Torna l'appuntamento con la bellezza dell'Italia più autentica. A partire da sabato 2 novembre, ogni weekend alle 12:15, riparte su Tv2000, "Borghi d'Italia", il programma dedicato alla scoperta delle bellezze nascoste del nostro Paese. Condotto dal giornalista Mario Placidini, la trasmissione ci farà scoprire luoghi incantevoli, ricchi di storia e tradizioni. Palestrina, Volturino, Cisterna d'Asti, Calcata, Ferrere, Longarone: sono solo alcuni dei borghi che visiteremo. Le puntate - che possono essere seguite anche sull'app Play2000 - sono visibili sul canale 28 del digitale terrestre o sull'157 di Sky. La domenica, nella versione radio, alle 14 su Radio InBlu2000 e alle 17 su Radio Vaticana Italia. Abbiamo incontrato il conduttore.
Alla scoperta dei borghi italiani con Mario Placidini
Mario, in ogni borgo che visitate, c'è un'attenzione particolare per le tradizioni culinarie locali. Quale piatto o prodotto tipico ha avuto modo di apprezzare di più durante le riprese di questa nuova stagione?
Nella prima puntata di questa sedicesima stagione andiamo a Palestrina (Roma), una città più antica di Roma: qui ho apprezzato un dolce secolare chiamato il Giglietto. Poi siamo andati in Piemonte a Cisterna d'Asti e Ferrere (Asti) dove abbiamo scoperto, oltre a vini pregiati, la mostarda d'uva e la battuta a coltello di Fassone. La mostarda di Cisterna d'Asti deriva da una tradizione antica dei paesi collinari e vignaioli del Monferrato e delle Langhe: dove è antichissimo l'uso di far bollire a lungo il mosto fresco delle uve spremute da cui si ricava la preziosa e squisita “cognà” o mostarda d'uva. È una mostarda contadina che va gustata come salsa per accompagnare il bollito misto, le tome e altri formaggi, ma va bene anche sulla polenta arrostita, sul gelato e come bibita diluita nell'acqua. Siamo andati anche in Puglia in provincia di Foggia a Volturino dove fanno un piatto di spezzatino di capra gustosissimo e a Serracapriola, ai confini con il Molise, dove ho conosciuto due piatti che derivano dalla transumanza: il pancotto, cucinato con le verdure di stagione e la pampanella, fatta con la carne di maiale opportunamente speziata con aglio, peperoncino e successivamente infornata. Nel Lazio a Calcata (Viterbo) un'acquacotta con verdure di stagione e uova. In Veneto, a Longarone (Belluno) ho assaggiato una vellutata di fagioli locali e una varietà di formaggi caratteristici accompagnati da miele e marmellate. Tutte le ricette che settimanalmente presentiamo nel corso del programma sono tutte presenti sul sito.
Quali sono le sfide più grandi nel presentare la diversità e la ricchezza della gastronomia italiana attraverso le telecamere?
La sfida più grande è saper scegliere. Noi abbiamo una grande responsabilità nel presentare la diversità e la ricchezza della gastronomia italiana, ma io personalmente sono fortunato perché recandomi sul posto ho modo di calarmi nelle realtà locali e raccontare le mie esperienze. Nei piccoli borghi dove le trattorie, i ristoranti sono a conduzione familiare la pasta viene fatta in casa, gli ingredienti sono locali e soprattutto c'è la passione della cucina. Gestire un ristorante in un piccolo borgo non è cosa semplice, sono tanti i sacrifici che di questi tempi si fanno per portare avanti l'attività, ma dai racconti che mi fanno i ristoratori capisco che è proprio la passione che li porta a lavorare duramente quasi 365 giorni all'anno.
In un'epoca in cui la cucina fusion è sempre più popolare, quanto è importante, secondo lei, preservare le ricette tradizionali e i prodotti a km zero?
È fondamentale. Più volte in piccoli borghi, abbiamo presentato i piatti nei ristoranti di chef stellati. Ho amato quelli che hanno preparato il piatto in modo tradizionale ma mostrandoci anche lo stesso piatto rivisitato dallo chef. La tradizione è sì nel piatto ma è anche nella scelta degli ingredienti; parlo della provenienza della carne, del pesce e di come vengono coltivati i grani, gli ortaggi e la frutta. Nei piccoli comuni si coltiva ancora in proprio, più volte ho visto il contadino arrivare nel ristorante con le uova fresche, le verdure. Le farine talvolta arrivano dai mulini del posto. Negli ultimi tempi ho riscontrato una grande affermazione del modello km zero, soprattutto in alcuni agriturismi.
Qual è il suo borgo preferito dal punto di vista gastronomico e perché?
Ogni borgo ha le sue caratteristiche culinarie collegate al territorio, alle coltivazioni e tradizioni agropastorali. Dopo aver visitato almeno 1000 dei quasi 8000 comuni italiani garantisco che nel nostro Paese si mangia e si beve bene dappertutto.
Da quando conduce "Borghi d'Italia”, come è cambiato il suo rapporto con questi luoghi nel corso del tempo e, in generale, con i viaggi?
Quest'anno siamo giunti alla sedicesima serie del programma su Tv2000. I borghi italiani hanno storie millenarie, sono sentinelle dei territori. Il 70% dei comuni sono piccoli paesi. Con soddisfazione devo dire che negli ultimi anni si è verificato un vero ‘rinascimento' per i borghi italiani. Tanti stranieri hanno scelto di risiedervi e soprattutto alcuni giovani, dopo lo studio nella grande città, ci tornano e portano avanti il lavoro dei genitori o creano delle nuove attività. Fino a dieci anni fa in un piccolo borgo era difficile trovare un posto dove dormire o mangiare. Oggi sempre di più sono in voga gli alberghi diffusi nelle piccole residenze che altrimenti sarebbero abbandonate, e questo modo di vivere la vacanza ti permette ancora di più di vivere il paese nella sua autenticità. Anche i ristoranti, le trattorie, gli agriturismi sono sempre di più. Durante la registrazione della puntata dedicata al Comune di Longarone (Belluno) ho soggiornato con la troupe in una ‘home restaurant' questa nuova forma di ospitalità in cui si dorme e si mangia accolti in casa da una famiglia. La maggior parte dei borghi sono forniti di wi-fi e si sviluppano sempre più spesso aree camper per gli amanti della natura. ‘Borghi d'Italia' poi mi ha insegnato molto, soprattutto a preparare un bagaglio snello solo con cose utili, a documentarmi prima di arrivare sul posto, consumare i prodotti a km zero e parlare tanto con gli abitanti. I luoghi non sono solo pietre, sono vivi e le storie raccontate dai residenti li rendono eterni.
Quali sono le emozioni che prova quando esplora un nuovo borgo e ne racconta la storia?
Ogni volta che arrivo nella piazza, in un vicolo, in un belvedere, dentro un castello, una chiesa, sono felice. Durante il viaggio sono sereno, tranquillo, ma una volta arrivato sul posto mi prende la voglia di girare, guardare, conoscere e mi comporto come un bambino con la curiosità di scoprire tutto, anche l'angolino più nascosto.
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C'è un borgo che l'ha particolarmente colpita e che vorrebbe far conoscere meglio al pubblico?
A me non piace fare classifiche, ecco perché il mio programma televisivo non mette in sfida i paesi. Ogni borgo ha la sua architettura, la sua chiesa, il suo patrono, i suoi piatti, il suo dialetto. In Italia ci spostiamo di due chilometri e troviamo tradizioni e lingue diverse. Siamo unici per questo; ogni Regione, Provincia ha delle ricchezze, spesso nascoste, incredibili. Potrei fare qualche esempio: a Bienno (Brescia), paese delle pentole, si possono visitare antiche fucine, ancora oggi in funzione, in cui si torna indietro di mille anni. È magnifico e mi emoziono ogni volta che vado ad Arpino (Frosinone), paese natale di Cicerone, dove nella Civitavecchia si possono ammirare le possenti mura del VII sec. a.C. con l'unico arco a sesto acuto rimasto in piedi al mondo di quel periodo. Spostandoci di qualche chilometro nel Comune di Boville Ernica (Frosinone), all'interno del Monastero benedettino di San Pietro Ispano, ci troviamo dinanzi al mosaico dell'angelo di Giotto. Sono solo due i mosaici di Giotto, l'altro è custodito nei Musei Vaticani. Ma potrei parlare di Asolo, paese dai cento orizzonti o Possagno luogo natale di Antonio Canova in Veneto, Etroubles e Gressoney Saint-Jean in Valle d'Aosta, Vogogna e Usseaux in Piemonte, Apricale e Perinaldo in Liguria, Aquileia, Gemona e Maniago in Friuli Venezia Giulia, San Leo, Longiano e Sarsina in Emilia Romagna, Vicopisano, Lucignano, Casole d'Elsa in Toscana, Gradara e San Saverino nelle Marche, Spello e Ferentillo in Umbria, Caprarola e Casperia nel Lazio, i sei comuni dell'isola d'Ischia per poi continuare il cammino con Specchia e Serracapriola in Puglia, Castel San Vincenzo ed Agnone in Molise, Guardia Perticara ed Acerenza in Basilicata, Roccella Jonica e Badolato in Calabria, per poi raggiungere la Sicilia con Savoca, Montalbano Elicona, Castelbuono, Burgio, Petralia Sottana e la Sardegna con Gavoi, Genoni, Mandas, Tempio Pausania e Sardara. Comunque, sul sito c'è uno spazio dedicato agli itinerari con tutte le informazioni utili. Collaboriamo con la Romea Strata, L'Anci Lazio, I Parchi Letterari Italiani e le Bandiere Arancioni del Touring Club Italiano. Abbiamo anche i cammini collegati ai Papi: Sotto il Monte Giovanni XXIII (Bergamo) che ha preso il nome dal suo cittadino illustre, poi Concesio (Brescia) paese natale di Paolo VI e Canale d'Agordo (Belluno) dove è nato Giovanni Paolo I. Inoltra da qualche stagione, di tanto in tanto, realizziamo anche delle puntate sui capoluoghi italiani.
Mario Placidini: «I borghi d'Italia vanno amati con il cuore»
Le nuove puntate di "Borghi d'Italia" si concentrano su luoghi meno noti. Quali sono le sfide maggiori nel raccontare centri che non sono ancora molto conosciuti dal grande pubblico?
È vero, noi cerchiamo di dare visibilità ai borghi meno conosciuti anche se a volte abbiamo registrato in comuni più noti. La particolarità del nostro programma è che spesso sono gli spettatori a consigliarci il luogo da filmare e raccontare. Sul sito abbiamo anche una sezione che invita a segnalare il proprio “borgo del cuore”. Inoltre è possibile scaricare l'App Play2000 per rivedere tutte le puntate ed approfondire la conoscenza del palinsesto di Tv2000.
Quali consigli darebbe a chi vuole vivere un'esperienza autentica in questi territori?
Di lasciare l'autovettura fuori dai borghi antichi e camminare il più possibile. Essere curiosi e cercare di trovare l'anima del luogo. Tornare bambini ed ascoltare dagli abitanti le tante storie o leggende che rendono unico e irripetibile quel posto. Inoltre, nei ristoranti o trattorie consiglio di ordinare cibi e vini del territorio. A volte sono piatti poveri ma ricchi di gusto, genuini ed economici.
Se potesse vivere in uno dei borghi che ha visitato, quale sceglierebbe e perché?
Io vivo in un borgo! Sono nato a Gerano (Roma), un paese di 1300 abitanti dove ogni anno la prima domenica dopo il 25 aprile viene realizzata l'infiorata più antica d'Italia in onore della Madonna del Cuore. Però sono residente nel piccolo Comune di Labro (Rieti), con belvedere sul lago di Piediluco (Terni) e sul monte Terminillo. Questo paese è un altro luogo da visitare. Da lì si può raggiungere il bel comune di Leonessa (Rieti), oltre ai santuari francescani della Valle Santa Reatina con in testa il santuario di Greccio (Rieti), dove San Francesco durante la notte di Natale del 1223 ha rappresentato il primo presepio vivente della storia. Da quel giorno nel mondo è iniziata la tradizione del presepe. Questo è il motivo per cui Greccio è gemellato con Betlemme.
Qual è il ricordo più bello legato a una delle sue esperienze in questo tour nella storia, nell'arte e nelle tradizioni del Belpaese?
Ogni viaggio con la troupe, composta da Roberto Evangelista (operatore) e Marco Pocetta (fonico e operatore drone), è una festa. Devo ringraziare anche Marcello Baldi che cura il montaggio e la post-produzione. L'accoglienza, la condivisione e l'integrazione sono una parte fondamentale dei borghi italiani, per questo i ricordi più belli sono legati proprio all'arrivo in paese quando, davanti al Comune, ci accolgono il sindaco, il parroco e gli altri protagonisti della puntata. Il ricordo più bello, legato al programma, si è verificato senz'altro nel 2004 quando giunto a Labro (Rieti), per registrare la puntata di Borghi d'Italia, mi sono trovato talmente bene che lì ho acquistato casa, mi sono sposato e attualmente risiedo. Vi saluto con il motto che mi accompagna da sedici anni: "I borghi d'Italia vanno guardati non solo con gli occhi ma anche e soprattutto con il cuore".
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Alberto Lupini
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