La rossa delude ancora una volta e mantiene il veto sulle pizzerie

Se la Michelin anche quest’anno voleva deludere, ci è riuscita fino in fondo. Ora non c’è che da sperare in un pizzaiolo Cavaliere del lavoro per rendere onore a questa attività

23 novembre 2021 | 20:04
di Alberto Lupini

Se la Michelin voleva deludere c’è riuscita in pieno. Nessun nuovo 3 stelle e, soprattutto, una manciata di nuove stelle (tutte meritatissime) che non cancellano in alcun modo l’ennesima scivolata di stile e il rifiuto di riconoscere il mondo della pizza come meritevole delle stelle. Il tutto per difendere con le unghie una frontiera, caduta la quale l’Italia diventerebbe il primo Paese al mondo per numero di stelle. Un veto che peraltro in qualche caso all’estero (come ad Hong Kong) la Michelin ha già infranto premiando delle pizzerie! E che dire della miseria di sole due nuove 2 stelle, quasi che la ristorazione italiana non meritasse ben più delle attuali undici 3 stelle confermate (ci sarebbe mancato altro!). Eppure ci sono tanti “semplici” stellati italiani che valgono davvero più di tanti tristellati in giro per il mondo. E solo per non innescare una polemica sui generi, evitiamo di soffermarci sulla assurdità di vedere una sola cuoca su un parterre di ben 35 nuovi locali sul podio della guida.

 

Cancellazioni di locali non giustificate: un’altra caduta di stile della “rossa”!

Per non parlare del giochino delle cancellazioni. Se era normale che locali come l’Ambasciata o la Stua perdessero la stella perché è cambiato il cuoco, lascia assolutamente perplesso che la possano avere persa locali come Le Colonne, l’Ora d’aria o le Petite Bellevue, che sono delle certezze per gusto e creatività in cucina e qualità di servizio in sala. Davvero l’ennesima caduta di stile della Michelin che magari ha tenuto conto solo per loro di qualche settimana in più di chiusura… Vergogna.

 

Tanti nuovi stellati ma solo una donna, Solaika Marrocco

Scelte inspiegabili che si riscattano solo in parte con l’arrivo di tanti nuovi locali con 1 stella, di indubbio interesse e guidati da giovani cuochi talentuosi: 33 contro i 26 dello scorso anno. Tante delle nuove stelle sono finite in Campania (per 5 locali, che salgono a 7 considerando anche i due bistellati) - ma nessuna a una pizzeria, come detto - e in Veneto (5). E da notare che la Sardegna ne conquista ben 3 (di cui una anche Verde) dando valore a un territorio che è cresciuto moltissimo a livello di enogastronomia negli ultimi anni. E alcuni ritorni importanti, come Caccioppoli o Lo Basso che la riprende a Milano e Sadler che ne conquista una in Sardegna. Da sottolineare, purtroppo, che c’è stata come detto una sola stella affidata ad un ristorante gestito da una donna, Solaika Marrocco, del Primo Restaurant di Lecce, che è stata premiata anche come Giovane chef dell’anno.

 

 

Due stelle senza passare da 1 stella: il caso del Tre Olivi di Giovanni Solofra

E ugualmente positive sono le due nuove 2 stelle senza averne tolte, di cui una addirittura partendo da zero, senza passare prima da una stella: il Tre Olivi di Giovanni Solofra a Paestum. Un giochino di equilibrio comunicativo con cui la Michelin spera come sempre di stupire per evitare che si parli della sostanza.

 

 

Pizzaioli ancora una volta snobbati dalla Michelin

Tutte le nuove stelle, pur considerando il consolidamento dell’Italia come seconda nazione europea per numero di stelle, non cancellano il veto vergognoso che la “rossa” continua a mantenere verso un vanto della cucina italiana come il mondo della pizza, che ha i suoi campioni che meritano, in tanti, ben più delle stelle attribuite a bistrot in Francia o a locali di strada in Giappone. E a questo punto non ci resta che sperare che il prossimo presidente della Repubblica assegni un Cavalierato del lavoro ad un pizzaiolo per rendere onore a questa attività. E, non ce ne voglia nessuno, fra i tanti meritevoli, credo che nessuno potrebbe mettere in discussione che un candidato come Franco Pepe. E, almeno i pizzaioli, potrebbero evitare di acquistare pneumatici Michelin… Se la Michelin cerca di "castrare" il nostro turismo non dando valore a uno dei piatti per cui la nostra Cucina è celebrata in tutto il mondo, perchè dovremmo viaggiare facendola guadagnare?

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