Ora siamo passati anche agli insulti verso i gestori e alle recensioni negative sulle varie piattaforme su cui si parla di ristoranti. Insomma, ai soliti "leoni da tastiera" in versione no-vax proprio non va giù che la stragrande maggioranza di bar e ristoranti si sia adeguata senza polemiche alla novità del controllo del green pass per i clienti delle sale interne. Cosi come si fa al cinema, al museo, in palestra o nelle sale bingo. E chissà cosa potrebbe succedere a breve se davvero venisse approvata, finalmente, la proposta di rafforzare questi luoghi covid free con la vaccinazione obbligatoria di tutto il personale. Ci potrebbero essere anche assalti alle vetrine vista la rabbia incomprensibile di questi complottisti, terrapiattisti o ingenui convinti che col vaccino si iniettano microchip per controllarci, quando loro hanno già consegnato da tempo cervello e privacy ai social.
Verificare il green pass? Una piccola rottura di scatole per il bene di tutti
Certo verificare Qr Code dei green pass può essere una rottura di scatole (anche se è operazione di quattro secondi che chiunque può fare col cellulare scaricando l’app VerificaC19), ma per la sicurezza di avventori e personale è veramente poca cosa. Si farebbe di tutto. Anche perché al momento questa è l’unica strada per avere una qualche speranza di non dovere richiudere tutto a ottobre di fronte all’avanzata della variante Delta, che solo negli Stati Uniti colpisce al botto di 100mila contagi al giorno.
Vaccini e certificazione verde unica strada per luoghi covid free
Da sempre, e per primi, noi di Italia a Tavola abbiamo sostenuto la necessità di organizzare spazi covid free per uscire il più in fretta possibile dalla crisi causata dalla pandemia. E la strada sono i vaccini e i passaporti sanitari che ci permettono di riprendere una vita quasi normale. Qualcuno ne resta escluso per pregiudizio? Pazienza. Una comunità ha il dovere di tutelarsi e garantire quante più possibilità di vita ci sono per tutti, pensando anche, e soprattutto, ai tantissimi malati che in questi mesi hanno dovuto rinunciare a terapie o interventi perché gli ospedali erano intasati da malati di covid. Senza dimenticare che bisogna tutelare almeno 6 milioni di italiani che per ragioni mediche non hanno ancora potuto vaccinarsi. Pensiamo al milione e mezzo di italiani affetti da una malattia autoimmune o autoinfiammatoria. O ai 5 milioni che invece hanno un sistema immunitario più fragile e che non hanno potuto finora vaccinarsi. Per loro ci sono solo i tamponi come lasciapassare, ma basta non incontrare non vaccinati a rischio… anche per loro basta fare una “punturina” e abbiamo adempiuto a un dover etico, mettendo noi e loro in sicurezza.
Chi non vuole vaccinarsi è libero di farlo, ma non può pretendere di imporre la sua scelta agli altri. E se per questo deve rinunciare a una cena al chiuso o a visitare una mostra, pazienza. Può sempre frequentare altri no-vax e rischiare di attivare nuovi focolai.
Il paradosso del consumo al bancone
Ma ovviamente il problema non sono le proteste sterili e demagogiche dei no-vax contro l’uso del green pass. La questione è che per essere davvero efficace questo sistema dovrebbe garantire tutti e costituire delle autentiche “bolle di sicurezza”. Già c’è una falla di non poco conto rappresentata dal libro ingresso nei bar per le consumazioni al bancone. Una scelta giustificata dalla breve permanenza nel locale e dall’alto numero di persone che entrano per consumazioni rapide, ma sta di fatto che per chi si può sedere, perché munito di green pass, viene meno la ragionevole sicurezza di trovare solo vaccinati … o quasi. E il punto è proprio questo “quasi”. Qual è la percentuale di personale dei pubblici esercizi che è vaccinata?
Vaccinazioni al personale, una scelta di reciprocità
Nel lanciare la proposta di locali covid free abbiamo sempre insistito sulla necessità che personale e clienti fossero vaccinati, o comunque sicuramente non positivi. Al punto che avevamo sostenuto la proposta di Fipe e Confesercenti di vaccinare in anticipo rispetto ad altre categorie camerieri e cuochi. Ma così non è stato fatto e oggi siamo al paradosso che in base al recente decreto il personale che si occupa di accoglienza dovrebbe essere vaccinato. Anche perchè è assurdo che un non vaccinato controlli le vaccinazioni dei clienti.
Ora però, come ricordavamo all’inizio, ci potrebbero essere delle novità importanti perché l’ala rigorista del Governo vorrebbe rendere obbligatorio il green pass per i lavoratori di quei settori in cui il «passaporto» di immunità è stato imposto ai clienti a partire dal 6 agosto. E quindi, così come per accedere a ristoranti e bar al chiuso, cinema, teatri, musei, centri termali, palestre e piscine coperte bisogna presentare il Qr code, così lo stesso dovrebbe valere per chi ci lavora: gestori, camerieri, bagnini, istruttori di nuoto o di ginnastica. E su questo c’è la disponibilità di Fipe e Confesercenti che vogliono giocare tutte le carte utili per evitare nuove chiusure. Ovviamente a patto che l’obbligo non scatti durante la stagione estiva, altrimenti si rischierebbe di non avere personale disponibile.
Lavoro e vaccino, Sandro Bottega: «Tocca al Governo centrale decidere come procedere»
L’insostenibile coerenza del Green Pass. Perchè dovrebbero averlo tutti
Falsi green pass venduti online: chiusi 32 canali Telegram illegali
All'orizzonte spunta il caro tamponi
Meglio tardi che mai, ma bisogna fare e risolvere in fretta una questione di non poco conto (che potrebbe valere anche per negozi o il personale dei trasporti, ad esempio): chi dovrebbe pagare i tamponi per tutti quei lavoratori che non vogliono o non possono vaccinarsi? Le aziende o lo Stato? Problema ancora tutto da affrontare e per il quale servirebbe un congruo stanziamento, tenuto conto che poche aziende potrebbero permetterselo.
© Riproduzione riservata
• Iscriviti alle newsletter settimanali via mail |
• Abbonati alla rivista cartacea Italia a Tavola |
• Iscriviti alla newsletter su WhatsApp |
• Ricevi le principali news su Telegram |
“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”
Alberto Lupini
Italia a Tavola è il principale quotidiano online rivolto al mondo Food Service, Horeca, GDO, F&B Manager, Pizzerie, Pasticcerie, Bar, Ospitalità, Turismo, Benessere e Salute. italiaatavola.net è strettamente integrato
con tutti i mezzi del network: i magazine mensili Italia a Tavola e CHECK-IN, le newsletter quotidiane su Whatsapp e Telegram, le newsletter settimanali rivolte a professionisti ed appassionati, i canali video e la presenza sui principali social (Facebook, X, Youtube, Instagram, Threads, Flipboard, Pinterest, Telegram e Twitch). ©® 2024