I rider ed il caso di Verona: ma quali sono i loro compensi, diritti e tutele?

Ha creato scalpore l'evento che ha coinvolto la scorsa sera un rider veronese ed un ex- assessore. Ma lo stesso fattorino ha voluto difendere la propria immagine e quella dell'azienda di delivery

18 gennaio 2023 | 16:24
di Nicholas Reitano

Quello che è successo due sere fa in provincia di Verona, precisamente nel paese di Bussolengo, ha rimesso sotto i riflettori le condizioni in cui devono lavorare i cosiddetti "rider", ossia i fattorini che portano il cibo nelle case delle persone attraverso l'utilizzo di applicazioni e siti web dedicati come Deliveroo, Glovo e Just Eat. Infatti, come riferito sul proprio account Facebook dall'ex consigliere regionale leghista del Veneto, Andrea Bassi, uno dei due protagonisti dell'accaduto (poichè autore dell'ordine di panini da McDonald's), il rider in questione aveva percorso cinquanta chilometri in bicicletta per recapitare la consegna. 

 

E lo stesso ex-assessore, il giorno dopo, con un post pubblicato sempre sulla piattaforma social di Zuckerberg ha detto: «Ci ho pensato tutta la notte - confessa - Mi sono chiesto: ma questo povero Cristo ha dovuto patire per portarmi a casa degli hamburger con patatine?». Bassi ha atteso la sua ordinazione, ma tutto si aspettava meno che trovarsi davanti un ragazzo a bordo di una bici non attrezzata per quel viaggio. «Praticamente ha percorso tra andata e ritorno - spiega - 40 o 50 chilometri. Mi si è raggelato il sangue. Gli ho anche chiesto se volesse salire a scaldarsi un po' ma mi ha risposo che non aveva tempo, che doveva correre via per altre consegne».

 

La replica dello stesso rider

Non è mancata la controrisposta del rider, Filippo Bazerla, che ha voluto precisare così la sua situazione: «La distanza era tanta», ha ammesso il ragazzo al Corriere della Sera, «e se ho accettato quella consegna, è perché amo il mio lavoro, posso rifiutarle se voglio. Ed inoltre l’app  nel caso di specie è Deliveroo, quindi non è neanche vero che sarei stato penalizzato rifiutandola. L’ho anche detto all’assessore che il problema era che non c'erano altri rider a parte me! Ma ripeto come ho rifiutato 3 volte potevo farlo 4 o 5».

 

«Se voleva poteva annullare l’ordine - ha continuato il ragazzo -, sia prima che dopo 5 minuti dall’offerta contrattuale, ma se lo faceva dopo, io avrei ricevuto un indennizzo. Ma meglio così, se no arrivavo a Bussolengo e scoprivo di aver fatto la strada per niente e allora non sarebbe andato bene». Insomma, una presa di posizione chiara, netta, da parte del rider, che ha così rispedito ai mittenti tutte le accuse nei confronti delle aziende in causa che tutelano (o almeno, dovrebbero) i propri dipendenti.

Quali sono i compensi, le tutele e i diritti per i rider?

Come si può apprendere dal manifesto pubblicato da AssoDelivery e Ugl, il CCNL Rider, i fattorini di Deliveroo, Just Eat, Glovo, Uber Eats e SocialFood.it, sono tutelati da una copertura assicurativa infortunistica e contro terzi, da dotazioni di sicurezza gratuite e da una formazione sulla sicurezza stradale e sul trasporto degli alimenti.

Inoltre, stando sempre a quanto indicato nel documento, firmato e controfirmato da aziende ed istituzioni, il compenso minimo è di 10 euro (lordi) per ora lavorata, con l'aggiunta di indennità integrative per le consegne notturne, nei giorni festivi ed in caso di maltempo. Inoltre, sono garantiti 7 euro l'ora nelle città di nuova apertura ed un sistema premiale che si basa sul numero di consegne.

Last but not least, le aziende si impegnano a far fronte alla discriminazione, alla tutela della privacy e ai diritti delle pari opportunità e alla lotta al caporalato ed al lavoro irregolare. Esiste, per concludere, anche la trasparenza nei sistemi dedicati al ranking (validi per l'ottenimento di bonus).

Quali sono i requisiti per diventare un rider?

Le richieste delle aziende sono brevi e coincise: il candidato deve possedere una bicicletta, scooter o auto (con patente valida e assicurazione) di proprietà (per esempio, Glovo accetta i mezzi citati ma predilige l'utilizzo di un motorino, probabilmente per accelerare i tempi di consegna soprattutto nelle grandi città), uno smartphone con sistema operativo iOS 13.6, Android 6.0 o successivo, il permesso di lavorare in Italia come lavoratore autonomo ed essere maggiorenne.

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Alberto Lupini


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