L’unione Europea, almeno per il momento non vuole entrare nel merito della questione dello sci a Natale (la Francia ha già deciso di chiudere e l’Austria non ne vuole sapere), ma intanto i Governatori delle Regioni hanno chiesto al governo nella videoconferenza in vista del prossimo Dpcm di valutare la chiusura delle frontiere in caso di divieto di riapertura degli impianti da sci. L'obiettivo dei governatori sarebbe evitare così la concorrenza degli Stati europei che invece dovessero permettere le vacanze sulla neve. Leggi Austria, Slovenia e Svizzera in primo piano. Il Governo avrebbe avanzato l'ipotesi di obbligare alla quarantena al ritorno chi dovesse andare all'estero durante le vacanze natalizie, ma questo sembra un provvedimento di scarsa efficacia e che esporrebbe tutti a troppi rischi. Insomma, andare a sciare sotto Natale sarebbe come il Ferragosto in Costa Smeralda o a Ibiza. Meglio evitare...
E questo mentre il Governo ha confermato che di riapertura degli impianti si potrà parlare soltanto dopo le feste di Natale. Gli impianti da sci e il sistema vacanze invernali che sono fondamentali per la nostra economia riapriranno quando l'epidemia si sarà raffreddata, speriamo nel giro di un mese, un mese e mezzo. «I ristori saranno garantiti per tutte le attività che non potranno aprire - ha detto intanto il ministro Boccia - La sicurezza delle persone e la salute vengono prima di tutto. Dobbiamo chiudere questa seconda ondata evitando la terza e mantenendo la convivenza con il virus con il massimo della sicurezza». Anche in Germania si è scelta la linea della massima prudenza, nella consapevolezza che, ha detto oggi il ministro Helge Braun, davanti a noi ci sono mesi invernali difficili, e questo vale fino a marzo.
Il problema dei ristori e gli 8 miliardi disponibili con lo scostamento di bilancio per allentare le tasse
Tenere chiuso fino a dopo le festività tutti gli impianti sciistici vuol dire però creare una nuova voragine nel mondo del turismo. Ed è a questo che il prossimo Dpcm (il quater sui ristori) dovrà dare una risposta ad impianti, alberghi e ristoranti. Qualche spiraglio, almeno per quanto riguarda la partita fiscale, viene dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: «Lo scostamento di bilancio ci consentirà di intervenire sulle prossime scadenze fiscali attraverso una loro sospensione più larga rispetto a quella realizzata fino adesso che riguardava esclusivamente i settori dei codici Ateco oggetto di restrizioni e anche di ristori. Stiamo lavorando per il prossimo decreto che utilizzerà questi 8 miliardi per avere un rinvio delle scadenze fiscali per tutti i settori economici che hanno subito delle perdite».
Le risorse messe in campo per i primi tre decreti legge ristori superano largamente la cifra di 10 miliardi di euro. A cui si aggiungono ora altri 8 miliardi di euro, grazie allo scostamento di bilancio, che andranno «per la quasi totalità a un intervento sul terreno fiscale, per rinviare le scadenze fiscali», ha detto dal canto suo il viceministro dell'Economia, Antonio Misiani, intervenendo nell'aula del Senato in occasione della richiesta di scostamento di bilancio. «È evidente che non sono sufficienti per affrontare e ristorare le attività economiche interessate dalle misure restrittive», ha poi aggiunto, lasciando la porta aperta a necessari nuovi interventi.
E per negozi e ristoranti a Natale?
Uno dei opunti aperti del confronto Regioni/Governo è quello degli orari di apertura delle attività commerciali per lo shopping dei regali e di quelle di ristorazione. L'altro quello degli spostamenti tra regioni per raggiungere i parenti: anche su questo l'orientamento prevalente del governo sarebbe rigoroso, con il divieto totale, a prescindere dalle colorazioni, eventualmente con qualche deroga. A giorni, forse prima, saranno riconvocate le Regioni.
All'ordine del giorno dell'incontro tra Governo e Regioni anche la scuola
Per tornare al confronto Governo/Regioni c’è anche la partita scuola. «Le regioni unanimemente hanno ritenuto di suggerire al governo di procrastinare al 7 gennaio ogni riapertura della didattica in presenza per chi è ancora oggi in didattica a distanza». Così ha sintetizzato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. «Tutte le regioni hanno unanimemente ritenuto di dire al Governo che si tratterebbe di una mossa inopportuna in questo momento soprattutto alla vigilia della pausa festiva delle scuole - ha detto Toti - in assenza di un programma di scaglionamento degli ingressi e in assenza di un servizio pubblico che oggi prevede capienza al 50% e andrebbe ritoccata».