Gaeta, città di mare che di mare sa ecletticamente vivere tra stagione balneare, fervide attività portuali e cruciale base navale militare, ha allocazione differente a seconda che la categoria sia la geografica, e allora siamo nel Lazio, nel Basso Lazio e, per definizione, nell'eponimo Golfo, oppure sia storica, e allora siamo nel Regno delle Due Sicilie, e Gaeta fu l'ultima sede del Governo borbonico prima della sconfitta finale.
Qui ancora si parla il dialetto napoletano e di radice schiettamente napoletana è la cucina, sontuosa interpretazione della quale piacevolmente troviamo all'Antica Pizzeria Ristorante Ciro. Il locale, luminoso e ampio, bella la terrazza sul mare, appropriati gli arredi, ha sua linea di cucina che l'affabile patron Giorgio Moffa sintetizza saggiamente e con sagace colorito partenopeo: pizza napoletana (il forno a legna è a vista all'ingresso) e cucina di mare secondo le ricette napoletane ma con l'inarrivabile freschezza del pescato locale.
Qui, vorremmo aggiungere, oltre al quasi km zero, c'è il “freezer zero”. Coraggiosa, encomiabile scelta del patron. Professionale, in understatement, l'attenzione alle stagioni. Gioiosamente fittizia la presenza della carta, fiduciario e ben riposto l'approccio, ci si affida al competente personale di sala. L'antepasto intriga: fiore di zucca pastellato con farcia costituita da saporita ricotta di Agerola; mozzarella in carrozza, filante come golosamente ci si attende che sia, robusto peperone ripieno: delizia per il palato.
Ci accompagna per tutto il pasto, da Casa D'Ambra, l'ischitano Biancolella, che si rivela abbinamento perfetto; carezzevole il suo colore giallo paglierino. In attesa del primo, a testimonianza di quanto sempre felice sia il suo apparire a tavola, giunge la pizza margherita. Il pomodoro è il San Marzano Dop, il fiordilatte è quello di Agerola. In uscita forno generosa spolverata di Pecorino Romano Dop e, a felice compimento, filino d'olio da monocultivar itrana dell'azienda agricola Cosmo Di Russo.
E dopo mezza pizza margherita, e mezzo calice di Biancolella, potrebbe non essere il momento di un eccellente primo piatto? E, stante la navigata maestria dello chef, potrebbe non risultare eccellente un primo piatto dove la pasta è data dai pennoni rigati del Pastificio Gentile ed il pesce che il tutto nobilita è un coccio freschissimo? Doviziosa la pesca, pesante la rete, altro coccio freschissimo sostanzia ottimo secondo, impeccabilmente eseguito: il coccio all'acqua pazza. E siamo al dolce. In sembianza di torta, corpulenta la rivisitazione, originale l'interpretazione: ecco a noi il marron glacé. Ci piace.
Cediamo alla ghiottoneria e assaggiamo anche una delizia al limone semplicemente… deliziosa! Da tradizione, mai sia detto che ci si alzi da tavola senza il caffè. Pranzo sontuoso e dovizioso; graditi i tempi sornionamente lenti. È locale che attinge a cucina che viene da lontano. È locale che saprà ancora andare lontano. È approdo sicuro. Conto di commovente onestà. In due, bottiglia di Biancolella inclusa, appena 80 euro. E il sole che pian piano si tuffa nel mare lo si contempla con passeggiata sul lungomare, del pranzo serbando piacevolissimo ricordo.