Il Covid sembra essere in una fase di contrazione e il Governo, insieme ai diversi tavoli tecnici, è al lavoro per varare nuove regole di contenimento del virus, questa volta meno restrittive. Il Decreto legge (o il Dpcm) potrebbe essere approvato la prossima settimana e dovrebbe riguardare in particolar modo la scuola e il sistema dei colori per le regioni. Nel frattempo, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri si è lasciato andare sul tema dello stato d'emergenza. La misura straordinaria, in vigore dal gennaio 2020, non dovrebbe essere rinnovata e scadere quindi il 31 marzo.
Stato d'emergenza, nessuna proroga: cosa cambia?
Il sottosegretario alla Salute Sileri è stato chiaro: «A meno di nuove varianti più letali o di un consistente peggioramento della pandemia, lo stato d'emergenza non verrà prorogato». Dall'1 aprile quindi si potrebbe entrare in una nuova fase della gestione della pandemia. Lo stato d'emergenza garantisce infatti poteri straordinari al Governo e ha permesso in questi mesi critici di agire con urgenza derogando alle norme di legge (pur rispettando i principi generali dell’ordinamento) attraverso il potere di ordinanza, che ha permesso, per esempio, l'emanazione dei Dpcm.
Nel caso della pandemia, il potere è stato attribuito alla struttura commissariale, guidata oggi dal generale Francesco Fiugliuolo, e al ministero della Salute, coadiuvato dal Comitato tecnico-scientifico. La mancata proroga porterà quindi in primis a un ridimensionamento della struttura commissariale e del Cts, ma anche a un ritorno alla "normalità legislativa", con chiaramente tempi più lunghi nell'emanazione delle misure.
Non prorogare lo stato d'emergenza sarebbe infine anche un messaggio chiaro: riconoscere che il Covid sta mollando la presa e premere per il ritorno alla normalità. Una linea che altri paesi hanno già iniziato a seguire, su tutti Spagna e Gran Bretagna.
Regole e Covid, si va verso un allenamento
Che la direzione sia appunto quella di un graduale allentamento delle misure anti Covid sembra evidente. Lo ha dimostrato anche il ministro della Salute Roberto Speranza che nei giorni scorsi ha annunciato la rimozione dell'obbligo di tampone per i cittadini europei che entrano in Italia a partire dall'1 febbraio, oltre all'apertura di nuovi corridoi turistici extraeuropei. Non dovrebbero però essere le uniche misure più "permissive" in programma. La parola d'ordine sembra ora "semplificazione".
I colori delle regioni restano, ma cambia il sistema
Nel Decreto legge che potrebbe essere approvato la prossima settimana, si metterà sicuramente mano al sistema dei colori che regola le regioni. Non ci sarà un'abolizione, come chiesto da molti governatori, ma una semplificazione. Dovrebbero infatti essere modificati gli indicatori, ma soprattutto dovrebbe rimanere una sola distinzione. Da un lato la zona rossa e dall'altro tutte le altre attuali fasce di colore. Un passaggio peraltro non così complesso, considerato che per i vaccinati, che oggi rappresentano quasi il 90% della popolazione, già non sussistono particolari differenze.
Chi ha il Super green pass nel secondo caso potrà accedere a qualsiasi attività, mentre sono ancora da definire la limitazioni per le eventuali zone rosse. Si va poi verso la proroga della mascherina all'aperto, anche in zona bianca.
Scuola: solo autosorveglianza, niente quarantena
Novità in vista anche per quanto riguarda la scuola. Se scatta la Didattica a distanza, per la positività di più studenti, ci sarà l'autosorveglianza e non più la quarantena. Non solo: i guariti dal Covid potranno ritornare in classe con il solo tampone positivo, senza più dover prima passare dal proprio medico. Infine, per gli studenti vaccinati si pensa alla rimozione dell'obbligo di tampone anche se considerati contatti stretti di un positivo in classe. Avranno soltanto l'obbligo di indossare una mascherina Ffp2 per dieci giorni.