E ora è come una gara contro il tempo. Mentre Draghi e Meloni organizzano un passaggio di consegne per contrastare efficacemente il caro energia che sta mettendo in ginocchio mezza Italia, le imprese dell’accoglienza cercano soluzioni tampone per non chiudere. Dopo due anni di pandemia (che non è ancora domata e potrebbe rialzare la testa in poche settimane), bar, ristoranti e alberghi devono fare i conti con costi fissi praticamente insostenibili. Al punto che, dai panettieri alle trattorie, si allunga ogni giorno l’elenco di chi getta la spugna e, invece del menu, espone in vetrina le bollette di gas ed elettricità con costi alle stelle per spiegare perché chiude.
E al tempo stesso fioccano le proposte e i suggerimenti per come risparmiare ogni giorno: dall’eliminazione degli arrosti (che richiedono tempi lunghi di cottura e quindi elevato consumo di gas) alla riduzione di qualche grado della temperatura dei frigoriferi. E speriamo solo che dopo lo spegnimento dei “funghi” nei dehors (che segue l’obbligo di non superare i 29°C nel riscaldamento) non si pensi di risparmiare anche sul lavaggio delle tovaglie o delle lenzuola dopo che alcune lavanderie industriali (aziende energivore) hanno aumentato le tariffe di quasi il 30%.
La mancanza di gas potrebbe colpire tutti, portandoci inevitabilmente ad una condizione da stato di guerra
Ci aspetta un periodo difficile, quasi come in tempo di guerra
Ridurre i consumi e tornare a un po’ più di sobrietà sarebbe più che opportuno al di là dell’attuale crisi energetica, ma non può essere certo questa la soluzione al disastro che si sta preparando. La mancanza di gas potrebbe colpire tutti, portandoci inevitabilmente ad una condizione da stato di guerra. Mancheranno le granate o i bombardamenti, ma il drastico calo di consumi e del tenore di vita che ci potrebbe attendere rischia di essere peggio di quanto ognuno di noi si aspetta.
Il turismo rischia oggi almeno quanto l’industria siderurgica
Ricordare le follie di quanti si oppongono ancora oggi a termovalorizzatori, gassificatori, pale eoliche o pannelli fotovoltaici in nome di una falsa tutela ambientale sarebbe un po’ come sparare sulla croce rossa. Ma certo non si può nemmeno fare finta di nulla e sperare che altri, più accorti di noi, ci allunghino parte della loro coperta, già corta. Si deve bloccare subito la rincorsa dei prezzi energetici e ricordarsi che il turismo rischia oggi almeno quanto l’industria siderurgica: la chiusura di decine di migliaia di imprese famigliari avrebbe effetti catastrofici per tutti gli indotti, dalla filiera agroalimentare a chi produce forni.
Il nuovo Governo metta subito in atto dei provvedimenti
Prezzi controllati (anche per scongiurare nuove speculazioni come quelle sulla benzina che, pur non avendo mai rischiato di mancare, era salita ad oltre 2 euro al litro) e tassazione ai massimi livelli sugli extraprofitti delle aziende energetiche sono alcuni dei provvedimenti che il nuovo Governo dovrà inevitabilmente adottare, togliendo ogni genere di vincolo (che non sia legato alla sicurezza) per la realizzazione di impianti per produrre energia, ovviamente meglio se pulita. E se anche dovremo stare un po’ più al freddo, l’importante è poter bere delle bollicine o mangiare una pizza fuori casa.