Transatlantic trade and investment partnership (Ttip). Di cosa si tratta? Di qualcosa di grande e importante che probabilmente cambierà la nostra struttura commerciale e produttiva, alimentare, farmaceutica e agricola, ci vorrà più di un articolo per riuscire a spiegare, capire, analizzare cosa è il Ttip.
Cominciamo con il dire che non tutti sono d’accordo su questo trattato-progetto che vede coinvolti i 50 stati Usa e i 28 stati europei, che rappresentano il 50% del Pil mondiale e un terzo del commercio globale. L’accordo tra l’altro potrebbe essere esteso ad altri partner con cui i due blocchi hanno accordi commerciali, per esempio l’americano Nafta (North american free trade agreement) e l’europeo Efta (European Free Trade Association). Naturalmente i blocchi asiatici non staranno alla finestra.
Quindi da un’analisi già su questi numeri appare chiara la rilevanza del trattato che in realtà è un accordo di libero scambio tra le due piattaforme geografiche; evidentemente un accordo storico. Proviamo a tradurre con un linguaggio facile cosa potrà accadere: abbattimento di tutti gli ostacoli tariffari, dazi, normative, accesso diretto al mercato.
Partiamo dal fondo; cosa accadrà delle Dop, delle Igp, delle Doc e di tutte le altre sigle italiane ed europee che in questi anni si sono contraddistinte come eccellenze agroalimentari? Chiaro che alcune provocazioni sul mercato tentano di farsi spazio. Il formaggio prodotto con il latte in polvere è già un tentativo di aggirare le norme e leggi attuali, ma quando il Ttip sarà operativo quale sarà la portata dei cambiamenti produttivi? In questo momento la bozza dell’accordo è disponibile sul sito della Commissione europea, ben 24 capitoli, centinaia di pagine grazie al nostro paese che ha chiesto una maggiore trasparenza. Le trattative già in essere dal 2013.
L’obiettivo finale è quello di integrare i due mercati, riducendo i dazi doganali e rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere tariffarie, le differenze in regolamenti tecnici, le norme e procedure di omologazione, gli standard applicati ai prodotti, le regole alimentari, sanitarie e fitosanitarie, la bozza del trattato conterebbe limitazioni sulle leggi che i governi partecipanti potrebbero adottare per regolamentare diversi settori economici, tra cui banche, assicurazioni, telecomunicazioni. Sarà ammessa la libera circolazione dei lavoratori di tutte le nazioni firmatarie.
Qui comincia a sorgere un primo dubbio: in questi tempi e giorni di immigrazioni selvagge, per esempi i vari trattati, tipo Dublino o Schengen, che fine faranno? Oppure proprio per via di questo trattato Ttip, le nazioni coinvolte come si comporteranno? Da una prima analisi del trattato, appare tra l’altro e non è questione da poco, che qualsiasi soggetto economico privato, se espropriato dei suoi investimenti, avrebbe diritto a compensazioni a valore di mercato, aumentate di interesse. È proposta anche l’ammissibilità per i soggetti privati, di muovere azioni legali contro i governi in presenza di una violazione dei diritti degli stessi privati.
Significa dare potere totale alle multinazionali? Il mondo del farmaco ma evidentemente anche quello alimentare sono e saranno tra i due settori maggiormente deregolamentati. Gli già ampi fenomeni di “Disease mongering” (mercificazione della malattia) potrebbero aumentare in maniera smisurata. Si tratta di operazioni di marketing finalizzate per esempio all’introduzione di un farmaco già pronto per l’immissione sul mercato. Una tecnica mediante la quale si creano patologie allo scopo di vendere più farmaci. Lo stesso vale anche per un alimento: nuovi bisogni salutistici, spesso ampliati proprio da una medianicità abnorme, stanno incrementando la vendita di prodotti biologici, di nuovi ingredienti, o contro vecchi ingredienti. Ciò che sta accadendo con l’olio di palma è significativo in questo senso. Il tabacco sarà anch’esso al centro di una deregolamentazione.
Siamo solo agli inizi del percorso di spiegazione del Ttip, ma chiudiamo questa prima parte sull’argomento con due preoccupazioni illustrate dal Bmj (
British medical journal) nel novembre 2014 e firmate da Hilary J. e Jarman H.: «il rischio per la salute pubblica è che i principi e le norme fondamentali saranno considerati come merce di scambio legittimi per tentativi di negoziare vantaggi economici». Sempre sul Bmj, Matthew Limb esprime la preoccupazione per il rischio che il Sistema sanitario nazionale inglese possa essere smantellato con gli accordi del Ttip.
Da noi cosa sta succedendo? Siamo la patria del buon cibo, la sede dell’attuale Esposizione universale, dove nessun convegno ha discusso il Ttip, forse per la presenza super sponsorizzata di multinazionali che hanno messo il silenziatore. Nella prossima “puntata” approfondiremo anche questi aspetti.