La ristorazione promuova una cultura del cibo che rispetti il pianeta
Fipe da tempo lavora per promuovere questo aspetto: lotta agli sprechi, stagionalità del prodotto, ricerca dei fornitori e cultura del riuso. Sono aspetti che possono fare la differenza
I pilastri della transizione alimentare sono da sempre qualità, sostenibilità e made in Italy. Questo è il modello che ci caratterizza e ci identifica nel mondo. È chiaro, però, come ora serva ampliare queste intelligenze collettive per costruire in modo concreto un business sostenibile. Sostenibilità e qualità devono essere al centro della nostra filiera agroalimentare: ce lo impone soprattutto il cambiamento climatico in atto, che spinge a una riflessione sui sistemi di produzione e sulle abitudini di consumo, che devono portare verso un sempre minore impatto ambientale.
Per farlo, serve lavorare su diversi aspetti. Sulla cultura del cibo sano e legato ai territori, per esempio, con un occhio sempre attento alla stagionalità. Realizzare piatti con ingredienti di stagione è dare spazio all'espressione autentica della tradizione regionale italiane. In aiuto viene anche la digitalizzazione, che diventa uno strumento per raccontare al consumatore tutto il percorso di ciò che arriva sulla sua tavola e al ristorante, dal campo al piatto. Un'occasione per rafforzare valori come l'autenticità e la tracciabilità del prodotto.
Serve scegliere, inoltre, fornitori responsabili, che contribuiscano in prima persona alla creazione di un'economia sostenibile in campo alimentare. E ancora, portare avanti una costante lotta agli sprechi, battaglia che Fipe combatte da sempre, e prestare la massima attenzione al packaging. Il nostro modello ristorativo si basa da sempre sulla rigenerazione. Stoviglie, ceramiche, cristalleria, tovagliato, posate e accessori hanno un impatto ambientale che si avvicina allo zero. E laddove non è possibile utilizzarle, è necessario utilizzare materiali organici.
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In definitiva, la ristorazione può fare molto per promuovere una cultura del cibo che non solo rispetti la nostra salute, ma rispetti l'intero Pianeta. Può farlo attraverso azioni in prima persona e attraverso il coinvolgimento del consumatore, al quale vanno trasferiti la conoscenza del piatto e dei prodotti, il legame con il territorio, l'esperienza e la fiducia. In questo modo la ristorazione è in grado di fare la differenza, creando una nuova consapevolezza alimentare basata su qualità, sostenibilità e prossimità: essenza della cultura alimentare italiana.
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Alberto Lupini