I tesori nascosti nei borghi italiani Una “mappa del cibo” firmata Coldiretti
Al via a tutti gli effetti l'Anno nazionale del Cibo italiano, e a prenderne le redini è subito Coldiretti che ha realizzato una mappa gourmet ad hoc sui tesori gastronomici nascosti nei 5.567 borghi d'Italia , un modo originale per raccontare sia il patrimonio paesaggistico, culturale e artistico che quello della tavola
11 gennaio 2018 | 09:53
L'occasione per questa mappa, oltre alla più generale istituzione dell'Anno del cibo, è la prima rassegna dei prodotti tipici dei comuni con meno di 5mila abitanti per far conoscere le specialità territoriali conservate da generazioni negli angoli più remoti del Paese.
Insomma, mentre si rimane in attesa di direttive più concrete da parte delle istituzioni, associazioni di cuochi come Itchef-Gvci e confederazioni come Coldiretti si attivano per dare risalto a un'iniziativa che, meglio di quelle degli anni passati, merita di essere valorizzata.
I prodotti tipici di questi borghi sono una risorsa custodita fuori dai tradizionali circuiti turistici che potrà ora essere tutelata e promossa grazie alla nuova legge che contiene misure a sostegno del patrimonio enogastronomico dei piccoli borghi. Qualche esempio? A Vernasca in provincia di Piacenza si trova il borgo incastellato di Vigoleno, dove si tralizza un Vin Santo che con circa 5mila bottiglie si contende il titolo della più piccola Doc d'Italia con il vino Loazzolo, realizzato esclusivamente nell'omonimo paesino dell'Astigiano.
Le specialità territoriali si producono anche in quei comuni colpiti dal terremoto, come quello di Montelupone nel Maceratese (3.584 abitanti) dove si continua a coltivare un carciofo violaceo noto anche come "scarciofeno"; simile quello aquilano di Campotosto (537 abitanti), patria dell'omonima mortadella, uno dei salumi più imitati d'Italia.
Anche le isole più piccole, come ad esempio quella palermitana di Ustica, nel cuore del mar Tirreno, hanno legato il loro nome a prodotti particolari. Le minuscole e laviche lenticchie di Ustica, appunto. Ci sono anche prodotti gastronomici le cui origini si perdono nella storia e si legano ad antiche tradizioni religiose, come la molisana treccia di Santa Croce di Magliano, che in occasione delle feste della Madonna dell'Incoronata e del Patrono San Giacomo viene messa a tracolla durante i riti e successivamente consumata in allegria come ottimo formaggio.
Non mancano prodotti di nicchia come il friulano aglio di Resia (1.021 abitanti), dal sapore intenso, piantato durante l’inverno sino a mille metri di altitudine in piccoli orti che guardano a Sud. Scatenano l’orgoglio del mondo contadino lucano i fagioli di Sarconi Igp (1.418 abitanti) che comprendono numerose tipologie di cannellino e di borlotto noti localmente con diversi appellativi, tra i quali curiosi sono "tovagliedde rampicanti", "napulitanu vasciu", "napulitanu avuti", "ciuoti o regina", "tabacchino", "muruseddu" o "truchisch".
E, infine, sono tipiche di piccoli comuni, come quello di Storo (4.678 abitanti) alcune produzioni che per secoli hanno rappresentato la base dell’alimentazione: la farina gialla realizzata attraverso la macinatura a pietra del mais coltivato nella Valle del Chiese.
Per trovare queste specialità e per scoprire il vero cibo italiano garantito da Campagna Amica, la Coldiretti fa sapere che sarà attiva per tutto l’anno del cibo italiano nel mondo l’app Coldiretti Farmers for you che ricerca nei mercati, nelle fattorie, negli agriturismi dove soggiornare e mangiare, e nelle botteghe: oltre 10mila punti in tutta Italia.
Insomma, mentre si rimane in attesa di direttive più concrete da parte delle istituzioni, associazioni di cuochi come Itchef-Gvci e confederazioni come Coldiretti si attivano per dare risalto a un'iniziativa che, meglio di quelle degli anni passati, merita di essere valorizzata.
I prodotti tipici di questi borghi sono una risorsa custodita fuori dai tradizionali circuiti turistici che potrà ora essere tutelata e promossa grazie alla nuova legge che contiene misure a sostegno del patrimonio enogastronomico dei piccoli borghi. Qualche esempio? A Vernasca in provincia di Piacenza si trova il borgo incastellato di Vigoleno, dove si tralizza un Vin Santo che con circa 5mila bottiglie si contende il titolo della più piccola Doc d'Italia con il vino Loazzolo, realizzato esclusivamente nell'omonimo paesino dell'Astigiano.
Le specialità territoriali si producono anche in quei comuni colpiti dal terremoto, come quello di Montelupone nel Maceratese (3.584 abitanti) dove si continua a coltivare un carciofo violaceo noto anche come "scarciofeno"; simile quello aquilano di Campotosto (537 abitanti), patria dell'omonima mortadella, uno dei salumi più imitati d'Italia.
Anche le isole più piccole, come ad esempio quella palermitana di Ustica, nel cuore del mar Tirreno, hanno legato il loro nome a prodotti particolari. Le minuscole e laviche lenticchie di Ustica, appunto. Ci sono anche prodotti gastronomici le cui origini si perdono nella storia e si legano ad antiche tradizioni religiose, come la molisana treccia di Santa Croce di Magliano, che in occasione delle feste della Madonna dell'Incoronata e del Patrono San Giacomo viene messa a tracolla durante i riti e successivamente consumata in allegria come ottimo formaggio.
Non mancano prodotti di nicchia come il friulano aglio di Resia (1.021 abitanti), dal sapore intenso, piantato durante l’inverno sino a mille metri di altitudine in piccoli orti che guardano a Sud. Scatenano l’orgoglio del mondo contadino lucano i fagioli di Sarconi Igp (1.418 abitanti) che comprendono numerose tipologie di cannellino e di borlotto noti localmente con diversi appellativi, tra i quali curiosi sono "tovagliedde rampicanti", "napulitanu vasciu", "napulitanu avuti", "ciuoti o regina", "tabacchino", "muruseddu" o "truchisch".
E, infine, sono tipiche di piccoli comuni, come quello di Storo (4.678 abitanti) alcune produzioni che per secoli hanno rappresentato la base dell’alimentazione: la farina gialla realizzata attraverso la macinatura a pietra del mais coltivato nella Valle del Chiese.
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Alberto Lupini
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