Overtourism e sostenibilità: il turismo enogastronomico è l'antidoto?

Il turismo enogastronomico si presenta come un'alternativa sostenibile all'overtourism. Valorizzando i prodotti locali e le tradizioni culinarie, questo tipo di turismo disperde i flussi turistici , sostiene le economie locali e riduce l'impatto ambientale. Tuttavia, per garantire la sua sostenibilità a lungo termine, è necessario investire in qualità e personale

23 agosto 2024 | 05:00
di Mauro Taino

Il turismo enogastronomico rappresenta un'opportunità unica per ripensare il modo di viaggiare e di relazionarsi con i territori, ma anche per evadere dalle mete più inflazionate, spesso colpite anche dal fenomeno dell'overtourism. Valorizzando le eccellenze locali, promuovendo la sostenibilità e coinvolgendo le comunità, si può contribuire a costruire un futuro più sostenibile per il turismo.

Perché il turismo enogastronomico combatte l'overtourism

Città d'arte sovraffollate, spiagge inquinate e comunità locali sotto pressione rappresentano una sfida urgente per il settore turistico. In questo contesto, il turismo enogastronomico emerge come un'alternativa capace di coniugare piacere del gusto, scoperta di territori e rispetto per l'ambiente. Il turismo enogastronomico, infatti, invita a rallentare i ritmi, a immergersi nelle tradizioni culinarie di un luogo, a entrare in contatto diretto con i produttori locali. Questa esperienza più autentica e coinvolgente offre numerosi vantaggi. Valorizzando territori meno noti e promuovendo itinerari enogastronomici, si alleviano le pressioni sulle destinazioni più popolari.

Il turismo enogastronomico genera un indotto significativo per piccole imprese agricole, ristoranti, agriturismi e botteghe artigianali. Incentivando la produzione di cibo a chilometro zero e pratiche agricole sostenibili, si contribuisce a ridurre l'impronta ecologica del turismo.La scoperta delle tradizioni culinarie è un modo per entrare in contatto con la storia, le usanze e l'identità di un territorio, valorizzandone il patrimonio culturale.

La (in)sostenibilità dell'overtourism

Nelle città prese d'assato dai turisti, uno dei problemi più evidente è il consumo energetico. Hotel, ristoranti, negozi e sistemi di illuminazione richiedono enormi quantità di energia per funzionare. Questa domanda crescente, soprattutto nei mesi di punta, mette sotto pressione le reti elettriche locali, costringendo a ricorrere a fonti fossili inquinanti come il gas e il carbone.

Ma non è solo l'energia elettrica a pesare. Il trasporto aereo e marittimo, che portano milioni di turisti ogni anno, contribuiscono in modo significativo alle emissioni di gas serra. Le navi da crociera, vere e proprie città galleggianti, sono tra i maggiori inquinatori del pianeta.

Overtourism, alcune strategie verso la sostenibilità

Di fronte a questa emergenza, alcune città stanno adottando misure innovative. Venezia, ad esempio, sta sperimentando l'uso di "semafori per i selfie" e sensori di flusso per monitorare il numero di turisti nelle zone più delicate. L'obiettivo è quello di evitare il sovraffollamento e di distribuire i visitatori in modo più equilibrato.

Anche le strutture ricettive stanno facendo la loro parte. Molti hotel e resort stanno investendo in tecnologie sostenibili come pannelli solari, impianti geotermici e sistemi di illuminazione a led. Inoltre, stanno promuovendo comportamenti virtuosi tra gli ospiti, incoraggiandoli a risparmiare acqua ed energia.

Overtourism, la risposta nei viaggi enogastronomici

Il turismo di massa deve necessariamente evolversi verso modelli più sostenibili. Ciò significa ridurre l'impatto ambientale, valorizzare le risorse locali e coinvolgere le comunità ospitanti. Le città d'arte, da parte loro, devono trovare un equilibrio tra la necessità di preservare il loro patrimonio culturale e quella di garantire un futuro sostenibile. È anche vero che, secondo Giacomo Pini, esperto di marketing della ristorazione, «il fenomeno dell'overturism può costituire per i ristoratori una grande opportunità di innovazione e di promozione della cucina locale, stando però sempre attenti a proporre un servizio di qualità».

In questo senso, il turismo enogastronomico ha il vantaggio di essere più a misura non solo delle persone, ma anche dall'ambiente. Senza contare che l'enogastronomia sta trainando l'economia del nostro Paese, non solo nei grandi centri urbani ma anche nei borghi più piccoli. Secondo stime Coldiretti, oltre un terzo del budget vacanziero (che in totale sfiora i 10 miliardi di euro) è di fatto destinato a pranzi, cene e all'acquisto di prodotti tipici locali.

Turismo enogastronomico, quale futuro?

Nonostante le potenzialità, il turismo enogastronomico deve affrontare alcune sfide. La disponibilità dei prodotti freschi e di stagione richiede una pianificazione accurata e una comunicazione efficace. È inoltre fondamentale garantire standard qualitativi elevati, valorizzando le eccellenze locali e promuovendo la trasparenza nella filiera produttiva. Tuttavia, anche le destinazioni enogastronomiche possono risentire di un eccesso di turismo, soprattutto nei periodi di alta stagione.

Per far fronte a queste sfide e consolidare il ruolo del turismo enogastronomico come modello di sviluppo sostenibile, è necessario investire nella formazione offrendo ai professionisti del settore gli strumenti necessari per promuovere un turismo enogastronomico di qualità. Senza contare che già reperire personale è sfida tutt'altro che semplice. Finanziare progetti di ricerca per individuare nuove strategie di sviluppo e per misurare l'impatto del turismo enogastronomico sull'ambiente e sulle comunità locali potrebbe essere una carta vincente, magari creando sinergie tra pubblico e privato per promuovere politiche turistiche sostenibili e valorizzare il patrimonio enogastronomico. Infine, bisognerebbe investire nell'educare i viaggiatori a fare scelte consapevoli, privilegiando prodotti locali e a chilometro zero.

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Alberto Lupini


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