Serve un nuovo modello di sviluppo delle città, altrimenti i locali chiuderanno
Negli ultimi 10 anni hanno chiuso i battenti per sempre oltre 110.000 attività senza che la politica e/o le amministrazioni/istituzioni locali o regionali battessero un colpo. Siamo al capolinea: serve fare qualcosa
Quando le uscite superano le entrate non occorre aver studiato ad Oxford per comprendere che un modello distributivo di beni e servizi non sta più in piedi economicamente ed i dati e la mortalità delle aziende lo certificano. Negli ultimi 10 anni hanno chiuso i battenti per sempre oltre 110.000 attività senza che la politica e/o le amministrazioni/istituzioni locali o regionali battessero un colpo! Si sta assistendo da testimoni impotenti a questa deriva delle nostre città ed in particolare modo dei nostri centri storici senza mettere in campo alcuna politica di contrasto, dimenticando che senza commercio e senza cittadini le città perdono l’anima e la loro stessa vivibilità.
Questo fenomeno dimostra l’estrema fragilità delle imprese del commercio, della ristorazione e del turismo che vivono e muoiono in funzione degli equilibri delle nostre città. Basta un minimo cambiamento sociale, demografico o di traffico e viabilità all’interno di un quartiere per ribaltare le sorti di un’attività economica. Se prima i cambiamenti avvenivano in tempi lunghi di decine di anni, adesso avvengono nel giro di pochi mesi. Ecco perché è necessario ponderare bene ogni decisione se vogliamo modellare la città all’impronta dell’efficienza, della sostenibilità e dell’accoglienza verso tutti, residenti e turisti.
Altrimenti rischiamo di ritrovarci con intere aree prive di negozi e servizi, quindi senza presidi sociali e di sicurezza. Deve esserci un impegno di tutti quello di costruire una nuova urbanità, che rimetta al centro il bisogno e le aspettative dei cittadini, ricreando e riportando funzioni e servizi che sono stati totalmente decentrati e che hanno svuotato di valore i nostri centri storici, dove restano solo quelle funzioni turistiche, almeno laddove insiste questo ambito economico come nelle città d’arte.
Overtourism: l'Italia verso il numero chiuso? E la Francia "caccia" i turisti
Gli affitti brevi uccidono i piccoli alberghi: in 10 anni chiusi 2.790 hotel a 1 e 2 stelle
Ristoranti e bar in crisi? A Milano (e non solo) più chiusure che aperture
Spariscono i negozi dai centri storici, ma crescono ristoranti e hotel
Occorre ricostruire una visione condivisa per un nuovo sviluppo delle nostre città che consideri la dimensione del vivere comune, dove abitare e consumare e dove la sostenibilità, l’ambiente, l’educazione e la cultura ritornino ad essere al centro dei nostri interessi e del nostro impegno! Non c’è più tempo: siamo al capolinea e dobbiamo lavorare a un nuovo modello, che parta dalle aspettative, dai bisogni e dai sentimenti delle persone.
© Riproduzione riservata
• Iscriviti alle newsletter settimanali via mail |
• Abbonati alla rivista cartacea Italia a Tavola |
• Iscriviti alla newsletter su WhatsApp |
• Ricevi le principali news su Telegram |
“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”
Alberto Lupini