L'inversione a 360 gradi di Meta sul fact checking genera preoccupazioni non solo per la navigazione in rete, ma anche per gli effetti che avrà sul controllo delle recensioni online. Induce a riflessione l'ottimo articolo «Se Zuckerberg copia Musk, la libertà è solo disinformazione» scritto da Gigio Rancilio su Avvenire quando dice: «Comunque la si pensi politicamente, infatti, non è una buona notizia che Meta abbia deciso di eliminare sui suoi social il fact-checking (cioè, il controllo della veridicità dei fatti), annunciando di averlo fatto 'per combattere la censura'". E ancora: «Perché riuscire a far funzionare il fact-checking su un social con milioni o addirittura miliardi di iscritti in tutto il mondo come Meta richiede mezzi tecnologici sempre più potenti».
Un cambiamento che riguarda tutti
Il punto cruciale, che riguarda noi tutti, ma proprio tutti, cioè miliardi di persone sta proprio qui: l'eliminazione del fact-checking che è un po' come dire invece che «vinca il migliore», ovvero, contestualizzando, «vinca chi dice (scrive) il vero», dire (scrivere): «vinca chi la spara più grossa, chi alza di più la voce». Ed illuminante è la dichiarazione di Joel Kaplan, capo degli affari globali di Meta. Il titolo del suo lungo post pubblicato ieri l'altro sul blog di Meta è «More speech and fewer mistakes» (più parole e meno errori). Intrigante davvero, Mr. Joel proprio una mammola non è, la sua argomentazione a supporto dell'eliminazione del fact-cheking.
«Quando abbiamo lanciato il nostro programma indipendente di verifica dei fatti nel 2016 - ha scritto -, eravamo molto chiari sul fatto che non volevamo essere gli arbitri della verità. Gli esperti, come tutti gli altri, hanno i loro pregiudizi e le loro prospettive. Questo è emerso dalle scelte che alcuni hanno fatto su cosa verificare e come. Nel corso del tempo ci siamo ritrovati con troppi contenuti verificati che le persone avrebbero capito essere discorsi e dibattiti politici legittimi. Il nostro sistema ha poi attribuito conseguenze reali sotto forma di etichette invadenti e distribuzione ridotta. Un programma destinato a informare, troppo spesso è diventato uno strumento di censura». Che perla, volutamente e astutamente voler confondere il dovere di informare correttamente con la scorrettezza di poter dire il falso.
Fact checking, se Zuckerberg insegue Musk...
E allora, eccoci all'elogio di X, la piattaforma social ex-Twitter di cui è proprietario Elon Musk. «Ora - ha proseguito - stiamo cambiando questo approccio. Termineremo l'attuale programma di verifica dei fatti di terze parti negli Stati Uniti e inizieremo invece a passare a un programma Community Notes. Abbiamo visto che questo approccio funziona su X, in cui consentono alla loro comunità di decidere quando i post sono potenzialmente fuorvianti e hanno bisogno di più contesto, e le persone con una vasta gamma di prospettive decidono quale tipo di contesto è utile per gli altri utenti. Pensiamo che questo potrebbe essere un modo migliore per raggiungere la nostra intenzione originale di fornire alle persone informazioni su ciò che stanno vedendo, e che sia meno incline a distorsioni».
Quindi ha aggiunto: «Prevediamo di introdurre gradualmente le Community Notes negli Stati Uniti nei prossimi due mesi e continueremo a migliorarle nel corso dell'anno». E poi: «Abbiamo applicato eccessivamente le nostre regole, limitato il dibattito politico legittimo e censurato troppi contenuti banali e sottoposto troppe persone ad azioni esecutive frustranti. Ci stiamo sbarazzando di una serie di restrizioni su argomenti come l'immigrazione, l'identità di genere e il genere che sono oggetto di frequenti discorsi e dibattiti politici. Non è giusto che le cose possano essere dette in TV o in aula al Congresso, ma non sulle nostre piattaforme».
La conclusione è un vero capolavoro di demagogia: «Questi cambiamenti sono un tentativo di tornare all'impegno per la libertà di espressione che Mark Zuckerberg ha stabilito nel suo discorso a Georgetown. Ciò significa essere vigili sull'impatto che le nostre politiche e i nostri sistemi stanno avendo sulla capacità delle persone di far sentire la propria voce e avere l'umiltà di cambiare il nostro approccio quando sappiamo che stiamo sbagliando».
Fact checking: cosa succede ora con le recensioni?
E veniamo a noi onde comprendere quali effetti deleteri avrà questo cambiamento delle regole dei social di Meta (Facebook, WhatsApp, Instagram, Messenger) sul controllo delle recensioni online. Le recensioni online inerenti all'hospitality e alla ristorazione hanno acquisito un peso crescente nelle decisioni dei consumatori, influenzando non solo la scelta dei prodotti e dei servizi, ma anche i prezzi di mercato. Secondo studi recenti, un utente medio legge almeno nove recensioni prima di prenotare una vacanza in hotel o una cena al ristorante.
Questa tendenza è confermata anche dai dati del Centro studi del ministero delle Imprese e del made in Italy: le recensioni online condizionano l'82% delle prenotazioni di alloggi e il 70% delle scelte relative ai ristoranti, rendendole un elemento cruciale per il successo delle attività. Pertanto, le recensioni non solo orientano le scelte, ma hanno anche un impatto diretto sul fatturato. Stando a ricerche recenti, il commercio di recensioni false può causare gravi danni a hotel e ristoranti, impattando dal 6% al 30% dei loro ricavi. Questo fenomeno crea un vantaggio competitivo sleale, compromettendo la fiducia dei consumatori e minando la trasparenza del mercato. Non sono solo le recensioni a fare la differenza: anche le risposte dei gestori rivestono un ruolo chiave. Circa il 50% degli utenti online diffida delle strutture che non rispondono ai riscontri, dimostrando quanto sia importante una gestione attenta e personalizzata delle recensioni.
Recensioni online, servono regole chiare
In questo contesto, il disegno di legge PMI annunciato dal ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso dispone una regolamentazione più rigorosa per i commenti pubblicati online. L'obiettivo è combattere pratiche scorrette, come l'acquisto di recensioni false, oltre a proteggere i gestori da commenti non pertinenti o inappropriati, che compromettono la trasparenza e la fiducia dei consumatori. Vediamo quali sono le nuove regole proposte e il loro possibile impatto sul settore turistico-ricettivo. Gli utenti devono dimostrare la propria identità e fornire prove di aver effettivamente usufruito del prodotto o del servizio recensito. Le recensioni devono essere dettagliate e pertinenti rispetto alle caratteristiche del prodotto o della struttura in questione, e devono essere pubblicate entro quindici giorni dall'utilizzo. In assenza di questi requisiti, il gestore dell'attività può richiedere la rimozione della recensione oppure segnalarla pubblicamente.
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Le aziende hanno la possibilità di esercitare il "diritto all'oblio" per richiedere la rimozione di vecchi commenti (risalenti oltre due anni) o che non riflettono più la realtà dei servizi offerti, qualora siano stati adottati interventi tempestivi per risolvere le problematiche segnalate dagli utenti. Questo strumento mira a garantire che le recensioni rappresentino un quadro aggiornato e corretto delle esperienze degli ospiti. Infine, è vietato acquistare o vendere recensioni, commenti o interazioni. Agcom (Autorità Garante della concorrenza e del mercato) è incaricata di definire le regole di comportamento per le piattaforme che ospitano recensioni, esercitando poteri investigativi e sanzionatori per garantire il rispetto delle norme e contrastare pratiche scorrette.
Recensioni online, tutelare imprese e consumatori
La Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) tempestivamente intervenne (era lo scorso dicembre) con articolata dichiarazione del direttore generale Roberto Calugi: «Questo disegno di legge può rappresentare una svolta decisiva per il nostro settore. Le recensioni false non solo distorcono la concorrenza e danneggiano l'immagine di tante imprese che lavorano con professionalità e serietà, ma rappresentano anche una truffa per i consumatori. Tutelare la trasparenza e la correttezza è fondamentale per rafforzare la fiducia dei clienti e promuovere una competizione sana e leale».
A tutt'oggi l'auspicio degli operatori del comparto e degli utenti è che il provvedimento venga applicato con tempestività ed efficacia, ma questo provvedimento del Governo nasce sotto il cattivo auspicio di essere disatteso a causa del decadimento del fact-checking sui social di Meta. Non è che per seguire lo slogan Make America great again (Rendiamo l'America di nuovo grande), laddove, come dice Gigio Rancilio, nel già citato articolo, grande significa soprattutto ricca e potente anche nel digitale, noi saremo costretti a Mrfa, ovvero Make reviews fake agaib (rendiamo le recensioni di nuovo false)?
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Alberto Lupini
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