Professione vacanze addio: nei villaggi mancano anche gli animatori

Per Daniele Pompili, general manager divisione Villaggi di Veraclub anche in Spagna e in Grecia si assiste alla fuga di stagionali da tutte le tipologie di impiego. “L'unico modo per uscirne è dare vita a corsi di specializzazione interni dedicati ai più giovani, di modo da trasformarli in professionisti motivati”

13 maggio 2022 | 20:20
di Martino Lorenzini

La crisi che sta colpendo il mondo della ristorazione e dell'accoglienza non risparmia nemmeno i villaggi turistici. Anzi, a quanto pare ha valicato i confini dell'Italia coinvolgendo anche Spagna e Grecia. È quanto sostiene Daniele Pompili, general manager divisione Villaggi di Veraclub, una realtà che in Italia conta quattro strutture in Sardegna con 250 dipendenti, 500 animatori e 80 assistenti, ma che opera col suo marchio anche all'estero fornendo una sessantina di cuochi per i 3 villaggi vacanze situati in Spagna e i 7 che si trovano in Grecia.

Nelle strutture mancano cuochi, camerieri, personale di sala e anche gli animatori. Abbiamo quindi deciso di sentire anche la sua voce per avere un quadro più completo della problematica.

Manca il personale anche dai villaggi turistici

Pompili conferma le stesse difficoltà per chi lavora nei villaggi turistici che stanno attraversando ormai da qualche tempo ristorazione e accoglienza. «Ormai dappertutto si fa fatica a trovare personale - ha spiegato - Volevamo ripartire alla grande dopo il periodo difficile causato dalla pandemia e nonostante la richiesta abbiamo fatto molta fatica a trovare persone disposte a venire a lavorare nei nostri villaggi».

Quale sono le cause che hanno portato a questa emergenza?
La pandemia ha cambiato le abitudini delle persone, ma anche gli obiettivi e le aspettative lavorative. Sono tanti quelli che in passato lavoravano per il nostro gruppo e che poi hanno preferito scegliere altre strade; magari più sicure dal punto di vista lavorativo, vista la continua incertezza che c'è stata in questi anni. E per noi è scattata di fatto la "caccia" a cuochi, baristi e personale di sala.

Qual è la figura che più avete fatto fatica a reperire?
Sicuramente il cuoco. Per evitare di perdere personale abbiamo quindi deciso di alzare gli stipendi, in particolare per le figure più rilevanti.

Avete avuto difficoltà anche a trovare gli animatori?
Loro ci vengono forniti da una società terza, ma abbiamo sentito che anche lì ci sono state delle defezioni.

Che strategie avete adottato per uscire dalla crisi?
Abbiamo deciso di "puntare" sui nostri ragazzi. Ovvero, organizzare una serie di corsi di formazione specializzati dedicati alla parte alberghiera del nostro stettore al fine di far crescere, lavorativamente parlando, personale qualificato.

E la strategia sta funzionando?
A nostro modo di vedere sì. Il personale è molto più motivato, si sente parte di un gruppo e sente anche di avere maggiori certezze in tasca. Alla fine è un po' come stare in famiglia. L'ultimo corso lo abbiamo organizzato in Toscana e vi hanno partecipato 200 giovani animatori e 40 assistenti. Ne abbiamo poi organizzato un altro in Egitto a Sharm el-Sheikh. E lo stesso metodo si potrebbe a mio avviso replicare anche all'estero, in particolare in Spagna e in Grecia, dove si sta verificando lo stesso fenomeno che si sta vivendo ormai da qualche anno anche in Italia.

Ci sono altre alternative?
Penso che bisognerebbe fare come si fa all'estero, ovvero assumere personale stagionale per un minimo di sei mesi, di modo da offrire maggiori garanzie a livello retributivo agli stagionali.

Lo Stato invece può fare qualcosa per cambiare la situazione?
Non saprei come rispondere, penso che sia anzitutto prioritario trovare le soluzioni in casa nostra.

 

 

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