Gustare pane e salamella all'aria aperta - o salamina o strinù - come si dice fra Brescia e Bergamo - è uno dei momenti di libertà più incredibili in questo tempo di lockdown. Ecco come un ristoratore (che ha preferito mantenere l'anonimato) si reinventa il lavoro e un minimo reddito al Passo del Maniva, nel Bresciano, a cavallo fra valli Sabbia, Trompia e Camonica.
L’arte montana di arrangiarsi con salamelle all’aperto per sopravvivere
Zona arancione fino al 15 gennaio, tutto fermo compreso gli impianti di sci con un manto nevoso di oltre un metro e mezzo. «A quota 1700 non ci si piange addosso – dice il titolare del ristorante - E all'esterno del locale abbiamo creato due punti di appoggio per scialpinisti, ciaspolatori e semplici appassionati della montagna».
All'esterno del locale sono stati creati due punti di appoggio per scialpinisti e ciaspolatori
Stagione difficilissima per gli albergatori più piccoliTutto chiuso all'interno. Nei locali non si entra se non per casi di estrema necessità, si rimane all'esterno sotto due funghi giganteschi per trovare un minimo di conforto. Una stagione generosa di neve come non mai, ma di duri sacrifici per gli albergatori, soprattutto i più piccoli.
Qui al Maniva l'hanno risolta così.
Pane e
salamella (o strinù), pane e
formaggio fuso,
spritz (o pirlo rinforzato) e per corroborarsi l'immancabile
bombardino.
«Certo - dicono le due ragazze che servono nelle due casette allestite all'esterno del locale - non è come sedersi al caldo. Il cassetto piange, ma per gli appassionati della neve e delle ciaspole trovare un punto di appoggio è come scaldarsi al sole ferragostano».
Un modo, insomma, per
sopravvivere. Nella speranza che davvero il 18 gennaio si possano riaprire gli impianti e salvare almeno metà stagione invernale.