Social media, app e comunicazione Le linee guida per il ristoratore di oggi

21 gennaio 2017 | 09:29
di Vincenzo D’Antonio
Le domande mai poste e noi a domandarci il perché delle non poste domande. 80 anni fa: “sai usare la radio?”; 50 anni fa: “sai usare la televisione?”; 20 anni fa: “sai usare il cellulare?”. Ecco, domande che nell’ambito della comunità di persone adulte in normale vita di relazioni sociali, non ci si pone. Perché non ci si pone la domanda? Perché si dà per acclarato che, naturalmente, in apprendimento contestuale all’armonia del vivere quotidiano, ci sia approccio confidenziale, ovvero senza soggezione, con apparecchi frutto di tecnologia applicata. Usiamo radio, televisione e cellulare senza aver frequentato un corso atto ad insegnarci l’utilizzo di questi “compagni di vita”. Radio, televisione e cellulare vivono con noi.

Domanda attuale: “sappiamo usare i social media ?” Forse sì, forse no. In Italia, dovremmo essere circa 28milioni di utenti attivi. Ma se la domanda, quasi capovolta, divenisse un’altra? Se la domanda da porsi fosse: “sai come i social media ti usano?” Bella domanda; intrigante alquanto!



Eccoci, allora, nel mondo della “community always on” dove noi tutti siamo sempre “prosumer” ovvero produttori e nel contempo consumatori di...? Già, di cosa!? Verrebbe da dire “informazione”, ma invece è ben altro, situato ben oltre. È “conoscenza”. Noi tutti siamo, in pesi e misure anche vistosamente diseguali, sia produttori che consumatori di conoscenza.

Ed il nostro vivere quotidiano come membri della “community always on” ci alloca proprio come prosumer al cospetto dei social media. Li usiamo per come attingiamo “conoscenza”, ne siamo usati (ma non c’è nulla di male in ciò) per come “doniamo” conoscenza. È saldo a somma zero? Altra bella domanda, ma questo è discorso altro (ad ogni modo agevolmente rispondiamo “No”). Dacché ci siamo, restiamo nel mondo dei social media.

Zuckerberg, uno che di social media forse se ne intende (!) disse tempo fa, di grande arguzia il suo paradosso, che il leader globale dei social media, ovvero il suo Facebook, si apprestava ad essere “less social, more media”. È proprio vero. Ma attenzione, è vero nella misura in cui la componente media si scioglie in quella social ed il trasmettere/recepire conoscenza (cosa distinta dal “sapere”) ha nel social il medium per eccellenza; ancillari gli altri, televisione inclusa.

È quanto, l’orma di Zuckerberg seguendo, stanno facendo anche, ciascheduno secondo propria specifica vision, Instagram, Snapchat e Twitter. L’integrazione delle creatività e dei messaggi sulle piattaforme dei social media non è più il plus che verrà, ma è già la base della comunicazione del presente.

Sono i ristoratori consapevoli di ciò? Nel prendere la decisione di esserci sui social media, si sono posti la domanda “so come si usano i social media e so come i social media usano me”. Magari non proprio tutti, ma in molti quasi certamente sì.
I social media consentono relazioni di nicchia, posto che, nicchia o non nicchia, si sappia ascoltare e si sappia raccontare (storytelling).

Saper ascoltare è indispensabile, dovrebbe venire naturale (saggio proverbio arabo: “Abbiamo due orecchie ed una bocca, dobbiamo ascoltare il doppio che parlare), ed invece l’attenzione all’ascolto è divenuta risorsa preziosa in quanto carente.
Qual è la nicchia più piccola possibile, sorta di valore limite? Semplice: la nicchia più piccola è il singolo individuo, e la tendenza del marketing abilitato dalla rete sarà sempre più una comunicazione “1 a 1”, grazie ai cookies ed alle imminenti nuove release di Srm (Stakeholders relationship management), dashboard inclusi. Si aggiunga a tutto ciò la potenzialità enorme data dalla geolocalizzazione e da un utilizzo sapiente dei beacon, portatori di quello che si potrebbe già definire il marketing gentile di prossimità.

Beacon per agevolare il cross selling. La confidenza con il composito mondo delle app aprirà scenari di grande interesse a coloro i quali, tra i ristoratori, sapranno utilizzare la loro app per incrementare il business. Si parla, giammai a caso, proprio di app economy. La comunicazione one way che diviene relazione two ways e omnichannel. Il content marketing metabolizzato ed attuato secondo la linea della competenza e non dell’approccio dilettantesco.

Insomma, opportunità per il mondo della ristorazione che scaturiscono da un consapevole agire, frutto di ben definita strategia, all’interno della digital society: interazione tra diversi device, la linea guida dello storytelling dettata dalla nicchia al suo valore limite e proposta efficacemente grazie all’interpretazione (a sua volta resa semplice) delle conoscenze che scaturiscono da Srm e dashboard.

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