria si parla di viticoltura eroica: le lavorazioni, infatti, durante tutto l’anno richiedono un monte ore di lavoro, per unità impiegata, che supera di almeno tre volte quelle necessarie alla coltivazione di un normale vigneto sulla terra ferma. Non a caso la pratica agricola della Vite ad Alberello di Pantelleria è iscritta dal 2014 tra i Beni immateriali dell’umanità dell’Unesco.
La potatura di una Vite ad Alberello
Muretti a secco
«Il contadino pantesco – è stato sottolineato – pratica la poesia senza accorgersene e compie un costante atto d’amore di fronte alla generosità della terra». Una terra che viene certo amata, ma prima conquistata, spietrata. Un altro elemento che caratterizza il paesaggio pantesco sono i muretti a secco, costruiti nel tempo dai contadini senza alcun tipo di malta, soltanto con pietre non lavorate, sistemate e concatenate in doppia fila, a contatto o, se troppo spesse, con un’intercapedine riempita di pietrame minuto. Presenti in tutta l’isola, costituiscono il perimetro di confine e contenimento dei terreni, quasi sempre terrazzati a causa dei dislivelli del suolo vulcanico.
Tre coltivazioni
Un’isola che scandisce l’anno lungo tre coltivazioni, quella del cappero, a cui segue la vendemmia dell’uva Zibibbo e infine la raccolta delle olive. Tre piante che vengono difese da luce e vento mantenute addossate al terreno. Il termine ulivo strisciante non ha bisogno di commenti. Chi invece può crescere senza problemi grazie a una diversa fatica dell’uomo sono gli agrumi. A Pantelleria sono protetti dai Giardini Panteschi, torri di pietra lavica figlie della bonifica dei terreni. «Ne sono stati censiti 400 – ha spiegato Giuseppe D’Ajetti, che in quello di famiglia protegge dal vento e dal sole un arancio di 150 anni con un innesto di due mandarini – Possono essere circolari, ellittici, a ferro di cavallo, ma devono mantenere un rapporto preciso tra diametro e altezza». Le pietre di risulta hanno creato delle utili, suggestive opere d’arte. Architettura introspettiva.
Moscato Passito di Pantelleria Doc 2001
Enogastronomia in scena
Presso le aziende vinicole guidate da Salvatore Murana e Fabrizio Basile è andata in scena la gastronomia pantesca, sia di gioioso stampo tradizionale sia di raffinata interpretazione degli ingredienti del territorio. In abbinamento i vini delle cantine associate al Consorzio. Un mosaico enologico che ha visto protagonisti Passito e Moscato di Pantelleria, Pantelleria Bianco e Bianco Frizzante, Pantelleria Moscato Liquoroso e Moscato Spumante, Pantelleria Passito Liquoroso. Fondato nel 1997, oggi il Consorzio (dati 2020) conta 328 soci viticultori e 8 vinificatori per una superficie totale di 320,19 ettari. Di vino Pantelleria Doc sono stati imbottigliati 6.965,28 ettolitri, di cui 4.717,09 di Passito Liquoroso e 1.089,90 di Passito.
Tra i punti fermi del Consorzio – in un dichiarato intento di salvaguardia colturale e culturale –oltre all’approfondita analisi clonale e dei profumi delle uve pantesche di zibibbo, anche il recupero dei terrazzamenti sui quali i vigneti hanno dimora da secoli. Scongiurare il loro deterioramento significa salvare le radici degli uomini e delle vigne. Le radici della storia.
Consorzio Pantelleria
Via P.E. Pellegrino - 91017 Pantelleria (Tp)
Tel 0923 912730
www.consorziopantelleria.it