L’ombra della mafia dietro il virus Le mani su hotel, ristoranti e bar
La pandemia non crea solo paure per la salute e l'economia, c'è il fondato rischio che la criminalità tenti di approfittare della debolezza delle aziende dell'Horeca . Lo segnala anche il ministero degli Interni che accende i riflettori sulle eventuali sommosse e sulla facilità di avere finanziamenti pubblici
07 aprile 2020 | 15:07
di Alberto Lupini
C’è poco da scherzare di fronte a quella che è una “cronaca annunciata”. Mafia, ndrangheta, camorra e sacra corona unita operano da sempre in quelle che il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, definisce le «pieghe delle criticità sociali». Per restare nel nostro mondo di riferimento, da tempo denunciamo l’infiltrazione criminale nelle produzioni agricole, soprattutto al sud, tanto che si parla di agromafia. Per non parlare del commercio, soprattutto con bar e ristoranti che cambiavano gestione nell’ordine del 15% ogni 3 anni: sono luoghi dove si faceva riciclo di denaro sporco, nonché “luoghi protetti” per incontri fra gli aderenti dei vari clan.
E oggi, con la prevedibile non riapertura di alcuni locali, è assai probabile che la mafia tenti il colpaccio di rafforzare un suo già insopportabile peso rilevando gestioni e affitti per pochi euro. Il tutto, usufruendo magari delle forse un po’ troppe larghe maglie con cui il Governo ha lasciato alle sole banche (dove la discrezionalità in alcuni casi è al limite del lecito) di concedere o meno finanziamenti praticamente illimitati ad ogni impresa. Cosa che a volte i politici sembrano non avere presente quando con foga degna di altri momenti chiedono di dare soldi a tutti. Dai 5 Stelle che vogliono il reddito di emergenza per tutti alla Meloni che propone 1000 euro a tutti, sembra che nessuno valuti che è difficile scremare fra chi ne avrebbe davvero bisogno e chi se ne approfitta e magari è anche un criminale. Senza contare che in caso di finanziamenti pubblici la mafia è la prima ad ottenerli e, come è sua abitudine, al momento di rimborsare eventuali prestiti non ci ha mai pensato due volte a mettere in fallimento la società, con l’aggravante che in questo caso tutto l’onere ricadrebbe sullo Stato, e quindi su noi contribuenti onesti.
Allarme ingiustificato? Mica tanto se si pensa che è lo Stato ad avere il timore che il contesto «economico finanziario risulta appetibile»: i mafiosi lo stanno già pensando da un pezzo. L’obiettivo «di reinvestire flussi significativi di capitali in diversi segmenti del tessuto produttivo e finanziario» sarà, a breve, a portata di mano dei criminali. Una situazione che era già ampiamente diffusa prima grazie alla collusione fra criminali, burocrati e politici. Pensiamo solo allo scandalo di qualche anno fa per la presenza della ndrangheta addirittura nella gestione dei negozi del palazzo della Regione Lombardia a Milano.
Nella trappola economico-finanziaria criminale rischiano di cadere quindi il comparto turistico alberghiero e della ristorazione, ma anche il controllo dei settori della distribuzione al dettaglio e della piccola e media impresa. Elenco, con ogni probabilità, approssimato per difetto. Non siamo noi a dirlo ma il ministero dell’Interno. Ma il campo è ovviamente più ampio di quello solo legato all’Horeca. Oggi la criminalità si sta infiltrando anche nelle infrastrutture sanitarie e nella conseguente gestione di approvvigionamenti specie di materiale medico.
Purtroppo dobbiamo ricordarci che la mafia ha sempre saputo adeguarsi puntualmente a ogni trasformazione sociale, economia, geo-politica. Sempre secondo il Viminale si è adattata alle nuove piattaforme tecnologiche e comunicative, così come alla «new economy» e ai «diversi scenari finanziari, nascondendosi dietro società apparentemente pulite».
E cosa potrebbe succedere, visto anche il pessimo livello di molti apparati burocratici dello Stato, lo rileva "La Repubblica" con un servizio in cui spiega come, in nome dell’emergenza, in Calabria un panificio interdetto per mafia ha potuto riaprire i battenti su disposizione del Tar, mentre un boss pluricondannato va ai domiciliari per il rischio contrarre il Covid-19. Che poi questo avvenga nella regione che ha un bassissimo numero di contagiati e dove si sopporta in silenzio, o quasi, che ci siano ospedali dove medici e infermieri si sono messi in malattia per non assistere i malati… davvero dovrebbe fare riflettere.
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Alberto Lupini