I cinque motivi del successo di Taormina Gourmet

Perché da tutta Italia ci si ritrova a Taormina Gourmet, la kermesse del food & beverage che tiene testa alle maggiori manifestazioni enogastronomiche internazionali? Tante le risposte possibili, ne abbiamo scelte cinque

27 ottobre 2022 | 18:46
di Guido Gabaldi

Perché da tutta Italia ci si ritrova a Taormina Gourmet, la kermesse del food & beverage che, giunta alla nona edizione, tiene testa alle maggiori manifestazioni enogastronomiche internazionali? Diverse risposte sono possibili, ne abbiamo scelte cinque.

1- Perché Taormina accoglie e incanta

In tutte le lingue, essendo un crocevia di flussi turistici da ogni parte del mondo, la cui fama affonda le radici nel XIX secolo, addirittura. “Da tutta italia”, si diceva, ma è solo un modo di dire: alle masterclass sui vini italiani e non solo, ai cooking show, alle degustazioni guidate di pizza gourmet, alle gare per il miglior sommelier, alle premiazioni la presenza internazionale era di rilievo. Si sentivano per lo più risonanze inglesi e americane, e d’altronde appartiene alla storia il legame fra la “Perla dello Jonio” e gli anglosassoni:  almeno da 150 anni, cioè da quando scrittori famosi e artisti (anche tedeschi e francesi) iniziarono a celebrarne le magnificenti bellezze paesaggistiche e archeologiche. E così è toccata proprio a Michael Klinger, 43 anni, di Charlotte – North Carolina, la vittoria nella competizione per sommelier “Sicilian Wine Maestro”: una gara organizzata grazie a una sinergia tra il Consorzio Doc Sicilia e l’agenzia di PR Colangelo & Partners di New York, che hanno scelto proprio Taormina Gourmet per la fase finale del contest. Oltre al vincitore, erano stati selezionati per la fase finale Matt Lynn, di New York, e Madeline Jimerson di Aspen, Colorado.

2- Perché Taormina è Gourmet, ma è pure dolce

E come potrebbe non esserlo, nella patria del cannolo, della cassata, della granita finissima, del buccellato? E poi dolce ma quanto dolce, si domanda il gourmet contemporaneo, quello che ha imparato ad apprezzare il dolcesalato, lo scarsamente zuccherato, il mieloso moderato? Dal resort/ristorante “Capofaro” di Salina (isole Eolie) è sbarcato lo chef Gabriele Camiolo a darci la risposta, attraverso la sua versione del Tiramisù: cremoso al mascarpone con salsa al caffè di cicoria, biscotto salato e capperi fritti, più originale di così!

«Salina, l’isola ove mi trovo - racconta Camiolo - offre tante opportunità: la sua quiete mi dà forza e ispirazione, e stimola la creatività. Un’altra cosa che, dopo qualche anno di residenza, ho imparato ad apprezzare è la lotta contro le difficoltà: ti fa crescere rapidamente. I collegamenti con la terraferma sono difficili, soggetti ad intemperie e imprevisti; e allora se è vero che un responsabile di cucina deve sempre avere un piano A e un piano B, io devo avere l’A, il B e il C e può non bastare. Di qui l’idea di utilizzare i prodotti che sono a disposizione sull’isola, che sono soprattutto agricoli,  come la malvasia passita e anche secca, i capperi, i finocchietti, la salicornia, le foglie di Nasturzio, i pomodori. Date le caratteristiche del territorio, la coltivazione avviene in aridocultura, e i sapori risultano particolarmente concentrati». 

3- Perché ci si confronta con l’eccellenza

Taormina Gourmet 2022 ha l’audacia di chiamare in causa il “Geranium” di Copenaghen, 3 stelle Michelin, ristorante numero uno al mondo per la “The World's 50 Best Restaurants”. La Masterclass intitolata “Cosa si beve al Geranium” ha passato in rassegna alcune delle scelte del suo sommelier Mattia Spedicato, di Campi Salentina (LE), classe 1990. «I nostri piatti vegetariani - ha detto Spedicato - diventano sempre più un punto di riferimento per nuovi abbinamenti con vini bianchi e talvolta rossi.  Al “Geranium” non siamo ancora pronti per uno scatto verso il vegano: l’obiettivo, comunque, è quello di limitare le proteine animali, senza escluderle del tutto. I vini che presento sono un po’ fuori dagli schemi, ma la selezione rispecchia le richieste della clientela del ristorante. L’eccezionalità della Danimarca sta nel fatto che non è un paese produttore di vino, eppure riesce ad attrarre etichette da tutto il mondo». 

Da quando Spedicato è arrivato al tristellato Geranium la cantina è cresciuta notevolmente e l’Italia, per esempio, si distingue oggi con 800 etichette su un totale di 4500.

4- Perché Taormina Gourmet inebria 

E sa come farlo con vini da 15-16 gradi: domandare a Gianfranco Fino, produttore di eccellenza e collezionista di premi e menzioni sulle guide di settore più importanti. Un vignaiolo artigiano che dalla sua Manduria (TA) ha fatto passi da gigante, esporta in molti paesi del mondo, conferisce nerbo e notorietà a vini e vitigni pugliesi sottovalutati per troppo tempo.  A Taormina ha tenuto banco una verticale del suo ES, Primitivo in purezza, ricco di profumi opulenti di mirtilli, ribes, amarena, arricchiti da un accenno di uva passa.  Annate diverse danno luogo a sfumature diverse, ma è comunque un marchio di fabbrica il sorso pieno, voluminoso e  caldo, stemperato da una spinta acida che non si dissolve con gli anni.  E non si può non menzionare la chiusura, godibile e persistente.

«Un rosso così particolare, generoso e forte come il nostro ES, - ci spiega Simona Natale, moglie e socia di Gianfranco Fino - Io vendi solo se guardi in faccia le persone: serve a trasferire le nostre emozioni, gli sforzi fatti dal 2004 ad oggi, i sogni e le vibrazioni provenienti da un territorio bruciato dal sole, che è di per sé un racconto.  Che però non va sprecato: intendo dire che se dalle mie parti avremo il coraggio di migliorare le nostre regolamentazioni ed imporre l’imbottigliamento nella zona d’origine, il Primitivo pugliese andrà incontro a un futuro radioso. Altrimenti, continueremo a vendere cisterne in giro e non cambierà nulla». 

5- Perché Taormina Gourmet va incontro al futuro 

Ne parliamo con Fabrizio Carrera, direttore del magazine online cronachedigusto.it, tra gli organizzatori della kermesse: «Stiamo già registrando un forte incremento di turisti che vengono in Sicilia per il cibo e il vino. Vent’anni fa si arrivava fin qui per vedere il vulcano, l’Etna, o la Valle dei templi; oggi sono il vino Etna rosso, la pizzeria premiata, il ristorante tipico a tener banco. Certo, finora i turisti “golosi” non sono la maggioranza, ma i numeri lasciano ben sperare. Anche in vista della tanto sospirata destagionalizzazione, uno dei grandi problemi della nostra industria turistica: e per risolverlo non basta la bravura di viticoltori, chef, albergatori e pasticcieri, serve una politica dei trasporti vera e condivisa. Le priorità sono l’accordo con le compagnie aeree, per aumentare il numero di voli in arrivo e in partenza, in tutte le stagioni;  e poi  la riqualificazione della nostra rete viaria, ferroviaria, infrastrutturale, assolutamente insufficiente. Anche perché chi viene qui a fine ottobre, come avrà notato anche lei, si rende conto subito che, a questa latitudine, in autunno e in primavera si sta meglio che in estate». 

Abbiamo collezionato cinque risposte alla domanda iniziale, ma di sicuro non bastano; sarà meglio venire in Sicilia a verificare di persona, sperando di trovare il cielo terso, il mare calmo e le temperature estive che hanno accompagnato l’Ottobre di Taormina Gourmet 2022.

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Alberto Lupini


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