L'attenzione di Draghi all'agricoltura. Pronto un milione di posti di lavoro
Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini ha incontrato il futuro Premier per discutere del futuro del settore. Un colloquio positivo nel quale sono stati messi sul tavolo tutti i temi più caldi
11 febbraio 2021 | 18:41
di Renato Andreolassi
Mario Draghi e Ettore Prandini
Confronto costruttivo, pronto 1 milione di posti di lavoro
«Ha ascoltato molto attentamente le nostre proposte - sottolinea Prandini - e ci ha promesso che il mondo agricolo avrà l'attenzione che merita nell'ambito della ripartizione dei 209 miliardi del Recovery plan. Con un serio piano di riforme nei prossimi anni il comparto agroalimentare potrebbe creare un milione di posti di lavoro».
Un incontro insomma positivo per i rappresentanti delle associazioni di categoria, che hanno rimarcato l'importanza di un settore primario per la nostra economia.
209 miliardi, importante investirli bene
«Al primo punto delle nostre proposte - ricorda ancora Prandini - ci sono le infrastrutture, per essere competitivi a livello europeo e mondiale. Aeroporti, alta velocità ferroviaria, il sistema dei porti perché assisteremo in futuro alla crescita dei mercati africani. Ma pure le fonti rinnovabili. Ci sono 209 miliardi, che possono essere tanti ma anche pochi, ma che devono essere ben investiti».
Non solo grandi opere. Il presidente della Coldiretti, ribadisce che è «fondamentale la sostenibilità ambientale e la digitalizzazione. Essenziali sono gli investimenti su una rete dati dell'agricoltura di precisione che segua la produzione dalla semina al blockchain, fino al QR code per la tracciabilità dei prodotti. Si tratta di un piano che ci permetterebbe di recuperare in tempi brevi i 100 miliardi che perdiamo a causa del fenomeno dell'italian sounding e i prodotti contraffatti».
Nessun accenno invece sul futuro ministro dell'Agricoltura, mentre il commento finale riguarda il tentativo di Draghi che «può riportare l'Italia - conclude Prandini - ad una centralità politica che storicamente ci appartiene nell'Unione Europea».
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Alberto Lupini