Il 2018 sarà anno dedicato a promuovere la cultura del cibo italiano, puntando soprattutto, almeno da quanto si evince dal documento realizzato tra ministero dei Beni culturali e Coldiretti, sul turismo agroalimentare.
Ad annunciare
quest'iniziativa, che prenderà il via da gennaio, è stato propio il Ministro
Dario Franceschini. A commentare l'iniziativa anche
Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali: «Dedicare il 2018 al cibo italiano significa porre ancora una volta l'accento su parole chiave come qualità, eccellenza e sicurezza che rendono unici i nostri prodotti». Seguono concettualmente a ruota le parole del presidente di Coldiretti,
Roberto Moncalvo: «Un'azione che genererà conoscenza ed educazione al buon cibo, facendo dei turisti stranieri gli ambasciatori del Made in Italy a tavola italiano nel mondo».
Su questo proposito si è però espresso anche
Mario Pusceddu, presidente di Isvra, Istituto italiano per lo sviluppo rurale e l'agroturismo, smorzando un po' gli entusiasmi espressi dai colleghi: «Verrebbe da dire che si tratta di una bella idea, per sostenere le eccellenze agroalimentari italiane e il turismo verso il nostro Paese. Ma i precedenti, e lo stato dell'arte, suggeriscono considerazioni ben diverse».
Queste considerazioni, Isvra, le chiarisce in maniera esaustiva: riporta infatti che, allo stato attuale delle cose, non esiste alcun programma di eventi e iniziative che richiamino l'attenzione dei turisti, italiani e stranieri, sull'Anno del Cibo. Per rimarcare quanto questa mancata pubblicità di un'iniziativa così rilevante possa portare a risultati scarsi, Isvra cita anche altri esempi che paiono somigliare a questo. L'Anno nazionale dei cammini, ad esempio, indetto nel 2016, il cui Atlante digitale, tuttavia, è stato pubblicato in internet solo nel novembre scorso, vale a dire dopo due anni. E ancora, il 2017 Anno dei Borghi, il cui sito internet, realizzato per l'occasione (www.viaggio-italiano.it) è stato talmente poco pubblicizzato da risultare al seimilionesimo posto della graduatoria mondiale di consultazione.
Isvra allarga un po' i suoi orizzonti, e decide di paragonare i dati citati dal Ministro Franceschini a quelli dell'Istat. Se il primo cita ripetutamente un incremento del turismo a due cifre, Isvra di contro parla, su base di dati Istat, di una crescita di arrivi del 3,1% e di presenze (pernottamenti) del 2,6% - due stime ben lontane tra di loro. Quindi, conclude Isvra, il nostro Paese, che con il suo patrimonio paesaggistico, storico-culturale, enogastronomico, dovrebbe essere leader turistico dell'area, in realtà starebbe ulteriormente perdendo importanti quote di mercato.
Riportiamo integralmente la conclusione che Isvra ha voluto dare a questa situazione, sopra esposta: «Nonostante ciò, (il nostro Paese) fa finta di nulla, festeggia trionfalisticamente successi che non ci sono, e già indice, per il 2019, l'anno del turismo lento: con oltre un anno davanti, c'è da augurarsi che sia organizzato come si deve».