La siccità travolge le risaie: nel Pavese e nella Lomellina a rischio l'80% dei raccolti

È drammatico il bilancio tracciato da Coldiretti e Confagricoltura Pavia. La carenza d'acqua colpisce duramente anche mais e soia, mettendo a rischio anche l'alimentazione degli animali

29 giugno 2022 | 10:06
di Stefano Calvi

In attesa della pioggia, il mondo agricolo tenta di fare un primo bilancio delle problematiche della siccità. Le risaie e i campi di mais del Pavese e della Lomellina sono parzialmente compromessi con perdite che si aggirano, stando alle stime sommarie e se la situazione non tenderà a migliorare, sull’80% dei raccolti a fine stagione. Un quadro drammatico quello evidenziato da Coldiretti Pavia e da Confagricoltura Pavia che in queste ore hanno tracciato un punto della situazione.

«Le risaie e i campi di mais che erano molto compromessi non sono comunque recuperabili – spiega il direttore di Confagricoltura Pavia, Alberto Lasagna -. E la situazione delle culture prossime al default non è risolta nonostante qualche pioggia nel fine settimana. Non possiamo che affidarci al meteo. Nei prossimi giorni dovrebbe piovere ancora». 

Po in secca: in crisi tutta l'agricoltura 

Il livello del Po è a -3,4 metri rispetto allo zero idrometrico, oltre mezzo metro più basso che a Ferragosto di un anno fa, con la siccità che colpisce i raccolti, dal riso al girasole, dal mais alla soia, ma anche le coltivazioni di grano e di altri cereali e foraggi per l’alimentazione degli animali, in un momento in cui è necessario garantire la piena produzione con la guerra in Ucraina. È quanto emerge dall’ultimo monitoraggio della Coldiretti sulla preoccupante situazione del fiume al Ponte della Becca evidenziata anche dai satelliti Esa, con la portata che è scesa sino all'80% in meno. 

«Lo stato del più grande fiume italiano è rappresentativo della drammatica difficoltà in cui versa l’intero Paese - evidenzia la Coldiretti Pavia - dove si inizia a pensare al razionamento dell’acqua anche nelle ore diurne». 

Il Po è praticamente irriconoscibile con una grande distesa di sabbia che occupa la gran parte del letto del fiume fondamentale per l’ecosistema della pianura padana dove per la mancanza di acqua, precisa la Coldiretti, è minacciato oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. 

 

 

Non bastano i temporali 

Non hanno migliorato di molto la situazione generale in provincia di Pavia i temporali, scroscianti, del fine settimana scorso. «Diciamo che queste piogge hanno resettato il termine di dieci giorni che ci eravamo dati la settimana scorsa come scadenza delle risorse idriche. Ci sono più o meno sette giorni in più per salvare il salvabile», dice all'AGI Alberto Lasagna, direttore di Confagricoltura Pavia, la provincia più colpita dall'arsura di questi mesi.

La situazione di carenza idrica riguarda anche i grandi laghi del Nord con il Maggiore che ha appena il 25,9% di riempimento dell’invaso e in quello di Como va ancora peggio con il 12,4% mentre nelle zone a valle serve l’acqua per irrigare le coltivazioni, mentre quello di iseo è al 28,6% e persino il Garda è pieno poco più della metà 54,3%. Una emergenza nazionale che - sottolinea la Coldiretti - riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole nazionali. 

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Alberto Lupini


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