San Remo non è certo il protettore dei Cuochi

22 febbraio 2016 | 14:33
di Alberto Lupini
Abbiamo aspettato qualche giorno per vedere se ci sarebbe stata qualche reazione. Ma tolto qualche commento in ordine sparso, sembra che la presenza di Antonino Cannavacciuolo al Festival di Sanremo non abbia lasciato traccia. Eppure c’erano tutte le premesse perché ci potessero essere effetti positivi. Siamo ancora in fase post Expo. Le televisioni sono sovraccariche di programmi dedicati alla cucina. Nonostante i taroccamenti dell’Italian sounding, l’export agroalimentare è in fase di espansione.

A conti fatti, la Rai ha invece dedicato questo spazio per parlare di come si cuoce un uovo o un arrosto con le patate. Davvero i brillanti e strapagati autori dei dialoghi al Teatro Ariston non avevano idee un po’ meno banali? Davvero nella televisione di Stato pensano che gli italiani (sia pure in tarda fascia, ci si rivolgeva a quasi un italiano su due) sono così ignoranti di cucina che gli si possano propinare stupidaggini simili? Di fatto si è trattato di un’occasione sprecata per dare il giusto valore ad un comparto che rappresenta un pezzo importante dello stile di vita italiano. Almeno pari alla musica... Etica, salute, promozione dei prodotti di qualità (dall’olio ai formaggi), prezzo al ristorante, lotta ai taroccamenti o crescita di menu vegetariani non erano temi da affrontare, sia pure in poche battute, con uno dei più conosciuti protagonisti di questo mondo?

Stupisce davvero che con un grande cuoco come Cannavacciuolo, uno dei più raffinati interpreti della nostra Cucina, la Rai non abbia pensato di alzare il livello, facendoci sprofondare invece in un piattume che ha messo probabilmente in imbarazzo anche un professionista abituato alle telecamere, al punto che si è persino confuso affermando che nel fare la pasta il sale evapora con l’acqua...

Tutto era sbagliato in quel siparietto. A partire dai consulenti che hanno inguainato Cannavacciuolo in uno smoking di un paio di taglie in meno invece che farlo uscire con un simbolo della sua professionalità, la giacca bianca. Chiunque lo avrebbe potuto riconoscere per quello che era e non sarebbe certo mancata un po’ di eleganza su quel palco.

Alla fine sembrava di assistere ad un surreale scambio di battute comiche, anche se Garko, bello fin che si vuole, con la sua ignoranza su come fare un uovo sodo faceva più piangere che ridere. Ma si sa, lui non appartiene alla schiera dei maschi comuni che per corteggiare oggi devono anche saper cucinare.

Al di là delle polemiche resta la delusione, come detto, di un’occasione mancata per l’insensibilità della Rai e del Festival nel dare un giusto valore a professionisti che magari sono più famosi di molti “big” della canzone e come questi avrebbero qualcosa da dire di non banale. Una certezza comunque c’è. A giudicare dalla serata successiva con la parodia dei cuochi (in ogni caso più significativa del dialogo fra ignoranti della sera prima) San Remo non è certo il protettore dei Cuochi.

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Alberto Lupini


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