Sì al calcio a tutti i costi La scuola invece può aspettare…

Ogni settore sgomita e ottiene concessioni per una ripartenza, ma le discussioni sulla scuola si sono spente sul nascere dando per scontato che non si riprenderà. Ennesima occasione persa . E qualcuno sta pensando a come riorganizzare gli istituti alberghieri da un punto di vista formativo?

26 aprile 2020 | 16:51
di Federico Biffignandi
I cantieri, i negozi, i centri commerciali, le chiese, le palestre e il ricchissimo calcio. Poi, solo poi, le scuole. Anche in questa occasione così ghiotta che l’Italia ha per rivedere un po’ le sue gerarchie e le sue organizzazioni (strutturali, sociali, politiche) la scuola viene per ultima. Non che non se ne stia parlando anzi, ma dicendo “per ultima” intendiamo dire che quasi a priori sia stato deciso che le scuole non sarebbero ripartite più entro la fine dell’anno scolastico 2019/2020.


Scuole chiuse fino a settembre

Nessuna discussione vera (una volta che serviva), ma solo un ragionamento su ciò che potrà essere fatto a settembre. Forse, perché sono anche circolate date su riprese delle lezioni a primavera 2021. Eppure per altri settori si stanno facendo i salti mortali (anche giustamente) perché la scintilla che spinge a trovare soluzioni presto e il meno peggio possibile (il “bene” sarebbe un po’ eccessivo) è sempre il dio denaro.

La ricchezza che porta con sé l’istruzione invece non è tangibile nell’immediato e dunque si può anche fare a meno di pensarci provando a trovare soluzioni immediate. Sarebbe folle non considerare che questo posticipo della ripresa scolastica sia fortemente condizionato dal fatto che le classi sono luoghi ad alto tasso di assembramento e che è lecito pensare che la condotta dei nostri giovincelli non sia sempre delle migliori.

Tuttavia, quel che spiace, è proprio la mancanza di una rincorsa a trovare soluzioni veloci. Sarebbe bastata una frase, un’ipotesi, una piccola speranza, anche un’idiozia magari ma che facesse capire a tutti che il Governo è sul pezzo anche sul tema istruzione. Abbiamo pensato ai plexiglass per le spiagge, ai ristoranti con i tavoli divisi da muri e al calcio giocato a porte chiuse: perché non pensare ad una classe, chissà, all’aria aperta vista la bella stagione? E se piove? Lezioni da casa, che tanto ormai ci si sta abituando.

Ma purtroppo niente di tutto ciò si è visto. Probabilmente, questo duole riprenderlo dalla storia del nostro Paese, una parte di colpa è anche dovuta al fatto che le strutture che ospitano le scuole sono spesso decadenti, inadatte, vetuste, traballanti, tutto forchè ospitali e capaci di accogliere gli studenti. E che, di conseguenza, trovare soluzioni per adattarle alle nuove esigenze sia pressochè impossibile in tempi brevi.


Quale futuro per gli istituti alberghieri

Senza la volontà di additare nessuno, ma non si può fare a meno di riconoscere responsabilità oggettive da parte del ministro all’Istruzione Lucia Azzolina del resto inadatta ad un ruolo che non le compete non avendo mai ricoperto ruoli di vertice in un istituto scolastico. Anche per quello che concerne gli esami di maturità o le promozioni. Come è possibile pensare che tutti gli studenti vengano intanto promossi e poi si vedrà? Come si può pensare di far sostenere un esame di Stato come la maturità da casa o - peggio ancora - senza aver ancora trovato una soluzione ad un paio di mesi dall’inizio? Una tendenza un po’ grillina all’insegna dei redditi di cittadinanza, probabilmente ispirata un po’ a quel 1968 di rivoluzioni che ha formato le generazioni che ora stanno mandando all’aria il nostro mondo.

E poi, qualcuno sta ragionando sull’obbligo che hanno le istituzioni che lavorano per il mondo della scuola di rivedere i programmi scolastici in funzione di un mondo che si sta ribaltando (per l’ennesima volta) davanti ai nostri occhi? Pensiamo agli istituti alberghieri e all’obbligo morale e professionale che deve subentrare per limitarne l’esplosione curando un po’ di più la qualità di un mestiere che più di tutti gli altri cambierà radicalmente. Nel momento in cui cambierà il modo di lavorare in bar, ristoranti o hotel è possibile che nessuno (a partire dall'incompetente ministra) abbi apensato che è urgente porre mano ad una radicale rivisione di programmim orari, corsi e insegnanti per endere più selettiva e professionale (sul serio) quella formazione? Occorre mettere da subito limiti di acceso e sbarramento a scuole che altrimenti sfornebbero solo nuovi disocuppati ... salvo che questa non sia la volontà della ministra e del suo partito che tanto pensano di risolvere tutto col reddito di cittadinanza. 

Insomma, ad ora il Miur si è nascosto dietro la simpatica idea di inserire nei palinsesti televisivi della televisione di Stato alcuni programmi scolastici come era alle origini della Rai (cosa da noi proposta all’inizio della Quarantena). Fabrizio Salini, amministratore delegato della Rai, in una recente intervista rilasciata al Sole 24 Ore ha rivendicato la centralità dell’emittente di viale Mazzini anche in tema di scuole. Ma come è possibile che abbia parlato solo di canali tv? In quale mondo vivono in Rai per capire che, forse, i ragazzi dalle elementari al liceo tenderebbero ad accedere più facilmente e gradevolmente ad un social piuttosto che alla cara vecchia televisione di Rai 1, Rai 2 e Rai 3? E intanto nella cattiva Europa che vuole male all’Italia sempre e comunque le prime attività a riaprire (seppur con qualche rischio) sono asili e scuole.

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Alberto Lupini


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