Stretta sul fumo dall'Ue: in arrivo il divieto nei dehors di bar e ristoranti

L'Ue, con una silent procedure, vuole estendere, entro il 6 novembre, il divieto di fumo ai dehors di bar e ristoranti, oltre che a parchi, fermate del bus e stazioni ferroviarie . Il provvedimento riguarda anche e-cig e dispositivi a tabacco riscaldato. Calugi (Fipe) commenta: «Tema molto delicato. E mi chiedo: chi si assumerà la responsabilità di controllo?»

25 ottobre 2024 | 12:37
di Nicholas Reitano

L'Ue non guarda in faccia a nessuno. Sì, perché entro il 6 novembre, attraverso una silent procedure (ossia una procedura che eliminerebbe qualsiasi tipo di confronto con gli Stati membri), punta a prendere una decisione storica, drastica, estendendo il divieto di fumo anche nei dehors (la zona esterna di un locale con tavoli e sedie, ndr) di bar e ristoranti. Una stretta che rischia di colpire duramente un comparto che sta cercando di rialzarsi dopo il "gancio" pesantissimo inferto dalla pandemia. «È un tema molto delicato, perché da una parte riguarda due diritti: il diritto di chi fuma e, dall'altra, il diritto di chi non fuma. Certamente noi guardiamo questa normativa con interesse, ma bisogna evitare di assumere una posizione ideologica» ha commentato a Italia a Tavola il direttore generale della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), Roberto Calugi.

Cosa prevede la nuova stretta sul fumo dell'Ue?

La stretta, simile a quella presentata dal ministro della Salute Orazio Schillaci nel marzo 2023 e successivamente bloccata dalle lobby del fumo, tuttavia, non si limita ai dehors di bar e ristoranti. La Commissione europea punta ad ampliare il divieto di fumo anche a parchi giochi e aree di divertimento, edifici pubblici, fermate degli autobus e stazioni ferroviarie.

Ma non è tutto, perché il provvedimento coinvolgere una vasta gamma di dispositivi, non limitandosi alle sigarette tradizionali, ma includendo anche i prodotti di nuova generazione come le sigarette elettroniche, le "puff" (e-sig usa e getta) e i dispositivi a tabacco riscaldato.

Stretta sul fumo dall'Ue: impatto e responsabilità per i ristoratori

Da qui, le preoccupazioni di Calugi sul tipo di responsabilità che potrebbero ricadere sui ristoratori, evidenziando le difficoltà pratiche e gestionali che comporterebbe il controllo sul rispetto dei divieti: «Se una persona esce dal locale per fumare, non si può ritenere responsabile il ristoratore per un comportamento esterno. Bisogna anche fare una distinzione tra sigarette tradizionali e prodotti senza combustione: soprattutto in spazi aperti come i dehors, questi ultimi hanno un impatto diverso rispetto alle sigarette tradizionali. È per questo che raccomandiamo prudenza ed equilibrio nei giudizi, evitando approcci, appunto, ideologici».

Di fatto, con circa 10 milioni di fumatori attivi e oltre 75 miliardi di sigarette consumate nel solo 2023, il mercato del fumo in Italia - purtroppo - è significativo, e una regolamentazione troppo rigida potrebbe ridurre il numero di clienti nei locali dotati di spazi esterni come terrazze e dehors, aree importantissime per la ristorazione e ospitalità. Calugi ha aggiunto un ulteriore punto critico, quello dei controlli, chiedendo maggiore attenzione: «Chi si assume la responsabilità di verificare tutto questo? Nei locali chiusi è certamente più facile; negli spazi aperti, invece, diventa davvero complicato. I ristoratori non possono controllare l'universo mondo, e questo mi preoccupa molto. Gli imprenditori vogliono fare gli imprenditori, non i controllori» ha spiegato il direttore generale della Fipe.

La stretta sul fumo dell'Ue e l'impatto economico su bar e ristoranti

Sul piano economico, l'allarme è alto: la ristorazione, che si sta lentamente risollevando dopo i duri colpi della pandemia, potrebbe vedere rallentata la propria ripresa. Calugi ha concluso sottolineando come il divieto di fumo esteso agli spazi aperti, comprese - ad esempio - le terrazze degli hotel, potrebbe avere un impatto pesante: «Un divieto di fumo esteso anche a spazi aperti come le terrazze degli hotel avrebbe sicuramente conseguenze economiche. Chi gestisce questi spazi ne risentirebbe, ma è difficile stimare le cifre in questo momento». Cifre che, d'altronde, rischiano di essere da capogiro.

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Alberto Lupini


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