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Virus, mamma Rai impari da Klopp Spazio solo agli esperti, no ai vip

L'allenatore di calcio del Liverpool campione d'Europa ha risposto piccato a giornalisti che gli avevano chiesto un parere sull'emergenza coronavirus spiegando che lui non ha diritto di parlare solo perchè famoso. Rai 1 invece fa uno speciale sulla situazione con Carlo Conti, Milly Carlucci, Antonella Clerici e compagnia.

di Federico Biffignandi
 
07 marzo 2020 | 14:41

Virus, mamma Rai impari da Klopp Spazio solo agli esperti, no ai vip

L'allenatore di calcio del Liverpool campione d'Europa ha risposto piccato a giornalisti che gli avevano chiesto un parere sull'emergenza coronavirus spiegando che lui non ha diritto di parlare solo perchè famoso. Rai 1 invece fa uno speciale sulla situazione con Carlo Conti, Milly Carlucci, Antonella Clerici e compagnia.

di Federico Biffignandi
07 marzo 2020 | 14:41
 

Venerdì, prima serata, mamma Rai, primo canale. Viale Mazzini decide di stravolgere i palinsesti e manda in onda uno speciale di Porta a Porta sul coronavirus. In linea con gli altri parogrammi delle altre emittenti, verrebbe da dire; si potrebbe discuterne sull'utilità, ma niente di strambo. Peccato che ad ogni campanello dello studio del re dei salotti televisivi suonino i grandi presentatori delle trasmissioni Rai. Da Milly Carlucci ad Antonella Clerici, da Carlo Conti a Flavio Insinna solo per citarne alcuni. Ma che, davvero? E gli esperti? Pochi quelli in studio e imbarazzati. E i politici? Ci sono, ma sono (ahinoi) a loro agio.

Lo studio di Porta a Porta del 6 marzo - Virus, mamma Rai impari da Klopp Spazio solo agli esperti, no ai vip

Lo studio di Porta a Porta del 6 marzo

Qualcuno sui social non ha tardato a pungere subito Bruno Vespa e la direzione Rai chiedendosi come si possa mandare in onda una trasmissione del genere che, al contrario, dovrebbe fare l'ormai antico e defunto servizio pubblico. La Rai ha risposto che la scelta è stata fatta per stemperare la tensione e abbassare i toni. Francamente debole come giustificazione da un'emittente che avrebbe potuto trasmettere qualunque altra cosa per "stemperare la tensione e abbassare i toni".
Con i ragazzi a casa dalle scuole e le famiglie più unite che mai (forzatamente, va bene, ma qualche volta l'importante è il risultato) sarebbe bastato qualunque tipo di film per famiglie appunto. Oppure proporre tre generi di film per ognuno dei primi tre canali. Oppure, in tempi in cui stiamo tornando indietro a un secolo fa, mamma Rai avrebbe potuto riavvolgere il nastro dei ricordi e riproporre le lezioni del celeberrimo (per i più attempati) Alberto Manzi che fu scelto dalla Rai, nel 1960, per presentare il programma "Non è mai troppo tardi" il quale fu concepito come strumento di ausilio nella lotta all'analfabetismo. All'epoca l'alfabetismo era piuttosto diffuso, oggi sulla carta no, ma - ecco - un ripassino non farebbe mai male.

E invece no, e invece dal faccione abbronzato di Carlo Conti non escono più domande da quiz nè annunci sulle canzoni di Sanremo ma, con lo stesso tono, domande e considerazioni su tamponi, contagi, malattie, patologie e così via. Persone popolari vicine alla gente che pongono le domande di tutti, potrebbe dire qualcuno. Ma non è il momento, siamo già oltre: è il momento dei fatti e delle considerazioni lasciate in bocca solo ed esclusivamente agli esperti. La cosa non ci ha sorpreso perchè sin dal primo giorno la Rai, soprattutto nelle edizioni del Tg1, ha "urlato" la notizia spaventando i telespettatori che, su quel canale, sono spesso anziani o ascoltatori poco critici.

Un errore imperdonabile che ha sicuramente aiutato a creare ulteriore confusione e ad allungare i tempi di "disinfestazione" e guarigione anche perchè, ancora, l'onda lunga degli errori comunicativi non si è fermata. Non che sia solo un passo falso della Rai perchè in tanti media ci sono cascati. Ci mettiamo anche noi di Italia a Tavola, che da subito abbiamo cercato di inquadrare la situazione attenendoci il più possibile ad uno stile positivo e che si rifacesse solo alle persone autorevoli. Facciamo mea culpa nonostante tutto perchè sicuramente in qualche passaggio, anche breve, ci saremo lasciati prendere dalla frenesia della quotidianità e dalla volontà di fare informazione e dare notizie che sono i fuochi che soffiano dentro ad ogni giornalista (serio). Quando è troppo però è troppo, soprattutto se ti chiami Rai.

Jurgen Klopp, tedesco, allenatore del Liverpool che nel 2019 ha vinto la Champions League, l'altro giorno durante la conferenza stampa pre-partita, aveva dato una lezione di stile a tutti. Un giornalista gli ha chiesto quale fosse la sua posizione e lui ha risposto stizzito, spiegando che non ha diritto di parlare di una questione così delicata solo perchè è famoso, che fenomeni come questi devono essere trattati solo da chi ne sa, che lui è brutto e fa l'allenatore di calcio. Silenzio in sala stampa. 3-0 per Klopp e tutti a casa

Ecco, che si prenda spunto. Giusto per ricordare a Viale Mazzini i tempi che furono ci verrebbe da dire "In attesa di programmi e informazioni migliori e più educative, proponiamo musica da ballo".

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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