Le recensioni false su ristoranti e hotel non saranno più consentite: TripAdvisor è avvertita! Così come Google e le altre piattaforme che finora hanno tollerato, se non favorito, la diffusione delle fake news. Il Governo italiano ha finalmente deciso di intervenire per mettere fine a pratiche vergognose e spesso al limite della legalità. Con il pagamento di recensioni fittizie e il lassismo delle piattaforme, si è alterata la reputazione di troppe imprese e compromessa la libera concorrenza.
Nonostante la legge non sia ancora stata approvata - e i tempi restino incerti - sono già stati delineati gli obiettivi principali, che rispecchiano quanto Italia a Tavola sostiene da almeno 15 anni. Tracciabilità di chi recensisce, con la certezza che abbia effettivamente usufruito di un servizio; sanzioni per chi pubblica notizie false e rimozione delle recensioni false. Questi principi rappresentano una svolta storica, e non è un caso che il TG5, il più seguito telegiornale della sera, abbia dedicato alla questione un servizio in apertura.
Dopo anni di indifferenza istituzionale, questa notizia segna un successo importante per chi, come noi di Italia a Tavola, si è battuto contro questa piaga per primo e spesso in solitudine. La nostra soddisfazione è evidente, ma non ci illudiamo: il successo di queste iniziative dipenderà dalla loro applicazione concreta. E qui iniziano le difficoltà.
Il ruolo del governo: tracciabilità, sanzioni e diritto all'oblio
Tra le misure proposte, il disegno di legge per le piccole e medie imprese prevede una stretta sulle recensioni, con l’obbligo di identificarsi e dimostrare l’effettiva esperienza presso il locale recensito. Una soluzione interessante, ma non priva di criticità: come si garantirà l’autenticità delle prove? Soluzione proposta: assicurare un meccanismo di verifica efficace che rispetti la privacy. Lo scontrino è un’opzione, ma richiede linee guida chiare per evitare abusi nel trattamento dei dati.
Il divieto di compravendita di recensioni e l’innovativa introduzione del “diritto all’oblio” rappresentano ulteriori passi avanti per chi subisce danni da recensioni false o da contenuti offensivi e vecchi di oltre due anni. L’esempio della “cattiva pizza” di Massimo Bottura (che in realtà non fa pizze) rivela come la disinformazione possa colpire anche i grandi professionisti.
Soluzione proposta: definire in modo puntuale i criteri per la rimozione delle recensioni e stabilire procedure rapide per segnalare contenuti lesivi, così da non dover ricorrere ogni volta a lunghi processi legali.
La possibilità di rimuovere giudizi negativi più vecchi di due anni - specialmente se diffamatori o provenienti da autori non verificati - è una misura che potrebbe ridurre i danni subiti da molte attività.
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Criticità e sfide: la privacy e l’efficacia dei controlli
Qui si apre però la questione critica dei controlli. Le sanzioni, che possono arrivare fino a 10 milioni di euro, sono certamente un deterrente. Ma senza un sistema di monitoraggio serio e risorse adeguate per la verifica, il rischio è che restino solo un proposito sulla carta. Servono verifiche puntuali, svolte da entità come la Polizia Postale o la Guardia di Finanza, e l’uso di intelligenza artificiale per individuare pattern sospetti nelle recensioni. Solo un sistema di monitoraggio continuo potrà dare senso alle sanzioni previste.
Soluzione proposta: aumentare il personale dedicato ai controlli, formare squadre specializzate nell’analisi dei dati e impiegare algoritmi di machine learning per rilevare recensioni anomale (ad esempio, un numero elevato di recensioni in un breve periodo, testo copiato o ripetitivo, IP collegati).
Le piattaforme sotto accusa: da TripAdvisor a Google
Piattaforme come TripAdvisor hanno a lungo tollerato, se non favorito, recensioni ambigue. Invocare la libertà di espressione non può più essere un paravento: si tratta di un mercato in cui proliferano recensioni “a pagamento” o fasulle. L’obiettivo, ora, è costringere questi colossi a controlli più rigorosi e a politiche di rimozione davvero efficaci.
Soluzione proposta: obbligare le piattaforme a dotarsi di strumenti di moderazione avanzati e a pubblicare report periodici su come gestiscono le segnalazioni. Così si garantisce trasparenza e si favorisce un ecosistema di recensioni più attendibili.
Si deve evitare che le recensioni invece che strumento di valutazione siano a un’arma a doppio taglio. Se da un lato promuovono le attività meritevoli, dall’altro penalizzano chi rifiuta di pagare per recensioni positive.
E ciò vale anche per Google che non a caso negli Usa è sotto accusa per monopolio anche delle recensioni. Non è più accettabile che i colossi del web si nascondano dietro una presunta libertà di espressione per giustificare la pubblicazione di contenuti falsi o dannosi. Già dal 2011 a Londra e a Parigi Tripadvisor veniva ad esempio condannata per recensioni false, mentre da noi nei Tribunali si è fatto davvero poco finora.
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Cultura della recensione: dall’anonimato al confronto costruttivo
In conclusione, l’intervento del governo è un passo positivo, ma resta solo l’inizio. Come abbiamo sempre sostenuto, è necessario un cambiamento culturale che coinvolga tutte le parti in causa. Le piattaforme devono assumersi la responsabilità delle recensioni che pubblicano, come fanno i giornalisti e le testate registrate. Le recensioni online dovrebbero essere uno strumento di confronto: chi scrive deve sentirsi responsabile di ciò che pubblica, e chi legge dovrebbe sviluppare un sano spirito critico. Serve un equilibrio tra la tutela degli esercenti e la libertà dei consumatori di esprimersi, a patto che l’opinione sia basata su un’esperienza reale.
Soluzione proposta: campagne di sensibilizzazione sia per i consumatori sia per gli operatori, valorizzando la responsabilità e la trasparenza. Così si ridurranno i ricatti e le diffamazioni che oggi inquinano il sistema delle recensioni.
La svolta normativa è un passo importante, ma il successo dipenderà dall’applicazione concreta. Senza un sistema di controlli efficace, senza risorse sufficienti per la vigilanza e senza la collaborazione attiva delle piattaforme, tutto si risolverà in un nulla di fatto. L’obiettivo ultimo resta premiare davvero la qualità e l’esperienza autentica, restituendo al consumatore uno strumento di valutazione credibile e, al tempo stesso, tutelando chi lavora con passione e onestà.
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Alberto Lupini
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