Il miracolo Pietralunga: la roccaforte del tartufo umbro raccontata da Giuliano Tartufi

Il tartufo è il vero protagonista di Pietralunga, raccontato da Giuliano Tartufi: tra rispetto per il territorio, educazione alla raccolta e l'importanza di una corretta preparazione in cucina. Un diamante della terra

18 ottobre 2024 | 10:14
di Giuseppe Cristini

«La stagione attuale mi riporta alla memoria il 2014, quando piovve così tanto come quest’anno, ma alla fine i tartufi sbocciarono in abbondanza. Dobbiamo essere custodi del nostro territorio e ringraziare chi ce lo ha lasciato intatto, perché il tartufo è il messaggero delle nostre terre».

Queste sono le parole di Giuliano Martinelli, titolare dell’azienda Giuliano Tartufi, che abbiamo incontrato durante il nostro Viaggio sentimentale nell’Italia dei tartufi in occasione della 37° edizione della Mostra Mercato del tartufo bianco e della patata di Pietralunga.

Pietralunga, un borgo incastonato tra Umbria e Marche, è una vera roccaforte del tartufo bianco, in particolare durante la Mostra Mercato del tartufo bianco e della patata. Già arrivando in paese, si percepiscono l'organizzazione impeccabile e l'entusiasmo contagioso della comunità. Giuliano ce lo conferma con semplicità: «Qui non facciamo vino né olio, qui il tartufo è la nostra storia e tradizione, e vogliamo raccontarlo al mondo.» Parlando con Giuliano Martinelli, abbiamo approfondito l’andamento della stagione del tartufo bianco e le prospettive per il futuro. «Pietralunga ha una doppia ricchezza: il tartufo e i tartufai, che sono i veri custodi del bosco. Cercatori sì, ma anche educatori, sempre attenti al rispetto della natura e del tartufo.»

Un altro argomento discusso è la durata della stagione di raccolta. Secondo Giuliano, si potrebbe tranquillamente prolungare la raccolta del tartufo bianco fino al 31 gennaio, come avviene ad Alba in Piemonte. «Le grandi pepite bianche emergono anche a gennaio, e noi lo sappiamo bene da diversi anni.»

Quanto al consumo e alla preparazione, Martinelli è chiaro: «È nostro dovere suggerire ai ristoratori di trattare il tartufo con il rispetto che merita, utilizzando sempre guanti bianchi, perché il tartufo è un gesto d’amore, di pace e di legame autentico con la nostra terra». Non manca una riflessione sulla formazione e la narrazione attorno al tartufo. «È fondamentale comunicare il giusto linguaggio e le corrette gestualità ai ristoratori, per far comprendere che ogni tartufo ha un suo utilizzo specifico e diversi abbinamenti in cucina.»

Un’ultima considerazione: un tartufo di grandi dimensioni è come un diamante, e può valere molto, ma anche i più piccoli hanno il potere di regalare esperienze culinarie straordinarie.

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